January 12, 2020

[Mostly Weekly #45] Operare su una scala non ordinaria

Mostly Weekly #45

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)

A cura di Antonio Dini
Numero 45 ~ 12 gennaio 2020 


 

“Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo” – Ivan Tresoldi 


In questo numero:

Head
Body
Vim Corner
Tsundoku Regular
Tsundoku Poetry Room

 

 

Free Panda – Foto © Antonio Dini




HEAD

Questa settimana avrei voluto cominciare con un articolo che un po' di tempo fa mi aveva colpito: i romanzi d'evasione a sfondo lesbico: dei pulp che venivano pubblicati negli Usa durante gli anni Cinquanta e che hanno in realtà letteralmente salvato o almeno cambiato la vita a tantissime donne che vivevano la loro identità sessuale come sbagliata, o addirittura non la percepivano, in una società che le isolava e negava la diversità. 

Poi avevo pensato a un altro tipo di storia di apertura: un thread su Twitter fatto da Tobi Lutke, Ceo di Shopify, nel quale il manager spiega come ha fatto a costruire la sua azienda (che va decisamente bene) e che cultura ha creato per il rapporto con il lavoro e il talento delle persone. Cioè: in quell'azienda si lavora 7-8 ore al giorno, solo dal lunedì al venerdì, e si ragiona sul modo con il quale gli esseri umani funzionano, cosa li motiva, quale tipo di ambiente di lavoro vogliono. La sua assunzione, quando assume qualcuno, è che si lavorerà assieme per dieci anni, e quindi ci sono determinati tempi di sviluppo della persona che non è necessario che siano compressi. Una frase che mi ha colpito (ma mi hanno colpito praticamente tutte) è questa: "We don't burn out people. We give people space. We love real teams with real friendship forming. We understand the power of individual potential and proximity." 

Infine avevo trovato una terza storia che mi era sembrata perfetta per l'apertura di Mostly Weekly di questa settimana: leggendo qualche commento al CES e al bisogno delle aziende di mostrare prototipi e "concept" (tanto che lo hanno chiamato "Concept Electronic Show"), ho letto anche questi due vecchi articoli in cui si spiegava sia come fa Apple a fare quel che fa sia perché non fa "concept". Cioè, li fa ma solo per uso interno e segreto: ai clienti presenta cose vere che funzionano. Anche perché i concept, frutto delle attività di design, quando poi tre o quattro anni dopo arrivano nelle mani del pubblico, sono stati devastati dagli ingegneri di progettazione e dagli ingegneri di produzione. 

Beh, dopo queste tre possibili aperture, che avevo cominciato a scrivere e poi scartato per vari motivi, ho trovato un articolo su Pocket che ho salvato ma non avevo ancora letto (uno dei quasi duemila che non ho ancora letto). È un articolo doloroso per un appassionato di fantascienza che, per quasi cinquant'anni, ha sempre letto romanzi di genere e si è ben guardato dal frequentare l'ambiente sia degli autori che degli appassionati (i sogni più belli devono restare tali). È l'exposé scritto da Alec Nevala-Lee di una storia che nel settore tutti conoscevano: l'abitudine di Isaac Asimov, il più importante e popolare autore di fantascienza (soprattutto il più prolifico) di toccare fisicamente in vari modi le donne, giovani e meno giovani, con cui entrava in contatto sia nelle convention che sul lavoro o in feste e altri ambiti privati. Asimov, che è morto a 72 anni nel 1992 (di Aids, a causa di una trasfusione di sangue) è stata una celebrità e una figura centrale nella storia della fantascienza americana. La sua abitudine, che Nevala-Lee documenta e argomenta in maniera caustica ma credibile, rappresenta un aspetto della sua personalità che è altrettanto compulsiva quanto il suo bisogno di scrivere (come i castori, che devono tagliare alberi e fare dighe perché i loro denti continuano a crescere e perché non sopportano il rumore dell'acqua che scorre) ma totalmente ingiustificabile. E con la quale bisogna trovare il modo di fare i conti, anche perché l'impatto sulla vita letteralmente di migliaia di giovani donne e sullo sviluppo della fantascienza come "cosa da uomini" passa anche attraverso il ruolo da maniaco sessuale "light" di Isaac Asimov. Peraltro ampiamente giustificato dagli altri uomini e considerato talvolta una "messa in scena" e non una cosa seria.

Quante donne ha spaventato, umiliato e allontanato per sempre dalla fantascienza!

