October 20, 2019

[Mostly Weekly #33] Tum – pa – Tum – pa – Tum – pa – pa (7/8)

Mostly Weekly #33

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)

A cura di Antonio Dini
Numero 33 ~ 20 ottobre 2019


"I’ve been rich and I’ve been poor. Believe me, rich is better." – Mae West

HEAD

Lo scorso 14 ottobre alla veneranda età di 89 anni è morto il critico americano Harold Bloom. È conosciuto soprattutto per un libro, scritto nel 1994, che ha avuto una profonda influenza sulla critica e la cultura in generale: The Western Canon, il Canone Occidentale. Bloom riteneva che la funzione della critica fosse "trasformare le opinioni in conoscenza" e non tanto anteporre una visione ideologica a quella estetica dell'arte (nel suo caso, la letteratura). Una visione tutt'altro che popolare, almeno negli ultimi cinquant'anni, ma che lo ha reso una figura unica.

Il libro più noto di Bloom, che riprende un dibattito molto ampio sulle basi della cultura occidentale e cioè il suo "canone", stabilisce come riferimento per la civiltà occidentale ventisei autori-chiave. William Shakespeare e Dante Alighieri secondo Bloom sono i nostri due pilastri, ma ci sono anche Sigmund Freud, i mistici chassidici e Ralph Waldo Emerson, che per Bloom è "la figura centrale della cultura americana". Altri autori che conosciamo e che sono diventati delle star assolute della letteratura perché, ad esempio, hanno vinto il Premio Nobel, vengono stroncati da Bloom senza pietà: dalla "femminista e scrittrice di fantascienza di quart'ordine" Doris Lessing ad Adrienne Rich, da Maya Angelou a David Foster Wallace, sino a Dario Fo, giudicato semplicemente "ridicolo", e tanti altri.

Il pensiero di Bloom non è semplicemente "acido", c'è dietro un pensiero e dei motivi. Dalla metà degli anni Settanta Bloom ha portato avanti una critica serrata verso la cultura accademica americana (e non solo americana) all'epoca emergente, basata sulla considerazione che l'entrata nella scena culturale delle controculture, a partire dal movimento del '66, abbia introdotto vizi sostanziali nello studio e nella critica della letteratura. Bloom attacca quella che definisce la School of Resentment, fatta dagli accademici che hanno mescolato "i fumetti con i sonetti", portando nel recinto della critico della letteratura alcune lenti molto deformanti. Anzi, molte lenti molto deformanti; una lunga lista di -ismi, per la precisione: marxismo, neostoricismo, femminismo, poststrutturalismo, multiculturalismo, decostruzionismo, semioticismo.

Facile intuire che Bloom non fosse molto amato nei circoli e nei salotti "buoni", vista anche la sua inclinazione sin dagli esordi professionali a cercare lo scontro diretto con le correnti dominanti della letteratura e della critica. Una posizione, bisogna dire, costruita con un intenso lavorìo psicologico ma anche con notevole onestà intellettuale e coerenza, che gli ha assicurato che i suoi libri venissero invece accolti con un discreto successo dal pubblico generalista e non. Ne ha scritti più di 40, tra cui anche un romanzo.

Attivissimo anche negli ultimi anni di vita, stava lavorando a un nuovo, fenomenale saggio, con passione e rapidità. Intitolato Immortality, Resurrection, Redemption: A Study in Speculation, è un libro che non Bloom non è riuscito a finire ma che comunque verrà pubblicato. Il suo editor racconta sulla Paris Review alcuni momenti del lavoro fatto letteralmente negli ultimi giorni della sua vita. C'è anche una introduzione, scritta da Bloom con la consueta velocità pochi giorni prima della morte. Una introduzione feroce, bellissima. E c'è anche un altro paragrafo scritto da Bloom e riportato dall'editor che secondo me vale la pena:

At ninety I have died and been resurrected five or six times. I refer to the many falls and grave illnesses that led to serious and successful surgery. My body—such as it is—is the Resurrection Body. I would interpret this as meaning that immortality is this life and so is redemption.

