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(quella che esce quando è pronta)
A cura di Antonio Dini
Numero 48 ~ 2 febbraio 2020
"The glass isn't half full or half empty. The glass is twice as big as it needs to be" – visto su una maglietta
Chinatown e coronavirus – Foto © Antonio Dini
In questo numero:
- Head
- Body
- Vim Corner
- Tsundoku Regular
- Tsundoku Poetry Room
Questa settimana andiamo un po' di fretta: potrei dire che la ragione è un complesso percorso di ricerca del minimalismo tramite superiori sintesi, ma la realtà è che ho avuto poco tempo. Molto poco tempo. E poi, certo, sono immerso in un complesso percorso di ricerca del minimalismo tramite superiori sintesi.
HEAD
La parte di Milano in cui vivo, Chinatown, è deserta. Non completamente, ma si percepisce (soprattutto nel fine settimana), un cambio di passo radicale rispetto ai mesi precedenti. È vuota. Le persone non vengono perché c'è il coronavirus, che poi ce l'hanno i cinesi e quindi la zona è pericolosa, non c'è neanche bisogno di dirlo, no? Ovviamente è pericolosa: il coronavirus notoriamente si prende dai serpenti e dai pipistrelli, tipici alimenti asiatici molto amati dai cinesi (che quindi non mangiano solo i gatti). Sono, insomma, tutti infetti, questi cinesi. Chinatown è un brutto posto.
Alle volte vivere in Italia è veramente faticoso.
BODY
Un mondo senza più lavoro
Negli anni Sessanta, quando un manipolo di scrittori di fantascienza americani venne chiamato a raccolta per lavorare ai soggetti e alle sceneggiature di una serie che avrebbe fatto la storia della televisione, uno dei temi era immaginare le relazioni politiche ed economiche della società del futuro. Grazie ai replicatori e all'energia dell'antimateria, che avevano sostanzialmente azzerato qualsiasi bisogno materiale, l'equipaggio dell'Enterprise si era imbarcato nella sua missione quinquennale di esplorazione di nuovi mondi per conto della Federazione sostanzialmente per scelta. La serie originale di Star Trek, se ci avete fatto caso, non prevedeva l'uso dei soldi o altri tipi di legami che non fossero quelli che fiorivano genuini nell'animo delle persone finalmente svincolate da molti dei limiti delle società precedenti: il bisogno economico, l'appartenenza a una razza, l'ignoranza, moltissime malattie. Ho sempre trovato la politica e l'economia di Star Trek più affascinante della sua fisica.
Quando - per finta - la Prima ministra finlandese avrebbe dichiarato che la settimana lavorativa sarebbe durata quattro giorni per sei ore lavorative al giorno, grazie alla tecnologia, nessuno ci ha visto niente di strano se non mettersi a protestare perché non è così anche da noi. Dopotutto c'è una forma di tecno-utopismo che, facendo una semplificazione molto forte, sostiene da tempo che il futuro dell'umanità sia la fine dell'economia.
Non è vero, ovviamente. Ma come potrebbe essere un mondo senza più lavoro? Se lo sono chiesti in parecchi, scrittori ed economisti, perché il tema è meno scontato di quanto non sembri. Fa anche paura ad alcuni, così come attrae altri. Secondo Daniel Susskind liberare l'uomo dal lavoro vuol dire farlo precipitare in un mondo distopico in cui la maggior parte degli esseri umani vive una vita senza scopo e di povertà di fatto. Questa è la premessa. Il libro "A World Without Work" di Susskind, economista ed ex consulente governativo, cerca di rispondere a questa domanda. Il punto centrale è l'automazione che, in maniera crescente, ha preso il posto dei lavori più ripetitivi degli esseri umani. E ha creato nuovi tipi di lavori, che però sono tendenzialmente riservati a persone con competenze diverse da quelle che sono state "automatizzate". Il punto centrale però non è tanto la perdita del lavoro o la nascita di nuovi lavori, quanto il bisogno di ripensare il modo con il quale si realizza la distribuzione della ricchezza e quella del lavoro che resta da fare. Bisogna anche ripensare cosa vuol dire "vivere una vita che ha senso" mentre l'importanza del lavoro come categoria sociale cambia e svapora. Per dire: l'Italia, secondo la Costituzione, è una Repubblica fondata sul lavoro. In futuro sarà ancora così?