Nevala-Lee, che comunque scrive un articolo avvelenato, costruisce una interpretazione che si basa su Jorge Luis Borges e il suo racconto La muraglia e i libri del 1952 in Altre inquisizioni), in cui lo scrittore argentino narra un paradosso: il primo imperatore cinese Shih Huang Ti ordina fondamentalmente due cose: che venga costruita la Grande Muraglia tutta attorno al suo regno e che vengano bruciati tutti i libri scritti prima del suo tempo. A prescindere dalla verità storica, Borges osserva che i due tratti salienti della personalità dell'imperatore rispecchiano il suo lavoro "che è lavoro della stessa persona e i cui attributi, in qualche modo, sono inesplicabilmente soddisfacenti e al tempo stesso disturbanti". Isaac Asimov è un autore prolifico, abbondante e al tempo stesso un maniaco figlio di un tempo in cui gli uomini potevano "acchiappare" e "tastare" e "abbracciare e baciare" senza che qualcuno potesse dire niente. Asimov si difendeva definendosi "innocuo" e aggiungeva: "Bacio tutte le giovani donne che vogliono un autografo e ho scoperto, con mia grande delizia, che su questa particolare attività tendono a cooperare in maniera entusiasta".

La scelta di Borges è per dire che Asimov aveva un impero, quello della fantascienza, e che il suo ruolo e la sua scelta è stata quella di creare un danno inseparabile dalla grandezza del suo potere e della sua capacità di influenzare il settore. La razionalità, la curiosità e l'immaginazione del suo lavoro hanno cambiato la vita di migliaia di lettori. Le sue molestie hanno creato un tono e influenzato per decenni il mondo della fantascienza nel suo cuore. «Forse – scriveva Borges – Shih Huang Ti ha costruito un muro attorno al suo impero perché sapeva che era fragile, e ha distrutto i libri perché sapeva che erano libri sacri, libri che insegnavano tutto quello che l'universo insegna ovvero erano la coscienza di ogni uomo, Forse l'incendio delle biblioteche e l'edificazione della muraglia sono operazioni che in segreto si annullano l'un l'altra». Forse, non bisognerebbe conoscere mai i propri eroi.


BODY
Ho deciso di limitare fortemente questa sezione, tendenzialmente chiuderla o ridurla a tre segnalazioni, a favore di un articolo di apertura più ragionato. Che ne dite?

La città programmata
Toyota ha deciso di convertire l'area di 70 ettari sulla quale sorgeva una vecchia fabbrica di automobili in un prototipo di città del futuro. La città sarà il posto dove testare le tecnologie che ancora non sono disponibili: dalle auto che si guidano da sole a differenti modi di progettare la viabilità e le strade, dalle smart home alla robotica un po' da tutte le parti, fino a nuovi prodotti per la mobilità. La città, che sarà alle pendici del monte Fuji, sarà pronta alla fine del 2021 e potrà ospitare duemila persone. A dare energia al tutto ci penserà la tecnologia delle fuel cell di idrogeno, sulle quali Toyota lavora per le automobili (la "Mirai", che in giapponese vuol dire "futuro"). L'idea ha senso: l'evoluzione di molte tecnologie adesso passa per delle iterazioni sul campo. Quali informazioni però verranno generate e raccolte? Da chi? Quale privacy per chi vive in quella città? Quali accordi di riservatezza? L'idea era venuta anche a Google, che ha costruito un progetto simile, il Sidewalk Lab di Toronto, seppellito da tonnellate di critiche. 

L'era dell'autarchia per New York City
L'attuale amministrazione della Grande Mela sta pensando a sfruttare le tecnologie per fornire alcuni "servizi essenziali" ai suoi cittadini. Uno è l'accesso universale a Internet (se ne parla da tempo). Il digital divide ricchi e poveri tra le aree urbane dei cinque distretti newyorkesi (Bronx, Brooklyn, Manhattan, Queens e Staten Island) comporta che metà dei newyorkesi poveri non hanno mai avuto internet. Su otto milioni e mezzo di persone, sono quasi due milioni di persone. Assieme agli operatori privati Bill de Blasio vuole portare la connessione a tutti, mobile o fissa che sia. E poi vuole creare una banca online comunalecon una valuta digitale da distribuire tra i cittadini senza conto corrente (in tutta l'America ce ne sono 14 milioni). Questa mossa fa parte dell'idea di utilizzare la blockchain e le criptovalute a vari livelli. Negli Usa oltretutto c'erano le zecche statali che battevano moneta (e lo fanno ancora, ma in modo federato) e quindi non si tratterebbe di un grande cambiamento. 

