June 07, 2020

[Mostly Weekly #66] Quando m'apparve l'aurora dalle rosse dita

Mostly Weekly #66

Quando m'apparve l'aurora dalle rosse dita

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)

A cura di Antonio Dini
Numero 66 ~ 07 giugno 2020 




“Learn from yesterday, live for today, look to tomorrow, rest this afternoon.” 

– Charles M. Schulz 



In questo numero: 

  • Head
  • Body
  • Tsundoku Regular
  • Tsundoku Live
  • Tsundoku Poetry Room
  • Ludologia



New Normal – Foto © Antonio Dini
 

HEAD

‌La spada e la pistola
Sono convinto che gli strumenti hardware e software che utilizziamo siamo fondamentale per le nostre attività e per la nostra capacità di realizzarle. Ma sono altrettanto convinto che gli strumenti sia una conseguenza. Invece, il primo passo deve essere il metodo e la strategia di utilizzo. Poi, certo, se duelli con una pistola invece che con una spada, cambia tutto. Ma non bisogna farsi definire dallo strumento, piuttosto bisogna sceglierlo seguendo la nostra intenzione. Prendo come scusa per articolare un ragionamento più ampio uno strumento interessante che sta attirando attenzione in rete: Roam Research, qui spiegato in una lunga intervista video dal suo creatore. (qui la demo di come funziona).

Roam è uno spazio di lavoro online per l'organizzazione e la valutazione delle conoscenze. Il sistema è basato su un digrafo (un tipo di grafo orientato), che lo libera dai vincoli della classica struttura ad albero dei documenti. Gli utenti possono remixare e collegare le idee in più gerarchie sovrapposte. Ogni unità di informazioni diventa così un nodo in una rete dinamica. Ogni nodo può occupare più posizioni contemporaneamente, trasmettere informazioni attraverso relazioni definite e popolare i cambiamenti nel grafo. Con le ponderazioni assegnate alla forza delle relazioni tra i nodi, Roam diventa anche uno strumento per l'inferenza e il processo decisionale bayesiano. L'obiettivo finale è estendere il sistema al ragionamento collaborativo, consentendo a un gruppo di costruire mappe mentali condivise e prendere decisioni più rapide e meglio informate.

Come potete immaginare, prendere appunti e trovare uno spazio dove fermare i propri pensieri, addirittura dove "pensarli", è uno dei due grandi temi sull'utilizzo dell'informatica classica, assieme a quello della comunicazione mediata dal computer (ad esempio, i modi con i quali si può usare Internet per mettere in contatto le persone). Douglas Engelbart nel 1962 ha scritto Augmenting Human Intellect, continuando quanto già scritto nel 1945 da Vannevar Bush con As We May Think sull'Atlantic Monthly, creando una delle basi concettuali per gli ipertesti e l'iperconnettività che è alla base del web di Tim Berners-Lee e altri. Un senso che peraltro si è perso, essendosi il web trasformato prevalentemente in uno strumento di comunicazione e interazione più che di archiviazione e organizzazione della conoscenza. 

Nella ricerca di metodi e strumenti si trova un po' di tutto. E l'attuale ciclo di transizione verso una informatica diffusa nel cloud, anziché centrata sulla memoria presente nei dispositivi personali, rende la possibilità di costruire il proprio "cervello esterno" più complessa oltre che esposta a formati proprietari ancora meno visibili e gestibili di quelli ad esempio creati in passato da Microsoft & C. per tenere gli utenti prigionieri nei propri tipi di documenti e quindi nei propri prodotti. Ci sono due considerazioni ulteriori, secondo me. 

La prima è che gli strumenti digitali sono commodity, dovrebbero cioè essere interscambiabili. Tuttavia, fanno assunzioni sul modo con il quale gli utenti li utilizzeranno e queste dettano e in qualche modo determinano il modo di lavoro (nell'esempio: con la pistola ci si aspetta un approccio diverso da quello con la spada). Questo sarebbe naturale, e dovrebbe essere anzi utile: se capisco chiaramente cosa offre lo strumento posso scegliere quello che mi è più utile al momento della bisogna. Il problema è un altro: chi produce gli strumenti vuole venderli, e quindi fa un grande sforzo commerciale per renderli facilmente fruibili e aperti a "usi tipici", che non sono altro che modelli preconfezionati che spesso si sostituiscono alle intenzioni o alle strategie degli utenti. Cioè, è più facile che ci adattiamo noi a vivere dentro i modelli anziché scegliere lo strumento giusto al nostro modo di pensare e lavorare sulla base dei modelli che abbiamo a disposizione. Qui c'è quella che chiamo la "scelta di gregge": se molti usano Excel, cioè il formato xlsx, allora tutti dobbiamo usarlo, per essere compatibili. La stessa cosa accade con Whatsapp o con Wordpress.

