July 28, 2019

[Mostly Weekly #21] Babbaloni e dintorni

Mostly Weekly #21

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)


A cura di Antonio Dini
Numero 21 ~ 27 luglio 2019 

 

"How we spend our days is, of course, how we spend our lives. What we do with this hour, and that one, is what we are doing." – Annie Dillard 

 

 

Next stop Babbaloni – Foto © Antonio Dini


HEAD 

Nel caldo fine luglio del 2016 sul canale Telegram Mostly, I Write, di cui la presente newsletter Mostly Weekly è figlia, avevo pubblicato un piccolo scritto donatomi da Niko. Breve, tre parti veloci: uno snack feuilleton, insomma. Mi pare che il tema sia rimasto decisamente attuale, e quindi rieccolo, in questo altrettanto se non più caldo fine luglio del 2019. 


In questo numero:

  • Head
  • Feuilleton
  • Body
  • Tsundoku Regular
  • Tsundoku Poetry Room 



FEUILLETON     

La Gallina di Babbaloni

di Niko 


Il sindaco di Babbaloni era un ometto paffuto dal piglio deciso e sempre pronto a schernire con battute sagaci e doppi sensi chi lo incalzava con dei quesiti importanti. Non era facile governare il paese di Babbaloni: la perla del Rinascimento! Un forestiero che vi giungeva per la prima volta poteva immaginare i fasti del suo passato ammirandone i palazzi, i monumenti, il disegno curato delle piazze e dei giardini, le piante ornamentali. Solo un osservatore molto attento poteva scorgere cosa si celasse dietro quella splendida decadenza di facciate e di costumi ostentatamente barocchi.

I babbalonesi erano tutti nobili e vivevano tutti di rendita. Le targhette bronzee dei portoni mostravano professioni di gran prestigio: avvocati, notai, medici, architetti... ma la vera vocazione dei babbalonesi era un'altra. I paesani che vivevano del proprio lavoro e che un tempo avevano creato quanto di bello si poteva ammirare a Babbaloni erano dovuti emigrare nella vicina Teutonia, dando vita alla florida comunità di Nova Babbalonia. Gli unici lavoratori rimasti erano i funzionari del Comune e il personale delle famiglie nobili: guardie, cuochi, giardinieri, stallieri, decoratori, musicisti, balie ed educatori... tante occupazioni diverse ma tutte ahimè assai malpagate.

C'era poi l'Ordine delle Abbadesse ma era stato coinvolto in uno scandalo e si era specializzato in "attività parallele" di investigazione e neutralizzazione di chi metteva in pericolo il buon nome delle famiglie nobili di Babbaloni. I giovani rampolli della Babbaloni bene studiavano dalle Abbadesse e da queste venivano educati alle "maniere babbalonesi" per essere iniziati alla stupefacente vita mondana di Babbaloni: ricevimenti di famiglia, balli e feste in maschera, raduni di carrozze d'epoca!

Passatempi costosi che le famiglie nobili, non potendo più riscuotere dazi direttamente dai lavoratori, mantenevano in voga con sofisticati artifizi per ricevere sovvenzioni ed esenzioni fiscali dal Comune. L'eco delle feste di Babbaloni infatti era tale che ogni Ferragosto - su pressione di eminenti personalità babbalonesi - il Comune organizzava la "Grande Festa Rinascimentale"! Luminarie, festoni, la banda musicale, giocolieri, la parata dei carri nobiliari e... la immancabile processione della "Gallina d'Oro"!

Purtroppo quell'estate nella cassaforte del Comune c'erano solo debiti e per i restauri dei palazzi nobili il sindaco aveva impegnato perfino il vessillo comunale! La Gallina d'Oro era un lascito dei principi Birbanti di Gallinara che consisteva in una goffa aquila intagliata in legno e dorata. A parole voleva esser prova di lignaggio imperiale ma nei fatti era così grassa da assomigliare più ad un pollo che a un Augusto rapace. Si narra che la gallina fosse stata pignorata ai Birbanti per metter fine ad una annosa disputa riguardante anni di tasse sui rifiuti mai pagate. 

