May 17, 2020

[Mostly Weekly #63] A riveder le stelle?

Mostly Weekly #63

A riveder le stelle
Note finali dalla reclusione?

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)

A cura di Antonio Dini
Numero 63 ~ 17 maggio 2020 

"La musica è una legge morale: essa dà un'anima all'Universo, le ali al pensiero, uno slancio all'immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza e la vita a tutte le cose". 

– Platone 

In questo numero: 

  • Intro
  • Head
  • Body
  • Tsundoku Regular
  • Tsundoku Live
  • Tsundoku Poetry Room
  • Ludologia

 

INTRO

Ogni tanto qualcuno dei miei quattro lettori mi chiede perché non concentro ciascun numero di Mostly Weekly su un singolo argomento. O almeno un fil rouge, come si dice nell'editoria periodica colta. Ci ho pensato, soprattutto ai tempi dei numeri zero, ma ho trovato che questo approccio sia restrittivo in modo inutile. Trovo più naturale e liberatorio andare dove va la mia attenzione.

Una cosa la devo spiegare, però: la mia attenzione non vaga spinta dalla noia o dalla mancanza di idee. Invece, si muove seguendo le suggestioni di quello che la affascina di più: è sempre stato così e penso che sempre lo sarà. Faccio flanella e al tempo della rete è diventato molto facile e al tempo stesso molto difficile: servono idee e serve una buona dose di curiosità. Come state per vedere (anche) in questo numero di Mostly Weekly

 



Ripartenze – Foto © Antonio Dini 



HEAD

Perché la musica

Questa settimana è morto Ezio Bosso, che oltre che con la musica, grazie alla sua attività di pianista, direttore d'orchestra e compositore, ha anche detto cose molto belle sulla e per la musica. È un lutto particolarmente doloroso. Vorrei raccontare un'altra storia, però, in modo da ricordare al tempo stesso il suo modo di sentire. L'ha pubblicata in questi giorni il New York Times. È la storia di Cornelia Vertenstein, 92 anni, ebrea rumena sopravvissuta all'Olocausto, che insegna pianoforte dall'età di 13 anni e che, dopo essere andata negli Usa, ha continuato a studiare e insegnare pianoforte, fino a prendere un dottorato di ricerca in musica. Oggi continua a insegnare ai suoi giovanissimi allievi di Denver nonostante sia chiusa in casa come tutti noi grazie a FaceTime e Zoom. Nei giorni scorsi, dopo le lezioni, è arrivato il momento dei saggi annuali dei suoi allievi. Vi consiglio di andare a vedere nell'articolo del NYT, perché non sono concerti di star della musica ma umanissimi momenti di vita e orgoglio e coraggio. La storia di Cornelia la racconta molto bene l'articolo, come dicevo. Quello che segue è un brano che mi ha colpito e che dedico a tutti noi che siano in isolamento: è il brevissimo discorso con il quale Cornelia ha introdotto la giornata, per poi sconnettere il suo video e scegliere di non mostrarsi per non lasciar trapelare la tensione che vive durante la performance di ciascuno dei suoi allievi.

“With great pride, I introduce my students who prepared themselves with discipline and determination in difficult circumstances. When I was a little girl, I could not go to public schools because of my religion. And they created a little school in the basement of an old building, which sometimes had heat and sometimes didn’t. Great minds and achievements came out of that school, which taught me that in any situation you can strive, learn, look ahead and have dreams. 

La musica è un'arte, la musica siamo noi come individui e fasci di relazioni oltre che emozioni, ma la musica è anche una disciplina i cui traguardi si guadagnano con fatica. Infine, la musica è anche, per continuare la citazione dei Dialoghi di Aristotele in epigrafe (anche se serve un po' di contesto), «l'essenza dell'ordine ed eleva ciò che è buono, giusto e bello, di cui essa è la forma invisibile, ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna». 

Siamo noi, insomma, anche se non ce ne rendiamo conto. 



BODY

Roy
Non ho mai visto il loro spettacolo anche se, quando ho iniziato ad andare a Las Vegas per lavoro, erano in gran spolvero. Poi l'incidente con la tigre bianca, e il duo Siegfried & Roy ha smesso di andare in scena al Mirage. La fine di un'epoca. E adesso, con la morte per coronavirus di Roy Horn, finisce anche la storia di una lunghissima amicizia. Qui un vecchio video promozionale che vale la pena vedere anche per assaporare lo storytelling di Las Vegas

Spazi aperti
Con la pandemia niente sarà più come prima, si dice. E probabilmente è vero. Una di queste cose saranno gli uffici con gli open space, a quanto pare. E qui, da critico degli open space da lungo tempo, posso anche aggiungere che probabilmente non c'è solo il morbo, ma anche un movimento di popolo che da qualche anno rema contro con forza alla diffusione degli open space e all'azzeramento del posto di lavoro inteso anche come luogo. Il coronavirus gioca quindi un ruolo diverso da quello che potrebbe sembrare: è decisivo ma per altri, pregressi motivi. 