La seconda considerazione è l'importanza delle metafore per comprendere ma anche per determinare il funzionamento degli strumenti. L'utilizzo delle informazioni in formato digitale è stata a lungo tempo costretta all'interno di metafore comprensibili per gli utenti, basate sull'analogia con i documenti e le cartelle, files & folders: le informazioni (parlando di sistemi per prendere appunti) sono contenute ciascuna in una nota, e al limite duplicate in più note. L'approccio di strumenti come Roam Research è invece centrato sull'idea dei backlinks, quella cosa che Ted Nelson aveva immaginato ma Tim Berners-Lee non ha messo nel web: la possibilità che una informazione possa essere in più posti sempre collegati tra loro non in un solo verso. In questo modo cambia tutto. Lo strumento allora non è più irrilevante? In una (apparente) contraddizione con quello che scrivevo sopra trovo la mia personale risposta nell'idea che lo strumento diventi importante quando c'è una discontinuità, quando l'uno è sostanzialmente differente dagli altri. L'automobile dal cavallo, la pistola dalla spada.   


BODY

Sull'amore e altre ipotesi di felicità
Quella fantastica tristezza che abita lo spirito degli slavi, e dei russi in particolare (per tacer dei polacchi) è al centro di questo breve spezzone del documentario Lyubov: Love in Russian (2017) in russo, sottotitolato in inglese. La scrittrice e premio Nobel bielorussa Svetlana Alexievich indaga l'amore, la felicità, l'incapacità di vivere dentro un sentimento che è come una casa piena di stanze chiuse le cui chiavi non ci sono familiari. Non sappiamo come fare. E, una generazione dopo l'altra, diventiamo sempre meno consapevoli. Comunque, a guardare quelle case, quegli interni, quelle distese di palazzoni, si capisce che un certo malessere non può che essere la norma. 

Urbanesimo e no
C'è evidentemente un problema con gli Stati Uniti. A parte Donald Trump (ma si può mettere da parte?) e a parte le sommosse che ci sono nel Paese per la morte di George Floyd, c'è qualcosa di più profondamente sbagliato, che viene fuori da tanti piccoli particolari. A partire da questo articolo che spiega il sistema legale grazie al quale la maggior parte dei poliziotti americani la facciano franca nel caso di violenze ai danni di cittadini

Dord
Divertimenti lessicografici: la storia dell'unica "ghost-word" del Merriam-Webster W2, cioè del Webster's New International Dictionary, Second Edition

Il talento è raro
DeepMind 4, gamers 1. È questo alla fine il punteggio registrato dagli scontri fra team opposti, uno fatto da istanze separate del laboratorio di Google per l'intelligenza artificiale DeepMind e l'altro da videogiocatori non si sa quanto esperti, nel multiplayer del videogioco Quake III Arena modalità capture the flag. Che è un gran gioco e che per mia esperienza so che ai tempi era popolato da ragazzini che sembravano macchine per la morte aliene. Forse dovevano far giocare loro contro la squadra dei DeepMind, e non le pippette del laboratorio. Dopotutto, da Ender's Game sino a The Last Starfighter e ritorno, l'idea è che quello bravo ai videogiochi non è che si trova proprio all'angolo di strada. Vale qualcosa. Ah, parlando di Ender’s Game e del suo autore, Orson Scott Card, c’è questo vecchio articolo di Wired che non va dimenticato: Mentor, Friend, Bigot

Start-up
Volete lanciare un'app? Cioè, sul serio? Nel 2020 pensate che ci sia bisogno di una app in più? E pensate di essere in grado di fare un buon lavoro, innovativo e tecnicamente significativo? Ecco a voi una guidaper muovere i vostri primi timidi ma decisi passi. 

