November 17, 2019

[Mostly Weekly #37] The Raw Issue

Mostly Weekly #37

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)

A cura di Antonio Dini
Numero 37 ~ 17 novembre 2019



"It’s the bad workman who blames his tools" – old English proverb

HEAD

La crisi di mezza età ha sedici pollici

A metà della settimana Apple ha presentato il MacBook Pro 16, la nuova versione del portatile "grosso" della casa di Cupertino, che adesso guadagna anche un pollice in più perché ha le cornici dello schermo ancora più sottili, ma tiene un ingombro sostanzialmente analogo a quello del 15 pollici che sostituisce. È un bestione dal peso di due chili e che costa da 2.799 euro fino a oltre diecimila per la versione di punta con 64 GB di Ram, 8 TB di SS e un processore a nove core. No comment (che chi invece commenta assai).

Lo metto qui solo per dire che per la prima volta da tre o quattro anni Apple ha rimesso la tastiera "buona" che aveva in passato e che rimpiango quotidianamente mentre scrivo (anche in questo momento) sul mio MacBook con schermo Retina da 12 pollici o gli altri MacBook che ho provato in questi ultimi tempi. Il MBP16 è un computer da programmatori o persone che sfruttano comunque una potenza di calcolo epica, quindi totalmente al di fuori delle necessità di uno che "mostly, write". Per mia utilità ci sarebbe lo schermo, assai grande e comodo, e la tastiera finalmente ben fatta (e con i tasti cursore reimpostati come una T rovesciata, vivaddio). Troppo poco -ahimè- per giustificare l'acquisto anche solo della versione base.

Tuttavia, vista l'età dello scrivente, posso sempre sperare di essere colto di nuovo dalla crisi di mezza età. Mi spiego. A 14 anni tra il motorino e il Commodore 64, scelsi quest'ultimo; più volte negli anni ho preferito scomparire con il naso nel computer anziché dedicarmi alle bionde del pianeta: e poi, la Porsche mi piace moltissimo come design, ma preferirei casomai la Tesla che è alla fine un iPad su quattro ruote. E comunque non saprei cosa farmene, visto che non uso l'automobile. Scusatemi, sono confuso Scrivo tutto questo solo per non impazzire e trattenermi dal comprarne uno online proprio ora. Adesso scusate, vado a nascondere L'Amex in soffitta.

No smoking – Foto © Antonio Dini

Vi ricordate la settimana corsa, che avevo da fare e quindi Mostly Weekly era più breve del solito? Beh, rispetto a questa settimana è stata una vacanza. Questa volta si corre veramente. Speriamo bene.

In questo numero:
- Head
- Body
- Vim Corner
- Tsundoku Regular
- Tsundoku Poetry Room

BODY

Proprietà privata artificiale
La settimana scorsa abbiamo parlato un bel po' di intelligenza artificiale. Peccato non fosse ancora uscito questo articolo su The Verge che tocca un nodo sfizioso: le AI porteranno a un cambiamento delle leggi sul diritto d'autore e del copyright? Perché l'ufficio americano dei brevetti e marchi registrati, che in realtà si occupa di vari aspetti della proprietà intellettuale, si sta chiedendo se non sia il caso di attribuire la titolarità di determinate opere d'ingegno generate automaticamente alle AI che le hanno realizzate. Anche perché l'addestramento delle AI richiede l'uso di materiale che spesso ha dei diritti d'autore sopra, e quindi si crea un piacevole busillis legale sulla reale proprietà del prodotto del lavoro automatico delle AI.

Mercimoni 2.0
Paypal ha deciso di tagliare la spina ai pagamenti che vengono effettuati a favore dei lavoratori dell'industria del porno, cioè le miriadi di performer e altra gente che fa cose online con dei clienti e in cambio si fa pagare con PayPal, perché il sistema garantisce un certa sicurezza per entrambe le parti. Adesso Pornhub, che è uno dei posti dove si raccolgono molti performers, ha annunciato che PayPal stacca la spina e questa decisione è triste, perché si aggiunge a una lunga lista di banche si rifiutano di servire chi lavora nel settore (che badate bene non sono persone che battono i marciapiedi o ricevono clienti nelle stanzette sul retro, per quello che c'è di sbagliato a decidere liberamente di farlo). L'etica e i valori applicati alla tecnologia producono effetti che dovrebbero essere più partecipati.