Dando l'addio a un autore agnostico e profondamente legato all'umanesimo e a quella particolare visione del mondo oggi sempre meno considerata e conosciuta, si saluta per sempre anche un critico combattivo e controverso, ma che ha avuto la capacità di illuminare in profondità la letteratura in quanto tale, i suoi personaggi, le sue storie e il significato di quelle narrazioni.
 

Stroll – Foto © Antonio Dini
 


In questo numero:

- Head
- Body
- Vim Corner
- Tsundoku Regular
- Tsundoku Poetry Room



BODY


Broken
Ogni anno a giugno Apple tiene la sua conferenza mondiale per gli sviluppatori (WWDC) dove annuncia i nuovi sistemi operativi che verranno rilasciati in autunno, e subito dopo rilascia la versione beta per gli sviluppatori (che è piena di bachi, come è giusto che sia). Tre o quattro settimane dopo esce la versione beta per il pubblico generalista, che è più stabile e serve ad aiutare Apple a testare ed eliminare le cose minori. C'è un problema, però: iCloud. Apple sta diventando sempre più una azienda di servizi e sta utilizzando sempre più il cloud per questo. Che è presente sia nella versione stabile per i sistemi in produzione che in beta per quello in sviluppo. Ebbene, mescolare le due cose porta a situazioni drammatiche, soprattutto se si fa con macchine diverse (come la buona educazione prevede) ma con un unico Apple ID, quindi utilizzando un unico account cloud sia sul computer di lavoro con il sistema operativo stabile che quello di test con la beta. Qui uno sviluppatore totalmente agganciato al mondo Apple, Tyler Hall, racconta la sua (brutta) storia.


Writing is Thinking
Premesso che quanto segue è una storia di fantascienza, nel senso che quando Steph racconta di come ha cambiato la sua vita e messo in piedi un business online con successo e soddisfazione basato sulla scrittura (arrivando a coordinare un gruppo di venti persone per raggiungere i suoi obiettivi editoriali) sostanzialmente parla di cose impossibili nel nostro piccolo pianeta Italia. Quindi, non vi preoccupate: fantascienza.

Ok, messo questo concetto al sicuro in modo da non perdere tempo nella sua traiettoria professionale, è interessante però l'approccio alla scrittura che Steph racconta nel suo articolo/post. L'obiettivo è dimostrare che tutti possono scrivere con un grado di sicurezza e soddisfazione, parlando di scrittura operativa e commerciale. E, seppure sinceramente ne io dubiti, leggere le motivazioni, il razionale e il processo di altre persone che praticano la stessa arte-artigiana della scrittura è sempre affascinante. Se non altro per tenersene ben alla larga.


Bowie, BTS And The Beatles
Un po' di sana polemica legata alla dimensione artistica della musica in questo caso, ma che si potrebbe tranquillamente applicare su molti altri fronti. La giovane Sarah C. ci racconta in questa prima parte e poi nel prosieguo della seconda parte il suo pensiero sul gruppo coreano BTS, su perché sia arte e non produzione intesa nel senso più deteriore del termine ("produzione industriale", vale a dire automatizzazione a fini produttivi e quindi di lucro dell'afflato artistico) e su quanto la stampa non capisca quello di cui parla (il punto sul quale concordo di più). Dentro c'è un ragionamento ortogonale alla (di)visione arte/artigianato della nostra cultura, e alla stessa idea di "industria culturale". Però c'è parecchio da pensare lo stesso.


L'arte di amare (e la nostra incapacità a farlo)
Erich Fromm è nella memoria dell'inconscio collettivo (per così dire) soprattutto per un contributo molto pop ma in realtà molto più profondo di quanto non sembri: l'arte di amare, che poi è una cosa profondamente diversa dall'innamoramento, ed ha a che fare più con la mente e la volontà che non con la semplice pancia. Fromm ci ha regalato perle twittabili già negli anni Cinquanta, cioè molti ma molti anni prima di Twitter:

There is hardly any activity, any enterprise, which is started with such tremendous hopes and expectations, and yet, which fails so regularly, as love.