Generatore di navi spaziali
Un mio amico si paga da vivere realizzando illustrazioni per copertine di libri di fantascienza generate con la computer grafica. Un sacco di navi spaziali. Non so se apprezzerebbe l'utilità oppure odierebbe l'idea di questo script che genera in maniera procedurale astronavi tridimensionali. E già che ci siamo, qui si può scaricare una tesi di laurea di una studentessa canadese alquanto intrigante: tutte le convenzioni adoperate dai creativi per realizzare le navi spaziali che vediamo in film e telefilm. Se il mio amico fosse anche un po' informatico, gli direi di cominciare da qua.

Messaggi
Apple gioca sempre più nel mondo dei servizi erogati via cloud e ha una posizione di equilibrio molto difficile. Alcune cose sono solo sue, ad esempio Facetime e iMessage, e altri invece sono condivisi (Musica, Apple Tv). La spiegazione del perché tenere sulla propria piattaforma alcuni servizi è complessa e discutibile: ho argomentato per Facetime sulla Stampa, ma qui c'è un progetto oramai abbandonato che era interessante: portare Messaggi su Windows. 

Gli alias
Uso pochi alias, anche perché uso poco la riga di comando e non sono affatto fluido. Comunque, ho molte perplessità: creare troppi alias che gestiscono funzioni molto complesse rischia di creare una memoria fuorviante e rendere meno flessibili alcune operazioni. Ma non ne sono del tutto convinto. Comunque, parlare di alias come se ci fosse un'unica strategia e tipologia di azioni è molto limitativo. Questo ripassofornisce alcuni chiarimenti che sono anche un buon punto di partenza. 

Pipe Dreams
Se invece preferite, perché non parlare delle "pipeline", le serie di comandi incolonnati da quel simbolo verticale (la "pipe") che viene utilizzato sulle macchine Unix per passare un flusso di testo da un applicativo a un altro. Qui si spiega come funzionano e come fare una pipeline. Gli esempi sono divertenti e riportano bene secondo me la filosofia di Unix, che è quella di creare software semplici e facilmente estendibili tramite altri pezzetti di software. La regola infatti è che i programmi devono fare una cosa, farla bene ed essere in grado di lavorare tra di loro utilizzando una interfaccia comune: il flusso di testo. È una coppia di principi molto semplici che hanno reso Unix potente, flessibile e importante. 

Tools
Breve carrellata di strumenti forse utili. Per le scuole, Github ha lanciato il suo Classroom, che è uno strumento software via cloud per gestire e organizzare le classi scolastiche in modo semi-automatico: dicono non sia male. C'è poi git-fuzzy, che è uno strumento da riga di comando per gestire git che utilizza fzf e che pare sia notevole. Invece, vimwiki è uno strumento per organizzare un wiki personale attorno e con Vim: un insieme di documenti di testo collegati tra loro e con una sintassi particolare. Infine, uno app per macOS che sto usando da qualche settimana: MonkeyMind, permette di creare elementi di liste di cose da fare direttamente nella barra dei menu senza uscire dal programma che si sta usando: la trovo semplice ma molto utile. 



It's raining again – Foto © Antonio Dini
 

TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

Incantati dalla rete. Immaginari, utopie e conflitti nell'epoca di Internet di Carlo Formenti, uscito nel 2000, è uno dei primi libri italiani "intelligenti" che lessi su Internet, il digitale e la trasformazione che stava operando nella nostra società e nelle nostre vite. Carlo Formenti è uno dei giornalisti, docenti universitari e intellettuali più fini nell'analisi della prima, grande ondata di trasformazioni sociali che è stata generata dall'informatica e dalle reti. Rileggendolo oggi si trovano molte cose superate, ma il libro è comunque ancora singolarmente valido. 

Voyage au bout de la nuit di Louis-Ferdinand Céline è del 1932 e ha fatto conoscere un grande scrittore capace di esprime le tensioni, la complessità, gli orrori e le smorfie in una forma sbalorditiva e con uno stile da subito unico e inconfondibile. Affresco di un'epoca, grido anarchico di rivolta, ma anche libro comico, in cui farsa e tragedia si mescolano in continuazione. Ha mandato in soffitta tutta la letteratura precedente in un unico, maledetto e meraviglioso colpo. 

