March 08, 2020

[Mostly Weekly #53] Il bene comune

Mostly Weekly #53

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)

A cura di Antonio Dini
Numero 53 ~ 8 marzo 2020 




“The Art of Cartography attained such Perfection that the map of a single Province occupied the entirety of a City, and the map of the Empire, the entirety of a Province” - Jorge Luis Borges 



In questo numero:
Head
Body
Vim Corner
Tsundoku Regular
Tsundoku Poetry Room



(Anche questa settimana complicata, siamo sempre in versione minimale)

 

 

Via tutto a prezzo di costo – Foto © Antonio Dini


HEAD
Lavoro di squadra
Sono almeno dieci anni che soprattutto i big del tech spingono sul pedale della "collaboration", dell'utilizzo delle tecnologie digitali per lavorare insieme magari anche a distanza. Sviluppano software, disegnano template e modelli d'uso, e poi li vendono alle aziende o convincono gli individui a seguire le interfacce e i flussi di lavoro studiati per risolvere problemi astratti, facilmente presentabili durante la vendita del prodotto e quindi assolutamente "facili" perché orientati a dimostrare la validità delle soluzioni. È sbagliato, a mio avviso (e non solo mio). Come mi diceva tempo addietro una amica dirigente di una azienda americana con sedi in tutto il mondo, la prima cosa è costruire il processo, e solo dopo si scelgono gli strumenti software adatti o da modellare per adattarli al processo. E non il contrario. 

Tutto questo mi viene in mente mentre preparo le lezioni che da domani terrò tutte le mattine per due settimane a un gruppo di studenti universitari. Lezioni a distanza. Usando uno strumento software pensato palesemente per fare altro. Soluzione in emergenza causa coronavirus, certo, con didattica da reinventare al volo. Perché no: ci impegniamo tutti per fare il meglio possibile. Il problema è che si fa in modo sbagliato, sempre a mio avviso. 

Ci sono mille software per collaborare e altri diecimila opzioni per il sottoinsieme della didattica a distanza, con centomila opzioni, un milione di possibili combinazioni. E la tremenda sensazione che, sia per la scuola che per il lavoro, non siamo andati verso quel che serviva per dare gambe a un complessivo ripensamento di come fare queste cose a distanza. Cavolo, non abbiamo neanche ripensato seriamente a come fare il normale lavoro o l'insegnamento utilizzando il digitale. Ci sono stati cambiamenti profondi, certo. Perché invece siamo andati verso quello che le software house grandi e piccine riuscivano a produrre, condizionate dai propri prodotti precedenti e dagli schemi mentali che si sono costruite nel tempo. E soprattutto quello che volevano vendere, cioè che ritengono convenga loro. 

Siamo arrivati al 2020. Sono passati ben 52 anni dalla "madre di tutte le demo", la presentazione che Doug Engelbart (un personaggio la cui vita è un catalogo pressoché completo delle invenzioni digitali del XX secolo) fece l'8 dicembre del 1968 (video). La demo venne fatta utilizzando computer, mouse, proiettore, sovrapposizione del viso del conferenziere con il contenuto delle slide (ancora oggi non si riesce a pensare di farlo), interfaccia a finestre e tutto quello che ci si potrebbe aspettare sia pronto con lo schiocco delle dita. Invece, non riusciamo ad avere un sistema per fare una lezione a distanza con volto, voce, lucidi, presenza e gestione della classe che sia intuitiva, facile da usare e magari anche gradevole. E tantomeno una riunione con cinque o sei persone che non si trasformi in un incubo dadaista, con gente stralunata che mastica pop-corn addosso al microfono acceso, webcam che inquadrano angoli di occhio o immagini di prigionieri dei talebani in attesa di riscatto; o, i miei preferiti, i corrispondenti da Scasazza in attesa di collegamento. E sopra tutto, un generale caos nella condivisione dei documenti, tecnici che forse avevano la qualifica di braccianti ma certo non quella di esperti software, il senso profondo di essere finiti sul pianeta sbagliato prigionieri di alieni drogati. 

Lo so, sono problemi da primo mondo, perdipiù di nicchia, mentre stanno succedendo altre cose ben più preoccupanti. Però continuo a pensare che una civiltà che non presta attenzione e non valorizza il lavoro di chi si prepara i più giovani per il prossimo cambio di guardia, insegnando loro quel che è importante sapere nel modo più adatto, è profondamente sbagliata, oltre che profondamente nei pasticci. 


BODY
Quel prozio che non sapevi di avere
Una lontana ascendenza umana potrebbe essersi incrociata con gli antenati dei moderni africani occidentali, contribuendo in modo significativo al loro patrimonio genetico. In passato esistevano altri lignaggi umani come i Neanderthal e i Denisovani. Il DNA di Neanderthal costituisce circa l'1,8-2,6% dei genomi degli umani moderni al di fuori dell'Africa, e il DNA dell'uomo di Denisova costituisce il 4-6% dei moderni melanesiani. Si stima che il 2-19% del DNA nei membri di alcune tribù in Africa provenga da un lignaggio umano sconosciuto. Il lignaggio fantasma probabilmente si discostò dagli antenati Neanderthale dagli umani moderni almeno 1,02 milioni di anni fa.

