La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)
A cura di Antonio Dini Numero 11 ~ 19 maggio 2019
“The pile of unread books we have on our bedside tables is often referred to as a graveyard of good intentions. The list of unread books on our Kindles is more of a black hole of fleeting intentions.” – Craig Mod
Look me in the eyes – Foto @ Antonio Dini
In questo numero:
~~~
GODZILLA NELLE FOGNE
Parlando di disastri, cosa succede se cade un albero nel mezzo della giungla? Si sente il rumore? Otto anni fa, c'è stato lo tsunami che ha travolto la centrale nucleare di Fukushima, con tutto quel che ne è seguito. E oggi? Otto anni dopo, la gente si rifiuta ancora di andare a vivere nelle sue vecchie case nonostante il pericolo (dice il governo giapponese) sia passato: meno del 5% della popolazione delle due cittadine coinvolte è tornato. Non si fidano delle notizie date dal governo, e hanno un terrore atavico (beh, magari che risale più semplicemente a una settantina e passa anni fa, qui ne trovate alcune tracce vetrificate) delle radiazioni nucleari. Ci sono giapponesi che sognano godzilla che esce dalle fogne di Fukushima? Forse. Quello che trovo straordinario è questo reportage fotografico realizzato dal fotografo polacco Arkadiusz Podniesiński (che ha un sito spettacolare pieno con altri reportage epici). Insomma, da vedere.
[Podniesiński] has been continuously documenting the effects of the Chernobyl nuclear disaster since 2008 and those of the Fukushima disaster since 2015. The photographer focuses on the ongoing problems associated with the radioactive contamination of the environment and the progressive disintegration of the deserted towns and buildings, as well as presenting the tragedy of the hundreds of thousands of evacuated residents — the silent victims of nuclear disaster.
~~~
CANALI ALLA CARBONARA
Metti un giorno di pioggia a Milano e Bologna. Un'oretta di treno a cavallo del pranzo e del Po, e l'appuntamento all'albergo Pallone, che poi è un ostello. Benvenuti al terzo premio "Migliori canali Telegram", la prima volta che si tiene dal vivo. Precede conferenza ("Chi sa, social") e segue premiazione che "carbonara" vuol dire fare un complimento alla capacità di PR di Mazzini: di quaranta che eravamo noialtri al dibattito, dopo le 17.30 (e generosa pausa coffee break) all'ora del premio eravamo rimasti una ventina. Vincitori, parenti, amici e congiunti. Il qui presente Mostly, I Write si è vinto ben due targhe della critica sezione tecnologia (la prima volta in vita mia che mi danno un premio è pure doppio, e aggiungo che non poteva essere migliore di questo).
I carbonari di Telegram erano là, e io sono andato a curiosare. Qui il videomessaggio di AppGuglielmo, l'organizzatore, per ringraziare alla fine della giornata e ricordare due cose: in tanti ci avete seguito da lontano - perché c'era lo streaming e gente che ne parlava sui canali e Facebook - e poi Telegram, che oggi non è più una app di messaggistica ma un hub di persone, una comunità.
Nel mio percorso ho incrociato diversi momenti creativi in cui una nuova generazione si appropria di un nuovo tema, di un nuovo strumento, di un nuovo modo: dalla Pantera negli anni dell'università ai comitati per i referendum, l'antimafia dopo Falcone e Borsellino, le riviste "professionali" fatte con il Mac, i rave, la dance, le BBS, il primo raduno hacker d'Italia a Firenze (oggi nell'ex fabbrica/centro social c'è una SuperCoop), e mille altre cose a cui ho partecipato, che ho solo visto o che non ho proprio visto perché non me ne sono ahimé accorto. Dalla nascita del digitale per tutti (reti e comunicazione mediata dal computer) c'è un fiore di momenti: il primo giro di blogger, il primo giro di Twitter, il primo giro di Facebook. Adesso tocca a Telegram.
Sono orgoglioso del doppio premio ricevuto e grato ad AppGuglielmo e alle altre ragazze (troppo poche!) e ragazzi del momento/movimento, ma sono anche contento di me: ero ahimé ahimé il vecchietto nella sala, ma ancora ci sono. Vivo, vegeto e pure scalciante.
È che mi piace un sacco la carbonara. Seriously.
La carboneria di Telegram Italia - Foto @ Antonio Dini
FIORI DI CILIEGIO CATTIVI
Nel racconto "Sotto gli alberi di ciliegio" di Motojiro Kaji c'è un passaggio decisamente inquietante. Ma bello. Alla caducità stagionale dei fiori di ciliegio, rito estetico ed esistenziale per i giapponesi, è associato un pensiero discordante ma in realtà altrettanto profondo e inestricabile dal primo: la presenza di cadaveri tra le radici dell’albero.
Sotto gli alberi di ciliegio sono sepolti dei cadaveri!
Non c'è altra spiegazione.
S'è mai vista una fioritura di ciliegi di tanto splendore?
La loro bellezza è così incredibile che negli ultimi due-tre giorni mi ha reso inquieto.
Ma adesso finalmente è tutto chiaro.
Sotto gli alberi di ciliegio sono sepolti dei cadaveri!
Non c'è altra spiegazione.
~~~
TSUNDOKU
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo
In questi giorni mi sono capitati fra le mani:
Mezze simmetrie – Foto @ Antonio Dini
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.
::END::
Ti è piaciuta? Inoltrala a chi potrebbe essere interessato.
Se l'hai ricevuta, qui puoi iscriverti
Se vuoi cancellarti (subito, rapidamente e per sempre) il collegamento invece è più sotto.
Qui invece c'è l'archivio dei numeri passati
Buona domenica!