June 30, 2019

[Mostly Weekly #17] "Cavolate! È un prodotto mediocre"

Mostly Weekly #17

 

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)


A cura di Antonio Dini
Numero 17 ~ 30 giugno 2019 


"I don’t have a philosophy. I have a camera." – Saul Leiter

The perfect shot – Foto © Antonio Dini


HEAD 

Sono passati più di quattro mesi da quando ho deciso di aprire una newsletter. Qualche numero zero, un po' di pensieri e continui cambiamenti di tiro, e la sensazione di cercare una strada che non c'è: va disegnata di volta in volta e questo è il divertente. Adesso che arriva l'estate sarà un po' meno divertente tenere il ritmo di un settimanale. Ma mi inventerò qualcosa. Per adesso fa solo caldo. 

In questo numero:

  • Head
  • Body
  • Tsundoku Regular
  • Tsundoku Poetry Room 


BODY 


Boeing’s 737 Max Software Outsourced to $9-an-Hour Engineers    
L'agenzia di stampa Bloomberg negli ultimi anni è diventata particolarmente aggressiva e macina scoop su scoop, in tutti i settori: sempre più spesso mi capita di scrivere notizie riprese dal loro lavoro (rendendone ovviamente il merito). In questo caso è la brutta vicenda del Boeing 737 Max: due aerei caduti con centinaia di vittime, la scoperta di un lavoro mal fatto di certificazione e poi la vera magagna che sta emergendo adesso grazie a Bloomberg. Il software è diventato il vero problema. E c'è un motivo di metodo: è stato fatto male perché sviluppato da programmatori (ingegneri, nella versione americana) a cottimo, non esperti del settore, figli di una esternalizzazione selvaggia, pagati un tozzo di pane. La magagna è proprio questa: il modo con il quale Boeing sta trasformando il suo modo di lavorare. Ai tempi del Boeing 787 Dreamliner chiamò la catena dei fornitori a "condividere il rischio" per diminuire il suo, adesso considera la programmazione una commodity e la esternalizza (licenziando centinaia di programmatori senior interni all'azienda). Per di più in India, dove non solo non c'è una industria aerospaziale adeguata, ma dove poi Boeing ha vinto appalti militari e civili (l'India storicamente era un territorio di Airbus). Volendo, dentro questa storia si possono leggere tantissime cose, tra le quali l'avvisaglia di una trasformazione profonda del settore del software.        

Sul genere dei font
L’entrata dei computer nella nostra vita ci ha trasformato tutti un po’ più in produttori di quanto non lo fossimo in passato. Una volta forse ci si appassionava alle penne stilografiche (le macchine per scrivere erano riservate ai dattilografi) e temi di tipografia riguardavano solo i tipografi e chi bazzicava il mondo dell’editoria. Dagli anni Ottanta con il dekstop publishing sono entrate però nella nostra vita parole come font, che però si portano dietro dei problemi piuttosto ampi, tra i quali una definizione corretta e persino il genere in italiano. Il font o la font? A complicare le cose ci pensa l’Accademia della Crusca online

Gordon Willis Interview
È stato definito “il principe dell’oscurità”. Willis è stato direttore della fotografia di Francis Ford Coppola, Alan Pakula, James Toback, Hal Ashby e, per dieci anni. Woody Allen. Direttore della fotografia in una carriera tutta centrata sulla pellicola (ma senza preclusioni dogmatiche rispetto al digitale) con delle punte straordinarie come il bianco e nero di Manhattan di Woody Allen. Un maestro della sottoesposizione, estremamente ricca ed espressiva se fatta da lui. Una bella intervista per cinefili e non, tutta da leggere.

A-Lew-Min-E-Um
Jony Ive, lo storico designer di Apple, è uscito dal gruppo. Ne ho scritto un po’ anche io, qua e . Inglesissimo (la parola nel titolo è la resa fonetica dal punto di vista di un americano di come suona la sua pronuncia di “aluminium”). M.G. Siegler e soprattutto John Gruber sono le due voci da ascoltare in questo momento (soprattutto Gruber, cioè Daring Fireball). L’uomo si stava defilando da tempo e la sua uscita di scena è il segno di un passaggio storico, non solo per il ruolo avuto con Apple nella definizione di un linguaggio di design, ma anche per essere stato uno dei personaggi che hanno definito l’epoca di Steve Jobs. Concordo con Gruber, ci vorranno almeno cinque anni, ma da adesso Apple comincia a cambiare voce. La cosa grave. però, è che non sia stato nominato un suo successore, non che se ne sia andato lui. 