(Ok, Twitter versione 2 con 280 battute: la frase qui sopra ne ha 151). Il ragionamento di Fromm passa attraverso alcuni passaggi che, una volta svelati, sono in realtà abbastanza intuitivi. La fase dell'innamoramento in una coppia vuol dire il superamento delle reciproche solitudini e la scoperta dell'altro, con una completezza esilarante in cui il l'attrazione fisica e il sesso giocano una parte di non poco momento. Poi, dopo l'innamoramento, subentra l'amore. O almeno dovrebbe, perché bisogna sapere come fare, una volta che l'altro comincia ad essere (come noi dal suo punto di vista) fuori sincrono con la nostra vita interiore in quanto persona portatrice di idee, desideri, vizi, virtù, difetti e tutto il resto.

Maria Popova, l'autrice della formidabile sintesi del pensiero di Fromm, cita il maestro zen Thich Nhat Hanh, ed è difficile dargli torto:

To love without knowing how to love wounds the person we love.


DAH-two-three-DOONK-two-three-CLANK-two-three-GONK-two-GONK-two
Parlando sempre di suoni fantascientifici, ma questa volta di musica, ho trovato questa piccola storia, scritta da Seth Stevenson su Slate con il pomposo nome di investigation: due telefonate e un po' di Google. È la storia del tema principale della colonna sonora di Terminator, che è una specie di mistero, perché suona molto molto strano. Ha un tempo particolare, 13/16, raggruppati come tre più tre più tre più due più due. Provate a contare se lo ascoltate su Spotify o Musica di Apple o altro.

Fiedel was at heart an improviser. To create the Terminator theme, he first set up a rhythm loop on one of the primitive, early-’80s devices he was using. (In those days, Fiedel was firing up a Prophet-10 and an Oberheim.) He recorded samples of himself whacking a frying pan to create the clanking sounds. Then he played melodic riffs on a synthesizer over the looped beat. Amid the throes of creation, what he hadn’t quite noticed—or hadn’t bothered to notice—was that his finger had been a split-second off when it pressed the button to establish that rhythm loop. Being an old machine, there was no autocorrection. Which meant the loop was in a profoundly herky-jerky time signature. Fiedel just went with it. The beat seemed to be falling forward, and he liked its propulsiveness. He recorded the score that way and (not being classically trained) never wrote down any notation. The music he’d improvised went straight into the film. With its collaboration between fallible humanity and rigid machinedom, the score was especially well-suited to the material at hand.


Jet-lag
Una delle mie personali bestie nere, forse la meno evidente ma non per questo meno perniciosa, è il jet-lag. L'effetto cioè che viaggiare per fusi orari differenti ha sul corpo e la mente. Viaggio spesso per lavoro, lo faccio da venti anni e i miei viaggi sono tutti piuttosto simili: vado lontano per poco tempo (3-5 notti). Il risultato è stato ed è pesante. Questo articolo spiega cos'è e come funziona il jet-lag, mentre io ricordo sempre un passaggio da Pattern Recognition di William Gibson che spiega cosa sia il jet-lag in realtà e perché ci faccia soffrire intensamente ma senza apparente ragione:

She knows, now, absolutely, hearing the white noise that is London, that Damien's theory of jet lag is correct: that her mortal soul is leagues behind her, being reeled in on some ghostly umbilical down the vanished wake of the plane that brought her here, hundreds of thousands of feet above the Atlantic. Souls can't move that quickly, and are left behind, and must be awaited, upon arrival, like lost luggage.


Tech journalists have illuminated the puzzles. Should they help solve them?
I big del tech sono un gigantesco problema planetario, che sta mandando in vacca le nostre società (per usare una sintesi un po' brusca). Un problema non secondario siede anche nel mondo del giornalismo. Non quello italiano, che oggi vale quanto un arrotondamento a zero, ma in quello angloamericano ovviamente. Qui il punto del dibattito si fa interessante: la Columbia Journalism Review fa un ragionamento semplice: è ora di dare voce anche alle proposte per risolvere i problemi, dopo averli per tanto tempo evidenziati.