Da 500 chilometri di altezza
Alla fine dell'anno scorso le mappe e le fotografie del mondo che cambia si moltiplicavano. È un classico. Me ne era rimasta una sul taccuino digitale: si tratta di questa fatta per il New York Times che mette assieme immagini di Maxar, Google e Nasa viste dai satelliti in orbita a 500 Km sopra le nostre teste. Nelle foto si vede come singole parcelle di mondo sono cambiate negli ultimi decenni. Sono cioè immagini "prima" e "dopo": la trasformazione di Dubai in dieci anni, l'influenza della Cina nel Mar della Cina meridionale, la trasformazione della Silicon Valley (con il campus-ciambella di Apple), gli incendi in California, l'area di Fukushima prima e dopo. Insomma, ce ne sono di cose da vedere, tra ghiacciai che si sciolgono e oceani che si innalzano.
Padri e figli
Ci sono padri che fanno cose notevoli per i figli (e altri che invece no). Questo papà in particolare ha cercato di dare una lezione zen al figlio, per così dire, ma il messaggio potrebbe essersi un po' perso per la strada. Il signor Jamie Clarke è un viaggiatore e avventuriero professionista, ha deciso di prendere suo figlio Khobe, che è diventato un ragazzino un po' troppo legato al suo telefonino, console per videogiochi etc, e ha deciso di riconquistarlo catturando la sua attenzione. Fin qui, lodevole intento. È la tecnica usata ad essere un po' discutibile. Il signor Clarke ha preso il giovane Khobe e lo ha portato per un anno in giro per la Mongolia a piedi o in bicicletta, in maniera quasi completamente sconnessa. Il giovane così ha potuto rialzare gli occhi dal telefonino per vedere il mondo attorno a sé. (E cercare un assistente sociale a cui chiedere aiuto, secondo me).
VIM CORNER
Junior Developer
Da qualche parte bisogna sempre iniziare. E da dove comincia un giovane sviluppatore in erba? Soprattutto, quali sono le cose importanti che deve sapere fin dall'inizio? Non abbia timore, il giovane, perché c'è chi prodigalmente ne ha già messe in fila ben sei. Cominciando dalla considerazione che non serve una laurea in informatica per fare lo sviluppatore. Invece, bisogna avere pazienza e saper imparare dai propri sbagli, sviluppando la capacità di imparare. E poi capire i concetti di base dei linguaggi, dei framework, delle piattaforme e, magari, anche vedere se c'è qualche libreria che può sempre tornare utile quando si programma (usare le librerie? Ma va?). Un ottimo modo per imparare a programmare è leggere il codice altrui e vedere come sono stati risolti problemi simili a quelli che uno sta affrontando. Infine, siamo nel XXI secolo, non è che uno si deve inventare tutto: c'è internet là fuori che ha più risposte di quante domande potrete mai pensare. Andate a cercarvele. Magari trovando anche qualcuno - un mentore? - che vi prenda sotto la sua ala protettrice. (Giuro, i consigli sono sostanzialmente questi).
Cose utili (spero)
Se serve, qui c'è chi ha messo assieme un repository (serie: awesome) di risorse che hanno a che fare con la sicurezza mobile, da iOS ad Android, toccando tutto: libri, corsi, strumenti, talk, laboratori e altro. Invece, se servono icone free - più di 1500 – belle e open, qui ce ne sono una tonnellata: CoreUI Icons gratuite e poi icone open source, sempre gratuite. Sono SVG, PNG e Webfont.
L'anno del topo comincia proprio bene – Foto © Antonio Dini
TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo
TSUNDOKU POETRY ROOM
La stanza della poesia di Mostly Weekly
Poesie politiche di Bertolt Brecht è una lettura necessaria. Conosciuto soprattutto come drammaturgo, nelle poesie politiche Brecht ci parla della dimensione essenziale per la convivenza e la dignità umana: quella politica. Una dimensione che oggi è praticamente persa, ingabbiata dai media e imbambolata dal populismo.
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.
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