Ma tu non hai fame?
Nei giorni scorsi si è parlato parecchio sia in Italia che al CES di Las Vegas della carne vegetale: hamburger e altri piatti cucinati usando falsa carne di maiale. Le proiezioni, ne parlavo due numeri di Mostly Weekly fa, indicano un futuro da vegetariani mascherati. Il dubbio viene quando potremo mangiare carne che non è mai stata animale, ma è stata cresciuta in laboratorio (domani saranno fabbriche o semi-allevamenti). Per adesso, si parla anche di pesce, che in passato era considerata la svolta alimentare del pianeta (insieme agli insetti) e invece oggi sta andando a fondo, se mi permettete il gioco di parole. La BlueNalu di San Diego, l'immancabile startup alimentare, ha creato filetti di tonno pinna gialla partendo dalla crescita dalle cellule, cioè senza che ci fosse un animale prima. Dopodiché hanno organizzato un evento per la stampa e gli investitori, cioè uno di quei posti dove si mangia a sbafo, ti fanno la presentazione in PowerPoint e poi si vedono i prodotti, e hanno saltato la terza fase. I prodotti li hanno serviti all'inizio e se li sono mangiati tutti (quelli a cui piace il pesce, almeno). La cosa interessante è che BlueNalu rivendica che i suoi filetti di tonno nati in laboratorio sono la stessa cosa dello Yogurt greco, del ketchup e degli Oreo, tre cose che vengono prodotte in laboratorio-fabbrica. I filetti pinna gialla (che si squagliano se cotti a temperature eccessive) arrivano entro due anni. 

Le regole di Douglas Adams per la tecnologia
Non so se Douglas Adams sia stato il mio scrittore (di fantascienza) preferito, di sicuro è uno dei migliori umoristi che abbia mai letto, assieme a P.G. Wodehouse, e il creatore di idee e ipotesi affascinanti. A suo tempo aveva spiegato quali sono le regole della tecnologia per gli esseri umani, che dovrebbero essere lette e studiate da tutti i tizi delle startup e del venture capital sul nostro pianeta:

  1. Anything that is in the world when you’re born is normal and ordinary and is just a natural part of the way the world works.
  2. Anything that’s invented between when you’re fifteen and thirty-five is new and exciting and revolutionary and you can probably get a career in it.
  3. Anything invented after you’re thirty-five is against the natural order of things.



VIM CORNER
Strumenti per esplorare un modo di caratteri

A prescindere da quale shell si usi, il comando di riferimento nel mondo Unix per guardare il contenuto di una cartella è ls (esiste anche sl come gioco per chi sbaglia sempre a scriverlo) e cd per muoversi su o giù di un livello. Le altre operazioni, in perfetto stile Unix, si fanno concatenando altri comandi. Ma ovviamente ci sono soluzioni integrate nate in altri ambienti (da Amiga a Linux, per intendersi, per non tacere dell'MS-Dos). Vediamone alcuni.

Midnight Commander: è un file manager che viene da lontano. Per la precisione lo crea nel 1994 Miguel de Icaza come versione GNU di Norton Commander ed è veloce e potente, oltre che decisamente maturo. Funzione a pannelli, usa ncurses e S-Lang, permette di fare un po' tutto con i file in maniera facile, ci sono menu e tutto il resto. Non è il mio preferito ma è uno dei più potenti e versatili. 

Ranger: è invece uno dei file manger da console che preferisco. Due motivi: il primo è che è molto veloce, che la sua interfaccia curses è piacevole e consente di vedere in maniera rapida e logica la posizione dei documenti e cartelle utilizzando la metafora delle tre colonne. E l'altro è che volendo si possono usare le scorciatoie di tastiera di Vim, rendendo coerente l'uso della console per chi utilizza l'editor di testo.

Vifm: è ancora più sparato in direzione di Vim, come dice anche il nome. Installando anche il plugin dentro Vim si può praticamente vivere dentro l'editor di testo. Alcune idee piuttosto ingegnose vengono da Mutt, un client di posta come non ce ne sono più.

nnn: è il mio altro grande favorito, senza un motivo particolare se non che, probabilmente, è uno dei primi che ho utilizzato ed è molto facile e veloce. La sua filosofia - type less, do more, wayyy faster – mi piace molto e, sono disponibili una tonnellata di plugin, incluso uno per Vim. Inoltre, funziona alla grande sul Raspberry Pi.

Lf (List files) ha la particolarità di essere un unico binario completamente autocontenuto (niente librerie da aggiornare insomma) ed è parecchio veloce oltre che capace di alcune prodezze come la creazione di condividere una serie di selezioni di documenti tramite istanze multiple del software grazie a una architettura server-client. Dal punto di vista dello sviluppo è relativamente maturo. 