Il giallo tecnologico
Wired versione americana - l'originale - da qualche anno propone degli articoli-inchiesta che hanno poco a che fare con lo smanettamento duro e puro. In questo caso l'assonanza ci sarebbe, perché si tratta dell'omicidio di un virtuoso del codice, avvolto nel mistero e spruzzato da una manciata di Bitcoin. Il vero mistero è se questo tipo di articoli salveranno il mensile americano dalla fine del resto della carta stampata. (Full disclosure: leggo Wired Usa da una vita e da qualche anno scrivo per Wired Italia)

To Boeing or not to Boeing
Premesso che scrivo questo la sera prima di prendere due aerei per andare da MXP a LAS via JFK per lavoro (un A330-300 e un B737-900 per la tratta transcontinentale), questo articolo piuttosto duro di Propublica racconta delle persone morte nel doppio disastro dei Boeing 737 Max che hanno portato alla messa a terra di quel modello ed esposto una cultura azienda della Boeing della quale perlomeno in Italia non si è (mai) parlato prima. Lettura per me educativa, catartica ma anche un po' apotropaica, almeno spero.

VIM CORNER

SSD + T2 = ?
Un ragionamento lungo ma ben fatto su un tema che fa scaldare gli animi di molti (relativamente parlando) e cioè il fatto che Apple venda computer con SSD saldati alla scheda madre. Ci sono ragioni economiche - oltretutto quelli di Apple sono pure belli cari - ma in realtà c'è un ragionamento anche di sicurezza e tecnologico legato al chip T2, che fa sia da controller che da sistema di crittaggio/decrittaggio trasparente. Il che, date retta a me, non è affatto male.

Migrazioni difficili
A quanto pare la migrazione a Python 3 sta richiedendo troppo tempo. E questo è un problema. Il primo gennaio dell'anno prossimo Python 2 verrà finalmente mollato, ma tantissime aziende utilizzano ancora quella versione insicura e obsoleta (oltre che "deprecata", se mi passate il programmatorese dall'inglese) con seri problemi di legacy. C'è da dire che Python 3, per non essere legato alle vecchie librerie, non è compatibile con Python 2 e questo ha creato un po' di panico. Inoltre le migrazioni di ampie basi di codice tipiche delle grandi organizzazioni possono richiedere anni e anni. Instagram ha fatto il passaggio in dieci mesi, mentre Dropbox dopo tre anni non ha ancora finito. Altre aziende non sono semplicemente interessate alle "versioni nuove" delle cose per il solo gusto della "versione nuova". E le politiche di sicurezza magari remano in senso inverso (immaginate fare da capo le certificazioni di apparecchi e procedure). Insomma, Python sta facendo parecchia fatica. Ed essendo l'unico linguaggio nel quale sono vagamente in grado di scrivere "hello world" (per la cronaca:

#!/usr/bin/env python
print "Hello World"

casomai aveste avuto il dubbio) la cosa un po' mi angoscia. Ecco, volevo condividere la mia angoscia con voi.

Places to go – Foto © Antonio Dini

TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

In questi giorni mi sono capitati fra le mani:

  • I rischi della percezione di Bobby Duffy è uno di quei libri che sono in realtà delle idee simpatiche: spiegare perché l'idea che abbiamo del mondo è fondamentalmente sbagliata. Ha anche un difetto fenomenale: è prolisso, come tutta la saggistica statunitense. Reitera e ripete quel che si potrebbe dire in una pagina per tutto un capitolo. Alla fine (delle 250 pagine che lo compongono, neanche tanto) è soprattutto sfibrante.
  • L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore di Michela Marzano è il libro con cui l'autrice ha vinto il Bancarella del 2014 è una sorta di diario "tra me e me" di Marzano che per fortuna non echeggia il voice over di Sex and the City ma ha il difetto di sfiorare senza mai toccare in profondità quello di cui parla.
  • Da zero a uno di Peter Thiel è un libro di qualche anno fa (2015) che spiega come si fanno a fare le startup. All'epoca Thiel era "solo" il co-fondatore di PayPal e Palantir nonché investitore in Facebook e SpaceX. Adesso è un personaggio piuttosto contraddittorio e un super-ricco da fumetti, oltre che un amico di Donald Trump (spero per calcolo, perché l'affinità sarebbe micidiale).

TSUNDOKU POETRY ROOM
In attesa del ritorno del nostro poet-in-residence Roberto R. Corsi (@rrcorsi), questa settimana siamo messi maluccio

L'Infinito di Giacomo Leopardi, perché è breve ma lascia il segno (e scommetto che non la leggete dai tempi delle medie).

«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quïete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.»



I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.


::END::


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