Com'è o come non è da allora la Gallina era il simbolo di Babbaloni e se ne stava appollaiata in gloria nella Sala Consiliare del Comune. Ogni 15 d'Agosto la gallina veniva infilzata su un lungo stecco e apriva la processione che dal Comune sfilava davanti ai palazzi nobiliari fino alla Chiesa delle Abbadesse e da li tornava nella piazza grande, dove i festeggiamenti culminavano tra fuochi d'artificio e "babbanelle" gratis - le speciali frittelle cosparsa di candido zucchero a velo preparate dalle Abbadesse. Una volta assaggiata una sola babbanella non se ne poteva più fare senza!

(fine della prima di tre parti)

BODY 

Tell Us About the Most Incredible and Unlikely Historic Friendships
Le amicizie tra persone famose sono una specie di ritorno alla mitologia greca. Da un lato rappresentano le relazioni trasversali fra divinità, dall'altro intrigano perché consentono di fare quello che gli appassionati di celebrità adorano: infilare il naso nel privato dei loro beniamini, triangolare la "vera" personalità del personaggio pubblico costruendo una matrice di relazioni. In ogni caso, sapere che David Bowie era una brava persona che ha aiutato Nina Simone (confessandole di non essere un vero artista come lei ma un pianificatore di successo da rockstar) e Iggy Pop, con il quale peraltro la relazione (e le dipendenze) erano simmetriche, è una forma di libidine da amanti del gossip. E se da un lato la cosa riguarda anche le ben più narcisistiche "divinità minori" di oggi (ma solo perché non ci sono più gli studios con i loro spin doctor di una volta a fare il lavoro sporco di promozione), dall'altro riguarda i big come Albert Einstein con Charlie Chaplin, Alexander Von Humboldt e Simon Bolivar, Ernesto “Che” Guevara e Jean Paul Sartre, Fidel Castro e Muhammed Ali, Orson Welles e Winston Churchill. Ce ne sono a centinaia, da bromance a vere e proprie storie di appassionata amicizia e magari amore, chissà. E questo si spiega in realtà più facilmente di quel che non crediate: per le persone famose è difficile avere relazioni con i comuni mortali e non solo per il loro stile di vita eccessivo

Ogni storia è una storia d'amore e ogni storia d'amore è una storia di fantasmi. Inquietante sequitur.

Archives — Your Best Friend for Dealing with Digital Clutter
Questo simpatico pazzo ha sviluppato tutto un suo approccio all’idea di tenere ordine con l’accumulo digitale. La strategia si chiama “archiviare” e no, non nel senso ordinato e pettinato che viene pensando ai grandi archivi etc. No no, questo qua sostanzialmente infila tutta la rumenta sotto un tappeto molto grande che si chiama “archivio”. Però lo fa in modo deliberato e strutturato. Altro che Marie Kondo. Contento lui. 

Future reading
Questo articolo è un vecchio classico di Craig Mod - vecchio si fa per dire, comunque è uscito anche su Wired - che continua a tornare fuori perché dice cose se non altro nuove su un tema, quello degli ebook e dei libri tradizionali, che effettivamente è inchiodato da dieci anni a questa parte. Se non altro, parla del progetto di Bret Victor e del suo Communications Design Group di San Francisco. Da cultore della materia lo segnalo volentieri. 

Minit recensione: un'avventura con elementi puzzle e grafica da Game Boy
Non mi ricordo neanche più da dove viene fuori la segnalazione di questo giochino per iOS (ma è disponibile anche per PS4, Xbox One, PC, Android) ma è veramente ben fatto. A parte la grafica zeldesca a 8 bit, in realtà ha una meccanica di gioco molto molto ben curata e fila via che è un piacere. Kudos all'idea che il protagonista "muoia" automaticamente ogni 60 secondi (e si reincarni nell'ultimo check point) rendendo così completamente differente la strategia del gioco. 