What-a-Watch Pride Day
Apple sta per rilasciare l'aggiornamento dei suoi smartphone che consentirà l'attivazione delle nuove API per il tracciamento, tra molte e conosciute polemiche. All'interno della versione per Apple Watch ci saranno alcune novità, ma una mi pare più interessante: i nuovi quadranti con gradiente "rainbow", come omaggio alla bandiera del gay pride. È una tradizione che Apple che porta avanti da alcuni anni (ci sono state occasioni particolari ad esempio per comprare anche il cinturino-arcobaleno) e lo trovo un segno di civiltà e sensibilità di cui essere orgogliosi, a prescindere dall'orientamento personale o dalla marca dell'apparecchio utilizzato. E poi sono belli.

Batterie
L'estate scorsa avevo provato per Il Foglio-Innovazione la Tesla Model 3 (qui il racconto-dietro le quinte per Il Post). L'auto è eccezionale e provarla è stata la chiave per capire perché, sotto a quel che fa Elon Musk e alla guerra senza tregua da parte degli altri produttori "tradizionali", la Model 3 e le altre di Tesla siano una cosa importante per il mercato: il prodotto c'è ed è notevolissimo. Lasciando da parte le fabbriche aperte e chiuse e le varie polemiche, invece, c'è un'altra notizia che è molto molto interessante. Infatti, secondo un'esclusiva di Reuters Tesla sta per introdurre delle nuove batterie low cost e a lunghissima durata (un milione di miglia di uso) che dovrebbero abbassare sostanzialmente il prezzo della Model 3 in Cina e portarla al livello delle altre auto a benzina di pari allestimento. L'innovazione poi passerà alle altre fabbriche negli Usa e in Europa. La batteria di Tesla ha chimiche con pochissimo o niente cobalto, usa additivi chimici particolari, materiali esotici per il contenimento delle celle e varie innovazioni. Viene prodotta a quanto pare in nuovi impianti molto veloci e altamente automatizzati per ridurre il costo del lavoro e quindi del prodotto finale. Inoltre, l'azienda ha fatto partire un piano aggressivo per recuperare e riciclare i materiali già utilizzati dai suoi clienti, offrendogli una seconda vita come impianti di accumulazione dell'energia nelle smart grid. Tesla crede alla crescita esponenziale non solo nel settore digitale (stile Amazon, Google e Facebook) ma anche in quello industriale, un po' sulla falsariga di Apple e Samsung o Huawei. Se ce la fa, disarticolerà completamente l'attuale mercato automobilistico in meno di dieci anni. E non sto parlando di auto che si guidano da sole. 

Hackers
La copertina del numero di giugno di Wired USA è dedicata a Marcus Hutchins, l'"hacker che salvò il mondo". È la storia del 22enne britannico che, nel 2017, intercettò e fermò l'attacco più micidiale alla stabilità e sicurezza della rete, cioè WannaCry, e che poi venne arrestato dall'Fbi. È una storia molto, molto complicata e affascinante. Soprattutto, uno scoop di Wired USA che non era mai stato raccontato prima. 

