March 22, 2020

[Mostly Weekly #55] Beata solitudo, sola beatitudo

Mostly Weekly #55

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)

A cura di Antonio Dini
Numero 55 ~ 22 marzo 2020 

 



"You never change things by fighting the existing reality. To change something, build a new model that makes the existing model obsolete." – Buckminster Fuller 




In questo numero:
Head
Body
Vim Corner
Tsundoku Regular
Tsundoku Live
Tsundoku Poetry Room


 

Orizzonti remoti – Foto © Antonio Dini




HEAD
Il giorno del ritorno alla "normalità"

Siamo tutti chiusi in casa (o dovremmo esserlo). Per questo è come un messaggio in bottiglia la lettera che Felice Accame, intellettuale e saggista, ha mandato al mio amico Leo, mio compagno di merende fotografiche. Ha però un valore che io non saprei creare nella situazione attuale: non ne capisco niente di virus, epidemiologia, sanità e di molte altre cose di cui siamo diventati tutti all'improvviso esperti. Mi limito ad ascoltare e cercare di raccontare quel che ho raccolto. E nelle messe di questa settimana il frutto che nutre di più secondo me è proprio questa lettera.


Caro Leonardo, 

non credo di poterle esprimere opinioni che non siano già ovvie. Io ho seguito con apprensione l'avvio del virus fin dal 31 dicembre, perché da anni – bastava leggere i libri degli epidemiologi – si sapeva che qualcosa del genere – che ha un suo ciclo nella storia del pianeta – sarebbe prima o poi arrivato. La globalizzazione economica e il modello di sviluppo occidentale hanno promosso e favorito il fenomeno. Gli antiallarmisti, poi – untori a favore dei potentati economici – hanno fatto il resto. Trovando un terreno fertile in Paesi ormai dediti all'aperitivizzazione della vita da anni – come l'Italia e, poi, la Spagna. Il caso cinese dovrebbe indurci ad un minimo di ottimismo. Però a prezzi che fino ad ora noi non siamo stati disposti a pagare: Umberto Eco ha scritto L'elogio di Franti non quello di Enrico Bottini. In Cina Franti sarebbe già stato "corretto" da tempo. 

L'ottimismo può solo venirci dalla considerazione dei tempi. Se loro se la sono cavata discretamente in due mesi, da noi ne occorreranno almeno quattro. Nel frattempo possiamo contare sia sul miglioramento delle cure (il tocilizumab e altri medicinali contro l'artrite reumatoide, probabilmente, funzionano meglio dei cosiddetti "antivirali"; gli antibiotici potranno essere usati con miglior cognizione di causa) e sia sulla preparazione di un vaccino. Tuttavia, il pericolo costituito da questo virus rimarrà a lungo e mieterà la vita di molte persone dal sistema immunitario più debole. Troppi sono i costituenti del nostro modello di sviluppo da cambiare: pensi all'inquinamento delle grandi città ed alla funzione favorevole al virus svolta dal PM10 – traffico automobilistico, mezzi di riscaldamento, spostamenti di massa, turismo (quando, almeno trent'anni fa, mettevo in guardia dall'ideologia turistica la gente rideva – e temo che, tra qualche mese, tornata di riffe o di raffe una relativa normalità, riderà ancora). 

Come scrivevo nei giorni scorsi in qualche disperato "messaggio in bottiglia" (metafora ormai inadeguata per eccesso di ottimismo: un messaggio in rete ha meno probabilità di raggiungere un destinatario), quel giorno – il giorno del ritorno alla "normalità" – non vorrei esserci perché la rabbia e il dolore per la nuova ondata di ebbrezza mi umilierebbero – come individuo, innanzitutto, e poi come membro di una specie. Non riuscirei a sopportare la sorridente e disinvolta sicumera degli statistici: per me un morto ha lo stesso diritto alla mia pena di mille – e se avesse avuto novant'anni e vari problemi polmonari non lo riterrei meno importante di chiunque altro. 

Spero di non averla intristita troppo. 

