June 14, 2020

[Mostly Weekly #67] Trovarsi, perdersi, ritrovarsi

Mostly Weekly #67

‌ Trovarsi, perdersi, ritrovarsi

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)

A cura di Antonio Dini
Numero 67 ~ 14 giugno 2020 


Stephen Colbert: “What do you think happens when we die?”
Keanu Reeves: "I know that the ones who love us will miss us." 


In questo numero: 

  • Head
  • Body
  • Tsundoku Regular
  • Tsundoku Live
  • Tsundoku Poetry Room
  • Ludologia




Summertime – Foto © Antonio Dini




HEAD

Gunteberg e altre censure
La magistratura italiana ha fatto giustamente oscurare una serie di siti (e chiudere dei canali Telegram) che distribuivano copie pirata dei giornali e altro. Sul Foglio ho spiegato perché secondo me la repressione dei lettori-pirata è in parte la scelta sbagliata (bisognerebbe offrire loro alternative di qualità) e sulla Stampa ho invece raccontato come sia finito nel mezzo anche Gutenberg.org, un pezzo di storia e cultura della rete, che assieme ad Archive.org, fa un lavoro eccezionale per preservare la nostra cultura.

Mentre Archive.org è finito a sua volta nei guai perché durante il lockdown aveva cominciato a distribuire troppi materiali per venire incontro alla situazione di emergenza anche psicologica di chi era bloccato a casa, da noi la posizione contro il progetto Gutenberg è diventata surreale: in un comunicato dei giorni scorsi l'Associazione italiana degli editori ha scritto che "esprime grande apprezzamento per l’operato dell’autorità giudiziaria e la Guardia di Finanza per l’azione di contrasto alla diffusione non autorizzata di opere coperte da diritto d’autore". E aggiunge: "Le norme europee sul diritto d’autore sono tali da offrire garanzie a tutte le parti in causa. La legge esiste e deve essere rispettata – ha sottolineato il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi -. Questo vale anche nel caso di un sito noto e apprezzato come Gutenberg.org”.

Peccato che il reato sul quale si è mossa la magistratura sia lo scopo di lucro, cioè utilizzare gli accessi per scaricare i giornali come base per guadagnare con la pubblicità. Se questa è la premessa, è totalmente incompatibile con l'operato del Project Gutenberg, anche nel caso fossero disponibili materiali effettivamente coperti dal copyright italiano. Ma non è finita qui.

Pochi giorni prima avevo scritto al presidente della Project Gutenberg, Greg Newby, per segnalare che c'era il bocco dei dns in Italia a causa della presunta violazione del diritto d'autore nostrano. Lui mi aveva risposto scrivendo: «Project Gutenberg is entirely a US-based organization, following US laws (including copyright laws) strictly. Visitors to www.gutenberg.org from other countries are welcome, and all access must follow the Terms of Use for the website and guidance within each eBook. This highlights the requirement for people outside of the US to understand their own applicable copyright laws, before accessing materials. Because Project Gutenberg operates entirely within the US, and we have no representatives or agents in Italy, we do hope that people within Italy will pursue removal of the block». 

Verrebbe da pensare che questi "people within Italy" dovrebbero essere le associazioni di settore, chessò magari quella degli editori. E invece, purtroppo no.

Perché l'Associazione degli editori, e non degli autori sia ben inteso, persegue da anni interessi industriali che poco o niente hanno a che fare con la cultura, e trattano i libri come una merce a cui applicare il cartellino del prezzo, farci attività di marketing, lobby industriale, pressione fiscale (epiche le battaglie per abbattere l'Iva e al tempo stesso per tenere il più elevati possibili i prezzi degli ebook). Insomma, i grandi editori non sono "amici del libro" quanto scaltri venditori di prodotti il cui genere merceologico capita che sia quello dei libri. 

Come autore di libri oltre che di articoli, ho ricevuto da tutti i grandi editori per i quali ho lavorato contratti di collaborazione semplicemente offensivi nei termini e nello spirito, ma che non si possono rifiutare e neanche negoziare. Perlomeno, se non sei Alessandro Baricco o Bruno Vespa. Non a caso Mark Twain sosteneva che «If ever a publisher gets a non-terminable contract with an author, that author can never buy his freedom from that slavery on any terms. A publisher is by nature so low and vile that he -- that he -- well from the bottom of my heart I wish all publishers were in hell». Schierarsi a difesa degli interessi degli editori, e delle associazioni che fanno lobby per trasformare le norme sul diritto di copia in fonte di guadagno e controllo perpetui ben oltre gli interessi di qualsivoglia autore e lettore, è semplicemente sbagliato. Occorrerebbe una consapevolezza diversa e, auspicabilmente, anche una normativa diversa. 