Cavi
Quando, una quindicina di anni fa, nella redazione di Mondo e Mercati del Sole 24 Ore, ho cercato di tracciare le prime mappe dei cavi sottomarini e terrestri che fanno da backbone a Internet. Anzi, che sostanzialmente "sono" Internet (quella a cui ci attacchiamo noi da casa è una rete privata di operatori di telecomunicazioni agganciata a sua volta a Internet). L'importanza dei cavi, che possiamo considerare vere e proprie piattaforme, il loro modello di business e il loro peso geopolitico, sono senza pari nella storia dei traffici e dei commerci planetari. Per questo è interessante leggere la storia di quello che stanno facendo Facebook e un gruppo di compagnie di telecomunicazioni (China Mobile International, MTN GlobalConnect, Orange e Vodafone: un bel parterre trasversale direi) con 2Africa, il progetto di un cavo da 37mila chilometri attraverso Europa, Medio Oriente e 21 sbarchi in 16 paesi africani. I cavi sottomarini servono a cablare aree nuove, e questo, capace di gestire fino a 180 Terabit al secondo, fa parte di un sistema che diventerà operativo tra il 2023 e il 2024. L'opportunità economica sta nel fatto che in Africa un miliardo di persone circa non si è mai connessa alla rete. Il cavo non solo accelererà la trasformazione, ma creerà anche un profitto a chi lo realizza per il solo fatto di avvenire. È come mettere su una fabbrica di vanghe e picconi durante una corsa all'oro: non importa neanche partecipare agli scavi, perché il tuo oro l'hai già trovato vendendo gli strumenti. O, in questo caso, la capacità. (intanto Sparkle, la filiale per le operazioni internazionali di Telecom Italia, si è comprata un paio di filamenti di fibra ottica nel cavo di Google che collega gli Usa al Cile).

Hideo Kojima
È un genio del mondo dei videogiochi, uno dei pochi "autori" veri e in qualche modo anche maledetti. Questa storia del New York Times è l'occasione per conoscere e capire la storia e il modo di operare dell'autore della saga di Metal Gear Solid e, più di recente, Death Stranding.

Le tab
Per anni ho pensato che fosse una mia patologia come le altre: accumulo tab aperte su Safari, il browser con cui di solito navigo. Tuttavia, l'annuncio da parte di Google di un tool per Chrome che permette di radunare le tab in maniera "diversa", per gruppi e con codice-colore, mi fa pensare che forse non sono l'unico che vive con un centinaio di schede sempre aperte. Ora, se qualcuno saltasse fuori con un sistema per organizzare in maniera strutturata anche gli altri dati sul mio computer...

Anguille giapponesi
Se avete un po' di tempo libero, e magari dei bambini, perché non vi prenotate una videochat con una anguilla dell'Acquario Sumida di Tokyo? Pare che siano in difficoltà perché l'acquario è deserto causa pandemia e le anguille si annoiano, nascondendosi fino al punto da non volere più venire fuori se sentono qualcuno che passa. Così però per gli inservienti dell'acquario diventa difficile capire se stanno bene. Bisogna riabituarle al rumore e alla confusione. Ecco dunque l'idea: organizzare delle videoconferenze. L'hanno fatto usando FaceTime lo scorso 3-4-5 maggio, ma pare che abbiano deciso di replicare perché la richiesta è stata molto ampia. Forse non sono solo le anguille a soffrire di solitudine e spaventarsi quando vedono qualcuno. 

Giovani hacker
Il solito ragazzino di otto anni che ha scoperto come riuscire a saltare la limitazione dello Screen Time di Apple, il meccanismo di blocco per le app, utilizzando l'app store di Messaggi per arrivare senza problemi a guardare quel che vuole su YouTube. Da un lato è vero che i ragazzini sono dei geni naturali e, se ci sono, riescono a trovare i modi per andare oltre qualsiasi blocco. Dall'altro però è anche vero che iOS 13 è stata la versione con più bug di un sistema operativo di Apple che si sia mai vista dopo la prima beta di OS X del 1999. Per questo l'azienda ha cambiato radicalmente modo di sviluppo e soprattutto test del suo software: si spera che iOS 14 sarà tutta un'altra cosa. 

Non più così giovani hacker
Gli Usa stanno combattendo una guerra commerciale e di sicurezza con la Cina, lo scrivevo sopra. E sinceramente, se non fosse che siamo tutti dalla parte dell'America (in attesa che cambi presidente, ma l'alternativa politica cinese non è neanche considerabile, con buona pace dei politici italiani filo-Pechino), ci sarebbe da rimproverare a Washington parecchia malafede e spregiudicatezza in molte delle manovre che fa in ambito commerciale. Gli Usa non sono nuovi a questo approccio da "rude cowboy" (contro il Giappone e poi contro la Comunità europea, negli anni Settanta e Ottanta) ma con la Cina stanno probabilmente esagerando. Fino a quando la Cina stessa non ti ricorda che, dal punto di vista dell'Impero di Mezzo, la guerra non solo c'è, ma è anche senza quartiere. Ad esempio, Huawei ha dato una patch per il kernel di Linux ("Huawei Kernel Self Protection") che in realtà contiene una backdoor, cioè una porta segreta utilizzabile da remoto per prendere il controllo del sistema sul quale gira il sistema operativo in questione. Quelli della Linux Foundation ne sono accorti (evviva l'open source!) e gli stanno facendo il mazzo, mentre Huawei scarica il barile e dice che è colpa di alcuni suoi dipendenti ovviamente in malafede. Il punto però è che questo ditino infilato nel barattolo della marmellata è esattamente l'accusa che viene mossa dagli Usa per giustificare embargo e divieto di utilizzo delle apparecchiature di Huawei e altri quattro fornitori ritenuti molto vicini a Pechino: lo spionaggio. Abbiamo trovato dunque la pistola fumante, la prova per spiegare tutto? Non è così semplice, perché la politica internazionale segue regole, etica e velocità ahimè molto diverse da quelle dello Stato di diritto. Ma non importa, però, perché difficilmente lo leggerete sui nostri giornali: piacciono troppo gli inserzionisti cinesi per scrivere di certe cose. 