Sony Has Made an In-Shirt Air Conditioner
Lo so, in teoria questa è una notizia del canale, ma con la caldazza stordente di questi giorni – che oggi viene finalmente mitigata, almeno al nord – il pensiero di mettermi un condizionatore d'aria "a pelle" per farmi la mia microbolla climatica è veramente surreale. L'apparecchio di Sony verrà venduto solo in Giappone, ed è il tentativo del pragmatismo giapponese per rispondere al riscaldamento globale. Il video è tutto da vedere, per l'immagine che proietta. Una startup americana avrebbe costruito il posizionamento in maniera completamente diversa.

Get your work recognized: write a brag document
Mi piacciono moltissimo i fumetti-tecnologici di Julia Evans, e molte delle cose che scrive. Questa in particolare è intrigante: in pratica vuol dire tenere un diario di quello che si fa lavorativamente e usarlo anche per comunicare ad esempio con i propri superiori. Non lavoro in azienda, non l'ho praticamente mai fatto, ma capiscono l'importanza di una attività di questo tipo. Con il giusto livello di dettaglio è interessante anche per chi lavora in proprio. C'è dentro il senso di molti pulsioni ad autorappresentarsi in rete, IMHO. 

This Transcript Shows How Trump's Border Camps Have Thrown A Top Advertising Firm Into Internal Crisis
Un esempio spettacolare di comunicazione interna (che va in vacca), ma anche di cambiamento generazionale, di valori e di coscienza. Ogilvy è una grande multinazionale della comunicazione, che lavora con aziende "brutte e cattive" (dal settore del petrolio ai fast food) e lavora anche per il governo americano, in particolare per la US Customs and Border Protection. E si è trovata in mezzo al casino dei campi di confino (una cosa che la nostra coscienza di italiani da venti anni non è stata in grado neanche di inquadrare, vittima della cecità ideologica più devastante), quelli dove le madri vengono separate dai figli per intendersi. L'articolo è semplicemente la trascrizione fedele messa in bella copia della conferenza interna del Ceo con tutti i dipendenti, ed è lunga. Ma se volete leggere una cosa di questo numero della newsletter che vi faccia pensare, questa è quella cosa.

Beyond the Hype of Lab-Grown Diamonds
Alcune delle cose che riteniamo preziose lo sono per la loro unicità. Altre per la loro scarsità. Ma ci sono anche altri motivi che danno valore a qualcosa di raro: ad esempio le sue qualità chimiche o meccaniche. È il caso dei diamanti, che adesso vengono sintetizzati come mai prima. Ma dentro c’è moltissimo, perché poi i diamanti naturali sono sporchi di sangue (quasi sempre) e quindi quelli artificiali sono etici. Senza contare che i diamanti sono un (finto) bene rifugio, oltre che un prezioso elemento per macchine industriali. Insomma, tanta roba.

Before Envelopes, People Protected Messages With Letterlocking
È breve da leggere ma interessante, per chi ha la passione della carta e delle lettere in generale. Anche per chi cerca stimoli sul versante dell'identità e della sicurezza. Implementare un layer di sicurezza, una sorta di blocco del contenuto del messaggio non tanto per renderlo incomprensibile a chi non ha le chiavi di decodifica ma piuttosto capire se è stato manomesso è molto interessante. L'idea che nel letterlocking (non ho idea di come tradurlo in italiano) ci siano anche aspetti della personalità del mittente, lo rende ancora più interessante. 

Use plaintext email
Parlando di email, perché non fare un salto nel mondo delle mail solo testuali? Non sono d'accordo che il rich text non serva a niente, ma il tema della sicurezza, della privacy, dell'inadeguatezza tecnologica dell'HTML per le mail e la minore accessibilità delle mail in HTML sono invece punti ben più condivisili. 

What I Learned From Doing Amateur Porn
E poi ci lamentiamo se come prima opportunità di lavoro dobbiamo andare a fare uno stage non retribuito... ironia a parte, questo è il racconto dell’inizio di una delle più interessanti esplorazioni della sessualità femminile che abbia letto da molto tempo (e qualcuna ne ho letta). Dopotutto cosa puoi dire a una ragazza di 19 anni che, negli anni settanta, va in California con un obiettivo molto chiaro: “to get in touch with my inner sex goddess, no holds barred.” 