Un caro saluto 

Felice Accame



BODY
Capire quel che un giorno lascerai per capire cosa abbiamo lasciato        
Un figlio scrive al vecchio padre oramai ammalato e incamminato nel suo ultimo viaggio. Per consolazione di un senso di infelicità che assedia l'anziano, il giovane figlio gli rimanda un testo di Michel de Montaigne (1533-92), il filosofo e politico francese, sulla solitudine. È un brano importante, costruito attorno alla capacità di stare nella vita ma con un distacco parziale che preservi il nocciolo della nostra essenza. Esattamente quello che il vecchio padre non capiva. O forse è il figlio che non ha capito né il padre né Montaigne? In questo passaggio di Dorian Rolston il senso di un problema più ampio: capire la vita per accettare un giorno di lasciarla: 

«When my dad emailed back, misreading Montaigne in just this way, he nonetheless conceded that the passage I’d sent him was ‘thoughtful’. But not, he added ‘surprising’, as ‘Many writers nowadays speak of personal space, meditation, being alone at times, and so on.’ He went on to say how there was a difference between voluntary and involuntary solitude. ‘Many of us, as we age, become too much involved in that space.’ It’s not just the confinement but the loss of all able-bodied experience that they’re missing out on, and my dad (as ever) listed them: going to the market, dancing, seeing family and friends – precisely the things that Montaigne cautioned his readers not to count on for happiness.»


La (in)sostenibile leggerezza della tecnologia
Anni fa mi aveva affascinato la storia di due imprenditori-maker-designer che si erano decisi a creare una startup che non vuole crescere. Una scelta programmatica: niente crescita, niente aumento del personale. Non ritrovo il link nel milione di cose che si affollano nel mio computer e nei vari motori di ricerca, ma se lo pesco lo condivido nei prossimi numeri di Mostly Weekly. I due lavoravano da due città americane diverse, ognuno a casa sua, e creavano cose nuove con leggerezza calviniana. Adesso quest'altro articolo affronta un tema parzialmente differente. Cosa succede quando sei piccolo? Perché il software fa la differenza, ma cosa vuol dire? Ci sono altre due persone, una startup, e ben 28 strumenti software diversi, per un totale di 227 dollari al mese (pochissimo, molti sono freemium e basta la versione base). Il conteggio degli strumenti software usati però può solo aumentare, sostengono i due. Perché presto aumenterà anche il numero delle persone. Ma molti dei nuovi ruoli non serviranno effettivamente a fare qualcosa di più o di meglio. Verranno assunte alcune persone che faranno lavori inutili, che tendenzialmente complicano e rendono solo più burocratico l'ambiente di lavoro. Bullshit jobs, insomma: lavori inutili. 



Vim Corner

Un caro amico, che è anche ingegnere edile, ha scritto dei balconi al tempo del coronavirus


Fuori come un balcone             
(da leggere con Out on the weekend di Neil Young come sottofondo). 

Da progettista non mi sono mai piaciuti i balconi, un po’ perché all’esame di Caratteri di Architettura Tecnica e a quello di Composizione ci avevano messo in guardia da aggiungere “orribili cassetti aperti” (cit. Arch. Cuppini) agli edifici, un po’ perché in fase di calcolo e costruzione i balconi sono un vero accidente con il comportamento a mensola, il dover inserire le forcelle da far uscire dal tavolato e pure per i famigerati ponti termici che ora costringono a rivestirli o a trovare soluzioni meccaniche inusuali e costose. 

Ma la cosa che era più terrificante per un progettista era la norma che impediva che la loro larghezza fosse superiore ad quarto della distanza tra il confine e l’edificio e così in lottizzazioni in cui tutte le unità abitative erano predeterminate con una profondità di 10-12 metri e 5 metri dal confine i balconi nascevano tutti uguali con una sporgenza di 1,25 metri che tolto l’immancabile parapetto si riduceva a 1,15 metri che praticamente puoi arredare con poco più di uno stendipanni. 

Ora in molti comuni i tempi sono cambiati, si può andare molte volte in deroga alla distanza e si realizzano parapetti in vetro o intelligenti ringhiere “bombate” ma di balconi larghi 1,25 metri ce ne sono, in parte anche per mia responsabilità, tantissimi, brutti, che portano ponti termici ma… porca pupazza ci sono! 

E ringraziamo quei cassetti orribili perché in questi giorni e in quelli che verranno in cui dovremo stare chiusi nel nostro piccolo appartamento, possiamo ancora prenderci una boccata d’aria, farci chiudere fuori da una moglie che non ci sopporta più, spedire i bambini a giocare in uno spazio in cui possono dipingere sbrodolando il pavimento oppure appoggiarci al parapetto per guardare il cortile vuoto o la strada davanti casa senza auto, a respirare una mezza aria di primavera. 