Yadorigi: A Village in Portraits di regista Eiji Iwakawa. Il coronavirus ci fa ripensare agli spazi che abitiamo e ci fa chiedere: perché restare nelle costose città del nord se finalmente la rete sociale e digitale entrano in simbiosi, cambiando il senso degli spazi e delle distanze? In Giappone quasi il 94% della popolazione vive in città. Ma c'è ancora gente in campagna, in piccoli villaggi che sono come i nostri paesini di montagna (il Giappone, nei miei viaggi, ho notato che ha straordinarie somiglianze anche orografiche con l'Italia). In questo breve documentario Eiji Iwakawa, che vive un po' a Londra e un po' a Tokyo, racconta le storie di un piccolo villaggio nel sud dell'arcipelago giapponese. Sottotitolato in inglese, il giapponese dolce e stemperato di persone che parlano senza enfasi è quasi rinfrescante. 
 

TSUNDOKU LIVE
Giusto quel paio di vecchi classici che vale la pena ascoltare ancora

My bubba - Full Performance (Live on KEXP) è un concerto di neanche mezz'ora di questo duo svedese-islandese che è una delizia di folk vocale e minimalista in cui i testi sono (quasi) tutto. I due componenti sono la svedese My Larsdotter, che suona la cetra norvegese, e l'islandese Guðbjörg (Bubba) Tómasdóttir. All'inizio erano un trio e il loro album di esordio è stato How it's done in Italy. My compone molte liriche mentre fa il suo daily job, che è la macchinista che conduce il treno. Registra parti vocali sul telefonino mentre conduce, poi ci lavorano sopra entrambe, le mettono in musica, e ogni tanto usano la traccia vocale originale, in cui si sente anche il rumore del treno. Sono un vino dolce, leggero, da gustare con moderazione e garbo, educatamente. Qui c'è il loro NPR Mini Desk Concert che secondo me è bello come il live KEXP con il contrabbasso, ma siccome uno non può mettere sempre la cosa della NPR sennò poi sembra che mi sponsorizzano, lo tengo qua in fondo. Però è altrettanto bello. 


TSUNDOKU POETRY ROOM
La stanza della poesia di Mostly Weekly

Sull’amore di Charles Bukowski è una raccolta inedita dell'autore americano che indaga le sfaccettature dell'amore. Le indaga come Bukowski sa fare: l'amicizia, la riconoscenza verso il suo editore, l'affetto per la sua unica figlia, la devozione per i maestri; e, ovviamente, il sesso, la passione e il desiderio nei confronti di tutte le donne, dagli incontri di una notte a quelli che gli hanno cambiato la vita. E poi l'amore per i libri, la musica classica, i cavalli, l'alcol. «Amore non è altro che un faro di notte che fende la nebbia, amore è una chiave di casa tua persa quando sei sbronzo, amore è tutti i gatti spiaccicati dell'universo, amore è una sigaretta col filtro ficcata in bocca e accesa dalla parte sbagliata».


LUDOLOGIA
Enjoy the game

Vectrex di Smith Engineering è stata una console con grafica vettoriale per video game prodotta tra il 1982 e il 1984. L'ho vista all'epoca e tanti anni dopo ne ho ancora un ricordo vivido, non solo per il tipo di grafica utilizzata ma anche per la presenza di uno schermo in bianco e nero integrato da 9,45 pollici, prodotto da Samsung. Il Vectrex era un piccolo prodigio, a metà tra il giocattolo e il capolavoro di ingegneria. Con ben 1K di ram e 8 K nelle rom, oltre a un processore Motorola da 1,5 MHz, aveva una libreria di giochi fantastica per l'epoca. Avrebbe potuto fare molto di più ma nel 1983 c'è stata una delle periodiche grandi crisi del mondo dei videogiochi e per il Vectrex è stato sostanzialmente il fallimento. La versione portatile è stata cancellata alla fine degli anni ottanta soprattutto dopo che il Game Boy ha conquistato completamente il mercato. Ancora oggi c'è una nicchia di appassionati che la venera e addirittura vengono sviluppate cartucce con giochi homebrew



I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.


“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it.”

– G.K. Chesterton.



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