Marquee
I cinema americani, che per come intendiamo noi la settima arte sono diventati a partire dagli anni Quaranta un'icona anche visiva, soprattutto con le loro insegne sopra la strada che reclamizzano gli spettacoli, sono ancora chiusi. Però hanno trovato un modo semplice e originale per parlare lo stesso con il loro potenziale pubblico. 

Cosa nostra
Quando lo Stato non c'è, ci sono altre strutture sociali (e criminali) che subentrano. Paragonare le mafie, i cartelli della droga e le altre associazioni criminali a degli ordinamenti statali che controllano il territorio e amministrano la vita delle persone non deve far pensare che questo sia bene o avvenga a fin di bene. Lo scopo non è il bene, ma il potere e il profitto. Come in Messico, dove i cartelli della droga distribuiscono mascherine e altri aiuti contro il coronavirus, guadagnando sempre più spazio nella società e nella vita delle persone. Ripeto: non è un bene. 

Quella saponetta bianca
Non ricordo più se fu prima, dopo o durante l'estate del 2001, ma il mio primo vero computer portatile risale a quel periodo. Prima, negli anni Novanta, avevo avuto altri computer, ma l'iBook G3 500 MHz bianco del 2001 era mio, tutto mio, e soprattutto portatile: andava ovunque io andassi. Ho ritrovato questo video della conferenza di presentazione fatta da Steve Jobs a Cupertino (alla quale non ho partecipato) e i ricordi di quella saponetta bianca sono davvero tanti. Ci ho fatto il giro del mondo più volte. Era un muletto. E l'ho già detto che era completamente bianco, come una caramella?! Rivederlo oggi fa pensare come, seppure assolutamente obsoleto, l'iBook G3 fosse un piccolo computer fenomenale, con moltissimi pregi inclusa – siamo parlando del 2001 – l'antenna per la connettività WiFi di serie. Invece, il modulo radio "Airport" te lo dovevi comprare a parte, come avevo fatto a Milano per poi acquistare anche la base station "Ufo" bianca all'inaugurazione dell'Apple Store di Atlanta, che ho raccontato qui a maggio 2002. Insomma, dopo aver trovato il video sono anche andato a trovare il piccoletto, che è in pensione in alto su uno scaffale di un mobile di casa mia. Dorme, chissà se si accede ancora. Ma il diritto al riposo se l'è guadagnato sul campo. E poi, a prenderlo in mano, è ancora molto bello: come il vino, è invecchiato bene. Il suo nuovo pronipote parte da solide radici.




Nuovi strumenti – Foto © Antonio Dini





TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

Red Mirror di Simone Pieranni. È il libro da leggere in questi giorni. Non solo per il discorso della pandemia, il "virus cinese", l'embargo di Donald Trump (appena rinnovato a Huawei), le lotte, l'espansione tecnologica, geopolitica (Africa), e tutto il resto. No, Simone è molto molto bravo e ha tracciato forse la migliore analisi sulla Cina e il nostro futuro che potete leggere in questi anni. Stiamo arrivando alla resa dei conti dopo una parentesi e distrazione lunghissima, iniziata l'11 settembre del 2001, poche settimane dopo che la Cina era entrata nella WTO, e lentamente finita con l'ultima parte della presidenza di Barack Obama. Adesso, come si dice, siamo alle porte co' sassi. E questo è il libro da leggere per capire di cosa stiamo parlando (e per vedere come si scrive in italiano quando si è dei bravi giornalisti che scrivono libri, non degli insopportabili mattoni procedurali affetti da gigantismo fattuale come i libri di questo tipo fatti negli Usa o all'americana). La chiave? È la tecnologia, Quella stessa tecnologia che la nostra politica e la nostra società (per non parlare dello Stato) non capisce e fraintende. Non siamo messi bene, qui in Italia. 