W i balconi! 

Settimio Perlini



quadsort
quadsort è un merge-sort (algoritmo per fusione: cioè l'algoritmo per ordinare una lista che funziona ordinando sottoliste e poi fondendole) stabile, non-ricorsivo basato su quattro scambi. Molti algoritmi per fare sorting usano uno scambio binario, dove cioè due variabili vengono ordinate usando una terza variabile temporanea. Lo scambio quadruplo è ingegnoso: ordina quattro variabili per volta usando quattro variabili temporanee. Il risultato è un algoritmo di ordinamento molto più veloce. Ci sono anche dei benchmark che a quanto pare lo confermano. 




Chiusi in casa, ognuno intento a coltivare le proprie passioni e le proprie ossessioni – Foto © Antonio Dini




TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

Capricci del destino di Karen Blixen è l'ultimo libro pubblicato in vita dall'autrice e contiene cinque tra i suoi racconti più significativi. Sono storie che spaziano su tutto il pianeta: dalla Persia alla Norvegia, dalla Cina alla Danimarca. Però sono legate dal tema delle contrapposizioni: fantasia e realtà, immaginario e concreto. La Blixen è un'autrice complessa, criticabile, ricchissima, da leggere.
Il malpensante di Gesualdo Bufalino è una raccolta di aforismo pubblicati nel 1987. Un libro che raccoglie tutto, dai malumori alle note, dalle goliarderie agli aforismi. Un lunario dell'anno che fu ricco e complicato.
Il settimo giorno di Yu Hua è la storia di un viaggio nell'aldilà del protagonista del romanzo, cinese della Cina non democratica ma capitalista di oggi, asserragliata nel desiderio e nella malversazione. È anche una prova d'autore e un modo per farci prendere le misure con la grande narrazione che lentamente ma in maniera costante sta arrivando dall'Oriente, come una specie di piano Marshall sottosopra ma ugualmente potente ed efficace. 
 

TSUNDOKU LIVE
Giusto quel paio di vecchi classici che vale la pena ascoltare ancora

Badge 2020 di Eric Clapton e Ronnie Wood è una delle canzoni suonate al Tribute to Ginger Baker Eventim Apollo Hammersmith del 22 febbraio in onore del batterista dei Cream. La lineup di Eric Clapton and Friends è composta ovviamente da Eric Clapton con Paul Carrack, Chris Stainton, Sonny Emory, Steve Gadd, Willie Weeks, Katie Kissoon e Sharon White. Gli ospiti: Steve Winwood, Roger Waters, Nile Rodgers, Kofi Baker, Kenney Jones, Henry Spinetti, Will Johns. E Ronnie Wood, che compare in questa versione di Badge registrata malissimo e che sembra più ubriaco che altro.

Live alla Radio Svizzera Italiana (1981) dei Matia Bazar è un concerto storico. Anche perché ha visto la migliore formazione del gruppo ligure, con una Antonella Ruggiero nella migliore forma possibile (la sua voce ha lasciato un imprinting su almeno due generazioni) e svela le sonorità pop sperimentali e progressive dei Matia Bazar. Da piangere per quanto è un bel concerto. 

Uno di Little Big. Che altro dire se non che "Little Big will represent Russia at the Eurovision Song Contest 2020 in Rotterdam with the song Uno". (E poi si scopre che in Russia c'è anche un Letterman Show



TSUNDOKU POETRY ROOM
La stanza della poesia di Mostly Weekly

Foglie d’erba di Walt Whitman è una raccolta di poesie composta per la prima volta nel 1855 e poi costantemente ampliata dal poeta americano. Una raccolta che è vitale e materiale, ferina, sensuale, estatica, allegra, speranzosa. Tutto assieme, in un turbinio di vita che ci ricorda che degli antichi non era solo l'essere seri ma anche, essendo viventi come noi, gli altri stati d'animo che trovano albergo nel nostro animo così come lo trovavano nel loro. Questa edizione con testo inglese a fronte è secondo me ancora più interessante perché ha una postfazione di Harold Bloom, e un saggio di Henry David Thoreau. 


I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.


::END::


Ti è piaciuta? Inoltrala a chi potrebbe essere interessato.
Se l'hai ricevuta, qui puoi iscriverti
Se vuoi cancellarti (subito, rapidamente e per sempre) il collegamento invece è più sotto.
Qui invece c'è l'archivio dei numeri passati
Buona domenica!