Journalists are in a position to provide a helpful nudge here. To do so, they will need to help readers understand not only Big Tech’s problems, but also potential solutions to those problems. There are, thankfully, some signs of a recent uptick in such reporting. If the past few years of tech reporting showcase mounting rage directed at Big Tech, the past few months may indicate an incipient momentum toward a vision for change. Journalists are starting to take seriously the prospect of transforming the tech industry—aided in part, no doubt, by high-profile federal investigations, calls to “break up Big Tech” from presidential candidates such as Elizabeth Warren and Bernie Sanders, and the growing stridency of tech workers at Google, Kickstarter, Amazon, and elsewhere who are organizing and making demands for more ethical business practices and working conditions.


Così il Sud Europa ha perso 20 anni di rivoluzione informatica
Secondo Lavoce.Info, "dalla metà degli anni Novanta, la crescita della produttività nel Sud Europa è stata molto inferiore rispetto a quella di altri paesi sviluppati. Perché non hanno saputo approfittare della rivoluzione informatica. E la causa è un management inadeguato". Non è una buona cosa.

Mamma mia, quanto mi manca!
Non so che età abbiate o quando abbiate scoperto Internet, quella con la "I" maiuscola. Per me l'esperienza anticipa (di pochissimo) il web, che era annunciato e veicolata da un rumore scoppiettante, fischiettante, saltellante. Il rumore dell'avvio della connessione del modem, che poi era la versione "heavy metal" di quello del fax. Ecco qui se ne parla con trasporto, se mi perdonate il meta-gioco di parole.

Now the internet is silent and omnipresent. But for early users, those first few moments were a short sci-fi journey through time and space, tunneling out of the house and across the city, or even the country, and opening up a pipeline of information to the rest of the world. Recall the loud, fuzzy modem crash as the Millennium Falcon went into hyperdrive, or the psychedelic portal opening in 2001. It brought a bit of that to your living room

(e mamma mia quanto mi manca il mio fantascientifico US Robotics 33.600 bps V.34 ahimé ai tempi non aggiornabile via software a 56K ma solo tramite una complessa opera di sostituzione delle rom "a cuore aperto". Sigh, non avrei dovuto rottamarlo).



VIM CORNER

Scrivi scrivi che ti passa

Ed ecco a voi il nuovo editor di testi in formato markdown. Casomai ne sentiste la mancanza. Questa volta da Able (oh yeah)

Able is a bootstrapped community for people to read and write about software engineering. We don’t want to replace your personal website and we won’t do ad networks or pop-ups. You can read more about our business model here.

For the past few months we’ve been building a markdown-based editor that we wanted to see on the web. The initial release is now live and you can try out the demo, watch the video below or scroll on for more detail.


Omicidio a SQL City
Gamification selvaggia per imparare a fare le query su un database. Poi magari funziona, però ho i miei dubbi sul senso di operazioni come queste. E da tempo c'è questo approccio che crea giochi e giochini per "imparare con meno fatica" o "senza fatica" a fare cose. Se si tratta di apprendere dei controlli, e quindi di allenamento della memoria muscolare, ci sono giochi arcade per imparare a usare Vim, ma se si tratta di cose di più alto livello non penso abbia molto senso. Oppure boh: è come imparare la chitarra con Guitar Hero/Rock Band.

There's been a Murder in SQL City! The SQL Murder Mystery is designed to be both a self-directed lesson to learn SQL concepts and commands and a fun game for experienced SQL users to solve an intriguing crime.


Altro giro, altro gioco: The Unix Game
Se proprio volete, c'è anche questo giochino che è un po' più sensato: The Unix Game fatto dai Bell Labs (che da un po' di anni sono di Nokia) fa fare cose che hanno a che fare con la programmazione e con Unix.

The Unix Game is a fun, low-barrier-to-entry programming contest where players solve coding challenges by constructing "pipelines" of UNIX text processing utilities to compute the solution. Press the button below to take a quick tour around the UI


La Bash e il suo completamento dei comandi
E parlando di Unix (e della sua shell più diffusa, la Bash) interessante articolo che, partendo da un problema concreto, analizza e spiega come funzioni il completamento dei comandi nella Bash.