Broot: uno strumento semplice per navigare tra le directory fornisce rapidamente una panoramica anche dei volumi più grandi, permette di localizzare e accedere alle cartelle, manipolare i file, creare scorciatoie, vedere metadati dei documenti e altre cose. Funziona su macOS, Linux e Windows 10 con i subsistemi adeguati. 

NERDTree è sostanzialmente un plugin, non un vero applicativo. Gira dentro Vim e permette di vedere le directory e aprire rapidamente i file. Non è una soluzione che mi piaccia più di tanto (l'idea parte dal comando tree sotto Linux), credo di averlo anche tolto dal mio file di configurazione di Vim da quanto tempo non lo uso. 

Rover non lo amo particolarmente anche se è dotato di quasi tutto quel che serve inclusi i keybindings stile Vim. Credo che il motivo sia semplicemente che sarebbe meglio usarne uno e usarlo molto bene. 

fff: è l'ultimo dei file manager che conosco/uso. Questo è "fottutamente veloce", dice lui. Soprattutto, è fatto con lo scripting della bash, usa i comandi di Vim e rinomina blocchi di file con una modalità stile ranger. Ho convinto personalmente l'autore a metterlo su Homebrew. Non è rivoluzionario ma è simpatico. 

I file, se non sai dove trovarli, allora devi cercarli. Per fare questo si possono usare un paio di altri programmini interessanti.

fzf: è un software semplice e molto potente per ricerche fuzzy: praticamente è uno strumento Unix interattivo per filtrare qualsiasi cosa da qualsiasi tipo di lista. Leggero e portabile, senza dipendenze, va che sembra che sia un missile, e ha il suo bel plugin per Vim ovviamente. 

fd è l'alternativa veloce e semplice al comando di sistema su Unix, find. Fa cose interessanti soprattutto come configurazione di partenza e va molto veloce. 

(Per indicare come usare un comando in maniera più essenziale, anziché fare riferimento alle pagine manho utilizzato TLDR, che è un buon sistema, anche se rende pigri e non fa capire)

(Per chi usa macOS, è inutile che dica che è necessario installare Homebrew e fare tutto partendo dal gestore di pacchetti open source)


 

Non ne usciremo mai – Foto © Antonio Dini
 


TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

  • Technocrime and Criminological Theory a cura di Kevin F. Steinmetz e Matt R. Nobles affronta il tema della criminalità tecnologica (che è cosa parzialmente diversa dalla cultura degli hacker, vedi sotto) e lo fa indagando le teorie tradizionali e quelle più radicali che possono essere trovate per spiegare il cambiamento in atto nella nostra società: teoria femminista, teoria dell'apprendimento sociale, postmodernismo. Alla fine, cos'è il tecnocrimine? Il dibattito è aperto.
  • The Hacker Manifesto di The Mentor. Su Phrack del 1986, l'ezine underground dedicata al mondo hacker, Loyd Blankenship, conosciuto come The Mentor, pubblica il suo breve saggio intitolato The Hacker Manifesto (poi verrà ribattezzato La coscienza di un hacker). È uno dei testi più importanti della cultura digitale underground, diventa uno dei più diffusi e importanti manifesti degli anni Novanta per il movimento dei giovani che scoprono che con i computer si possono fare moltissime cose, non solo usare Excel. In generale i 67 numeri di Phrack costituiscono il corpus di una delle ezine storiche più interessanti che si possano leggere.
  • DarkMarket: How Hackers Became the New Mafia di Misha Glenny. L'autore di McMafia racconta la cultura hacker meglio di molti altri. Il libro è di un po' di tempo fa ma molto valido per ricostruire una traiettoria che attraversa il secondo dopoguerra e che è diventata una delle correnti culturali più influenti e fraintese del nostro tempo: scritto in forma narrativa ed evocativa, unisce l'analisi a un notevole sforzo di caratterizzazione della psicologia delle persone coinvolte.



TSUNDOKU POETRY ROOM
La stanza della poesia di Mostly Weekly

Ivan Tresoldi, il poeta dei graffiti su La Stampa. Secondo me c'entra niente con la street art: la poesia di strada è un genere con una sua dignità artistica e politica (come se le due cose potessero essere separate l'una dall'altra) e al suo afflato rivoluzionario o contestatorio mette anche una interpretazione semiologica della città come mediatore di senso tra gli animali sociali umani. C'è però chi la vede lecitamente in maniera differente: "L’arte di strada è sempre esistita ma si sviluppa a livello poetico con la “Acción Poética” nel corso degli anni ’90 in Cile, corrente che viene portata in Italia grazie all’intervento di Ivan Tresoldi nel 2002-2003". 


I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.


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