Dio salvi il Texas: Viaggio nel futuro dell'America di Lawrence Wright è l'altra metà della mela: un "mattone" scritto dal giornalista del New Yorker premiato con il Pulitzer per Le altissime torri, che racconta come è cambiato il Texas, lo Stato che oggi somiglia di più all'America che Donald Trump vorrebbe creare, e ci fa pensare a come saranno domani non soltanto i texani, ma tutti gli americani. È una deriva di cui Trump è solo un timoniere opportunista, ma le cui radici sono molto profonde e forse impossibili da sradicare. 

Enemy of All Mankind di Steven Johnson è uno di quei libri "totali" che spiegano tutto loro partendo da uno snodo, da un momento di passaggio che la maggior parte di noi ignora. In questo caso, Henry Every: un pirata del diciassettesimo secolo che fa una rapina epocale ai danni di un galeone spagnolo e scatena una caccia all'uomo e una serie di conseguenze (tra cui la nascita della compagnia delle Indie orientali, dell'Impero britannico come lo abbiamo conosciuto, e delle multinazionali "coperte" dal diritto commerciale internazionale) che, secondo l'autore, sono alla base della moderna società capitalistica. Un tomo raccontato in maniera abbondante, ma questa volta notevole, dall'autore di The Ghost Map

Battlestar Galactica. Su Amazon Prime Video ho beccato la mini-serie di uno dei telefilm dai quali è iniziata la mania delle "serie" che ci porteremo dietro ancora per un po'. Fa impressione rivederla oggi, perché è scritta e girata decisamente molto bene: sembra roba nuova, di stamattina. Bravi. (Ci sono anche le altre quattro stagioni, ma la miniserie da sola è una bomba, ve lo garantisco).


TSUNDOKU LIVE
Giusto quel paio di vecchi classici che vale la pena ascoltare ancora

Unplugged Live di Eric Clapton. A un certo punto, nel 1989, quelli di Mtv si misero in testa di fare dei concerti di musica "unplugged", cioè acustica. L'idea era il contrario della svolta elettrica di Bob Dylan: staccare la spina a dei gruppi molto elettrici e vedere cosa succede. La serie è durata per dieci anni (in maniera regolare e con artisti mediamente decenti, in realtà va ancora avanti in modo saltuario), e io mi ricordo da sempre l'album dei Nirvana, che è uno dei migliori. C'è però anche quello di Clapton che spacca. Dentro ci sono Tears in Heaven e Layla da brivido. Ha vinto sei Grammy, ha venuto 26 milioni di copie e, se trovate la versione non rimasterizzata nel 2005, suona anche da dio. Perché sapete no che "Clapton is god". 


TSUNDOKU POETRY ROOM
La stanza della poesia di Mostly Weekly

Dieci poesie e riflessioni sulla fantasia, care a Michele De Lucchi Pensieri e parole raccolte dall'architetto e designer (che nel 2018 è stato direttore di Domus), come messaggio positivo, per ricordarci che arte e fantasia da sempre sono la salvezza dei popoli. 


LUDOLOGIA
Unreal Engine 5 (video) di Epic Games. Presentato con una demo su Playstation 5, è difficile sottovalutare l'importanza culturale di questo motore per la grafica 3D che viene utilizzato da migliaia di videogiochi e applicazioni che sfruttano lo spazio tridimensionale. Questa nuova iterazione è spettacolare, richiede computer e schermi di altissimo livello, e migliora la resa di audio, fisica dell’acqua, animazioni con due tecnologie specifiche (Nanite e Lumen). Tra l'altro, dentro un motore grafico ci sono un sacco di cose, inclusa l'intelligenza artificiale che gestisce il movimento autonomo di oggetti e luci. Il dibattito però rimane lo stesso: se Unreal Engine è uno strumento espressivo per i creativi del gaming, quanto pesa realmente la verosimiglianza spettacolare della simulazione rispetto alla storia, alle meccaniche di gioco, all'idea stessa del gaming? Se contasse solo la potenza di calcolo e la belluria grafica, Nintendo DS, Wii e Switch non sarebbero mai esistiti! Il titolo di lancio, non a caso, sarà Fortnite per le console di prossima generazione (che è sempre di Epic Games). 


I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.


Se mai scriverò la mia autobiografia, la intitolerò: "This Took a Lot Longer Than I Thought It Would"


::END::


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