Imparare Kubernetes con Microsoft
La cosa più intrigante di questo gigantesco manualone è che è stato realizzato da Microsoft per imparare Kubernetes, la tecnologia open source sviluppata originariamente da Google. Il che è una cosa buona, una cosa cattiva e una cosa paradossale, tutto allo stesso tempo. Spero apprezzerete l'ironia e che vedete anche le legioni di cavallette made in Redmond che cominciano a popolare gli spazi nerd una volta lasciati ai creatori dei progetti open e ai loro supporter e contributori.


Bel
Se invece parliamo di cose serie, quanto mi manca il Lisp e quanto mi manca Paul Graham (nello Tsundoku Regular il suo libro di anni fa che mi ha aperto un intero filone). Beh, Graham nel tempo libero si è messo di buzzo buono e ha tirato fuori un nuovo dialetto di Lisp, il linguaggio creato da John McCarthy che possiamo far risalire al lamba calcolo di Alonzo Church (in sintesi: l'altra delle due parrocchie da cui origina l'informatica, essendo l'una quella di Alan Turing). Il Lisp è un linguaggio che si basa su più paradigmi: è infatti funzionale, procedurale, riflessivo e meta, tutto in un colpo solo. E il Lisp è anche una manna per gli amanti delle parentesi.

Bel is a spec for a new dialect of Lisp, written in itself. This should sound familiar to people who know about Lisp's origins, because it's the way Lisp began.

 

It's a long way – Foto © Antonio Dini



TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

In questi giorni mi sono capitati fra le mani:

  • Hackers & Painters: Big Ideas from the Computer Age di Paul Graham. Come promesso (vedi subito sopra) è una raccolta di scritti, ampliati, che nascono in rete sul blog dell'imprenditore e informatico Paul Graham. Il punto centrale è tracciare una linea che connetta i pittori del rinascimento fiorentino (che per un semestre Graham aveva studiato nel capoluogo toscano) e gli hacker intesi come i "maker" della tecnologia informatica. Il risultato è una fotografia della mente e dell'agire di tre generazioni di geni della Silicon Valley (prima che l'attuale melting pot e soprattutto la finanza virulenta la trasformassero definitivamente).
  • L'arte di vincere scorrettamente di Yamada Takumi è una sorta di abisso cognitivo nel quale intere parti della nostra società stanno precipitando. Un abisso dal quale probabilmente non c'è ritorno: come i Maya o i Sumeri, solo seguire la via del Dodo e lasciare la strada ad altre civiltà dopo un periodo di tempo di qualche secolo (per sicurezza meglio un millennio, secondo me) permetterà di superare il trauma al nostro inconscio collettivo provocato da questo libri e dai suoi consimili.
  • Che cos'è la vita di Erwin Schrödinger è una raccolta di lezioni tenute a Dublino negli anni Quaranta dal fisico quantistico viennese che aveva vinto il Nobel nel 1933. Schrödinger si chiede cosa sia la vita: le sue ipotesi e il metodo scientifico con il quale ragiona gli consentono di identificare la questione centrale: il codice iscritto nella cellula, i "geni", che la governano. Da qui prenderà le mosse il dibattito che porterà alla biologia molecolare, ma anche all'adozione dei metodi quantitativi per trattare i problemi biologici, oltre ad essere fonte di ispirazione per Francis Crick, James Watson e Maurice Wilkins, che dieci anni più tardi (nel 1953), imparando da questo modo di ragionare, scopriranno la struttura del Dna. Non credo esista un libro del novecento più lungimirante di questo.
  • Il re medievale di Jacques le Goff. Continuiamo anche questa settimana gli appuntamenti con lo storico francese medievista che, a parte essere stata l'anima della École des Annales, è stato anche un divulgatore di alcune delle principali linee di continuità fra il mondo medievale e il nostro. In questo caso, il re che poi sarà la figura dalla quale discende lo stato-nazione e il vertice delle nostre moderne democrazie.


TSUNDOKU POETRY ROOM
Torna (forse solo momentaneamente) il nostro poet-in-residence Roberto R. Corsi (@rrcorsi), in versione più light questa settimana

  • CEP. Cinque eventuali poesie di Francesco Brancati. Se possiamo far valere anche le segnalazioni spot "andando a pesca in rete", segnalo per la prossima newsletter queste cinque inedite di Francesco Brancati appena lette, mi sembrano ottime.


I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.

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