The Man With The Golden Airline Ticket
Caroline Rothstein, la figlia di Steven Rothstein, racconta la storia molto particolare del padre. Businessman di successo, appassionati di viaggi e di volo fin da bambino, nel 1987 aveva comprato per 250mila dollari un pass per volare in business con American Airlines tutte le volte che avesse voluto per il resto dei suoi giorni (più la sua sposa, ma su un altro volo: nell'articolo spiega perché). Poi, nel 2008, AA gli ha tolto il pass. E qui è cominciato il dramma. La storia si legge come un racconto lungo.

Finding Things in Vim
Una piccola aggiunta alla segnalazione della scorsa settimana su Vim: in questo articolo si parla in maniera più ordinata di come usare fzf e cfiles sia da soli che come plugin per Vim. (Peraltro lo stesso autore indica come creare una configurazione minimale per Vim e fornisce indicazioni sulle principali keymaps)

 

 

 

Waiting for the next issue? – Foto © Antonio Dini


TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

In questi giorni mi sono capitati fra le mani: 

  • Notre-Dame di Ken Follett. Dopo l'incendio dello scorso 19 aprile, cosa resta della cattedrale parigina? E soprattutto, come rimediare? Nel suo romanzo più famoso, I pilastri della terra, Ken Follett aveva descritto minuziosamente il rogo della cattedrale di Kingsbridge: adesso racconta la storia di Notre-Dame per finanziarne in parte la ricostruzione.
  • Il Mediterraneo in barca di Georges Simenon. L'autore francese di romanzi gialli, che era in realtà uno straordinario narratore di storie e persone, era anche un giornalista di lusso, da reportage. E utilizzava questo talento per raccontare storie che in realtà servivano a lui: i suoi viaggi per le riviste francesi erano collezioni di articoli gustosi ma anche modi per raccontare nuove storie e documentarsi per altre ancora.
  • The design of everyday things di Don Norman è uno dei grandi classici del design. È un libro colto e complesso ma scorrevole e che risponde a una domanda molto semplice: perché utilizzare alcuni oggetti è veramente gratificante mentre utilizzarne altri è estremamente frustranti.
  • L'atlante delle nuvole di David Mitchell è una sorta di must read per chi ama la fiction. Non il film, per carità. Il libro invece è deliziosamente ricco di invenzioni e piccole caratterizzazioni che restituiscono bene l'idea di fondo, cioè di una visione epica della storia e del suo snodarsi in maniera non lineare.
  • Mooncop di Tom Gauld è un fumetto forse troppo breve ma molto bello. È pervaso da uno spirito melanconico e delicato, triste, fatto di segnali deboli in un mondo sempre più assordato da segnali forti. Qui potete vedere un po' di pagine dell'edizione italiana. Il suo principale difetto è che l'edizione di Mondadori costa un po' cara per la lunghezza del lavoro di Gauld
  • Continuum di John Mayer è forse uno dei dischi meglio registrati che abbia mai ascoltato. E a parte questa dimensione tecnica, anche un brillante esempio di musica commerciale raffinata. Se Mayer avesse suonato negli anni Settanta-Ottanta-Novanta avrebbe spaccato di brutto.
  • Recensione PIXEL 3a XL di Andrea Galeazzi ovvero il fantastico mondo delle recensioni video. In questo caso, due telefonini di Google, ma sul canale di Andrea Galeazzi si trova di tutto, dalle automobili alle vacanze in camper. Un personaggio che trascende gli argomenti di cui si occupa. E poi un ritmo veramente incalzante.

TSUNDOKU POETRY ROOM
Un oggetto di poesia alla settimana, a cura del poet-in-residence Roberto R. Corsi (@rrcorsi)

  • Ordine e mutilazione di Elena Zuccaccia (Pietre Vive, 2016, ISBN 978-88-99076-17-7). La passione come inevitabile fallimento, desiderio di possesso e di eccesso; temi ricorrenti e qui declinati con quieta forza, con uno stile frammentato ma non retorico. Suggestioni di Lacan, Marco Ferreri, Malraux, ma costante e provvida semplicità. 


I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.

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