D for Double
La persona e il suo doppio. Cosa succede però se parliamo di attori, di rappresentazioni, di Hollywood? E cosa cambia se passiamo dal doppio tradizionale (tipo la vera ballerina di Flashdance, che di spalle somiglia a Jennifer Beals) a quello potenziato digitalmente e poi a quello totalmente sintetico? Una deliziosa lettura da The Believer, la rivista di critica letteraria che, nonostante il cambio di proprietà e di direzione, mi piace sempre molto. 

HTML is the Web
C'è stata una evoluzione talmente serrata per quanto riguarda il web, che ci stiamo letteralmente dimenticando che in realtà è fatto in Html. E questa perdita di consapevolezza è un problema, perché la struttura semantica corretta viene espressa dall'Html, non dal milione e mezzo di framework che si possono utilizzare per creare le pagine. Volendo essere ancora più radicali, si può pensare di tornare a produrre il proprio sito web in Html, perché no? È un ragionamento più articolato e sensato di quanto non possa sembrare, e per me che da anni procrastino la realizzazione del mio sito personale, è anche una bella lezione di vita. 

Raspberry Pi 4 on sale now from $35
Il Raspberry Pie 4 è andato in sconto sul sito dell'organizzazione che ha creato uno dei più popolari - se non il più popolare - computer su una scheda. La cosa è interessante, direte voi, se non fosse che gli utilizzi di questo tipo di aggeggi tecnologici da nerd sono un po' limitate anche per i nerd stessi. Ecco perché su Hacker News di Y-Combinator qualcuno ha chiesto: cosa ve ne fate del vostro Raspberry Pie? Alcuni dei progetti che vengono fuori sono strabilianti. 

 

 
 

A350 XWB a Tolouse - Foto © Antonio Dini


TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

In questi giorni mi sono capitati fra le mani: 

  • Transit Maps of the World di Mark Ovenden ha una ambizione precisa: riproporre tutte le mappe dei treni urbani del pianeta. È in realtà una fantastica storia del trasporto pubblico urbano, una delle funzioni chiave della città secondo Le Corbusier, e sommamente affascinante, aggiungiamo io e un bel po' di nerd del settore. Qui c'è la collezione delle mappe vere e proprie.
  • The Endless City di Paul Rodriguez cade a fagiolo, visto che parliamo di mappe delle città: il romanzo fa parte del filone della "letteratura urbana". Un racconto distopico ambientato in una città senza fine, che si espande in qualunque direzione, sino alla fine del mondo. È un debutto di qualche anno fa in self-publishing, quando questo tipo di strada poteva produrre qualche fenomeno letterario. Pregevole, direi.
  • City Secrets Florence Venice di Robert Kahn è una brutta e inutile guida di Firenze e di Venezia. Anni fa, in un momento che cercavo delle guide che fossero anche degli oggetti di culto (pensate alle Baedeker dell'Ottocento, per esempio), mi è capitato di leggere meraviglie di queste "City Secrets" basate su una serie di consigli e citazioni dotte raccolte con certosina e consumata abilità per avere una esperienza unica delle città più belle del mondo. Cavolate! È un prodotto mediocre, perf turisti deliranti.
  • Storia del bidet di Luciano Spadanuda completa il dittico che inizia con la Storia delle mutande che segnalavo la scorsa settimana su Mostly Weekly #16. Che dire? Il bidet è un oggetto di vita in Francia e in Italia, di culto per chi non può farne a meno, ma è anche un oggetto misterioso per la maggior parte degli abitanti del nostro pianeta, che non ne conoscono né la storia né - ahimé - la funzione. Un libro illuminante, al riguardo, anche perché ci consente di far pace con l'oggetto moralmente più ambiguo nella storia dei gabinetti.

TSUNDOKU POETRY ROOM
Un oggetto di poesia alla settimana, a cura del poet-in-residence Roberto R. Corsi (@rrcorsi) 

  • I poeti sono impossibili di Alessandro Carrera (Luca Sossella, 2016, EAN 9788897356349). L'autore, docente di letteratura a Houston, ha una penna viva e uno strumentario di citazioni e aneddoti pressoché inesauribile. Sa divertire e far riflettere. Sa decostruire la vanagloria dei poeti e nel contempo spingerti verso un atteggiamento mite e protettivo verso la poesia, la tua come quella altrui.


I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.

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