Dalla Germania con furore
La vita è una cosa complicata. Però ci si può rilassare con della buona musica. Da qualche anno, in maniera sotterranea, sta esplodendo un gruppo musicale tedesco che fa cover altrui. Con il nome del chitarrista, Martin Miller, fanno cose egregie su YouTube, come questo medley dei Toto e quest'altro dei Queen (ma ne hanno messi su una tonnellata, anche di canzoni singole). Grandi musicisti, notevolissima chitarra, bella idea di ripresa e di regia, notevole davvero la cura nel mix del suono, le voci sono belle. E quel batterista mancino, mio dio quel batterista mancino!

Vim Corner
Un'interfaccia a riga di comando grafica?
Le CLI sono potenti e l'immissione di testo è prevedibile e costante. Sebbene le CLI siano efficienti, gli utenti devono memorizzare un sacco di comandi per poterli utilizzarli al meglio. Le GUI risolvono molti di questi problemi rendendo le cose più facili, ma possono diventare complesse e i programmi possono facilmente diventare giganteschi, mentre gli sviluppatori cercano di stipare funzionalità ovunque. Molti programmi sono diventati così disordinati che è più facile cercare le cose usando una ricerca testuale nel menu "Aiuto" che attraverso la navigazione della GUI. Una innovazione viene indubbiamente dagli assistenti vocali, che sono però un equilibrio piuttosto insicuro fra input ispirati alla CLI e output ispirati alla GUI. 

Al fine di rendere le CLI più accessibili per gli utenti, dovrebbero essere utilizzabili con il mouse, i comandi dovrebbero essere visibili e l'output dovrebbe supportare contenuti multimediali e interattivi. Arriviamo al dunque: le CLUI, Command Line User Interface. L'esempio è Repl.it: una interfaccia ampliabile che unisce GUI e CLI, in cui è possibile digitare direttamente un comando oppure ottenere suggerimenti per altri comandi. Se ne parla abbondantemente qui. Funziona come un albero decisionale, guidando gli utenti ai singoli comandi. L'aggiunta di funzionalità è semplice paragonabile (dicono loro) ad aggiungere dei comandi nel backend. Non ho provato l'app (c'è una demo dell'applicazione) e ho molte perplessità, anche perché la maggior parte delle IDE sono fatte in maniera simile. Però l'idea non è male. 

Regex 101
Non mentite: so che ne avete bisogno. Ci avete provato per dritto, per rovescio, con calma, con esempi, studiandone la teoria, arrabbiandovi, cercando disperatamente lo snippet giusto su Stack Overflow. Vorreste grokkarle ma ancora non ne masticate abbastanza. La soluzione per dominare e soprattutto per utilizzare le espressioni regolari (che servono se sono una lingua attiva, non solo una lingua passiva) sono quelle che permettono di comporne di nuove a seconda del contesto. E magari capire quel che state facendo mentre lo fate. Questo sito vi permette di scrivere le vostre espressioni regolari e testarle su stringhe di testo, e genera delle spiegazioni della regex che state scrivendo mentre la state scrivendo. C'è anche una bella guida con i token delle varie categorie: Anchors, Meta Sequences, Quantifiers, Group Constructs. Comunque, se non vi viene, pazienza: si vede che la vostra testa non funziona così.

 

Relax sulla tolda del Titanic – Foto © Antonio Dini



TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

Altri brevi consigli di lettura un po' stranianti, adatti al tempo del coronavirus:

Solitudine di Mattia Ferraresi
Nella testa del Dragone: Identità e ambizioni della Nuova Cina di Giada Messetti
Lo spirito della fantascienza di Roberto Bolaño,
Storie della tua vita di Ted Chiang 


TSUNDOKU POETRY ROOM
La stanza della poesia di Mostly Weekly

L'adolescenza dell'oblio di Kikí Dimoulá è un piccolo tesoro praticamente introvabile (l'editore è Crocetti, ma secondo me si trova più facilmente in greco o in francese). L'autrice è la più importante poetessa greca ed è scomparsa lo scorso 22 febbraio a 88 anni (l'ho scoperto pochi minuti dopo aver spedito Mostly Weekly della scorsa domenica). Impiegata per tutta la vita la Banca Nazionale greca è stata anche la prima donna ad essere pubblicata nella serie di poesia di Gallimard. Potentissima, capace di rivoluzionare le parole, centrata sul senso di dissoluzione esistenziale del dopoguerra, è anche la poetessa della speranza e del buon senso. Avremmo molto bisogno di lei, in questi giorni. 


I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.



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