BODY

Adunate sediziose
Una cosa che caratterizza gli stati di polizia e le dittature, ma anche i Paesi che stanno precipitando verso situazioni meno pacifiche, è il ricorso al controllo che l'Autorità esercita sulle persone e sui loro corpi. Dove sono, dove vanno, con chi si incontrano. Il controllo del corpo degli altri è la chiave delle relazioni umane, da un certo punto di vista: il corpo dei figli, il corpo della donna nelle società patriarcali, il corpo di tutti da parte delle religioni. Sull'aereo che mi portava avanti e indietro dagli Stati Uniti per lavoro, negli anni più bui del terrorismo islamico, ricordo il fastidio e il timore viscerale che si levava dal divieto di alzarsi e "aggregarsi in più di due negli spazi di scambio" per timore che ci fosse una cricca di terroristi pronti a dirottare l'aereo e trasformare una tranquilla giornata di volo in un altro 11 settembre. La stessa cosa accade, se ci pensate, per tutti quelli che mal sopportano l'idea stessa di una app che faccia il tracciamento in caso di pandemia, non parliamo poi del tracciamento multidimensionale (non solo spaziale) quotidianamente fatto dai social e da Google della vita e dell'anima di tutti noi. Mamma mia.

È con questo spirito e con questi pensieri che leggo l'articolo sul ruolo di Google Docs nelle proteste Black Lives Matter e non solo: Google Docs è il contenitore grazie al quale si possono condividere liste di libri sul razzismo, modelli di lettere per i famigliari e i rappresentati per indicare loro fondi e liste che accettano donazioni. Condividere documenti Google che tutti possono vedere ed editare, in modo anonimo, è diventato uno strumento molto potente per l'organizzazione dal basso sia durante la pandemia da coronavirus sia durante la repressione brutale della polizia contro chi protesta negli Usa. Non è la prima volta, dice la Mit Technology Review: infatti, sono anni che gli attivisti in tutto il mondo utilizzano questo strumento come il più efficiente, il più accessibile e il più potente, anche paragonandolo a Facebook e Twitter. Abbiamo spostato la battaglia un po' più in là e abbiamo dato messo tutto dentro a strumenti che sono in mano ad aziende con comportamenti predatori comprovati. 

Monoculture
Uno dei miei pallini è che abbiamo ridotto il web, una straordinaria mescolanza di idee e strutture, a una distesa monoculturale, un po' come accadde con Windows ai tempi del Pc. Quel che è rimasta è una marea di siti fatti con Wordpress, o con un paio di altre tecnologie chiave. L'estetica era molto relativa al mio ragionamento basato sull'intuizione più che sui dati. Adesso c'è questo studio che sostiene in maniera quantitativa che in realtà i siti web siano tutti più o meno uguali anche dal punto di vista estetico-funzionale. È una indagine fatta usando varie metodologie incrociate e addestrando sistemi di machine learning per rilevare e classificare i dati su ampia scala. Mi ha reso molto triste perché penso al web (e a Internet in generale) come un manufatto culturale condiviso, distribuito, decentralizzato e unico nel senso che sta ulteriormente evolvendo: da una internet tutta "made in Usa" a qualcosa di potenzialmente molto più prezioso e universale. Invece, si sta trasformando in un ambiente reso forzosamente omogeneo, legato a poche, grandi tecnologie che sono quelle giuste per alcuni, anche se poi le devono usare per forza tutti. (Invece, per fortuna, ci sono alternative. Ad esempio, le linee guida per progettare siti brutalisti).   

La salute mentale
Il punto di partenza di questo saggio di James Beshara (che nella vita fa podcast e aiuta le startup, io vi ho avvertiti) è semplice: il nostro approccio alla salute mentale è simile a quello che avevamo cinquant'anni fa con quella del corpo: interveniamo solo quando qualcosa va male. Invece, l'idea del benessere mentale dovrebbe partire come un investimento, né più né meno come facciamo con la nostra salute fisica. Regime alimentare, esercizio fisico, riposo adeguato, gestione dello stress e fattori esterni (incluso il caffè e le medicine). Il discorso può diventare molto lungo, però riflettere su questo passaggio è significativo: dopotutto tutti quanti sperimentiamo forme più o meno intense di malessere mentale, così come sperimentiamo quello fisico. In un mondo complesso, la risposta della chimica non è sempre quella giusta, soprattutto all'inizio. 

Tristezza industriale
Una argomentazione su un fenomeno a cui non avevo mai pensato: i social sono fatti per farci sentire tristi. «Ho capito solo di recente che i social media e le notizie sono progettate in modo tale da farti sentire triste. Se ti senti triste, reagisci di più alle cose. Facebook ha addirittura pubblicato un lavoro di ricerca sui loro esperimenti per la manipolazione di massa che ha coinvolto le emozioni di circa 700mila persone. Quindi, certo!, ho capito solo da poco che sto pagando delle persone (direttamente o indirettamente) per rendermi triste». Senza considerate che i social media danno anche un altro effetto: quello dell'illusione di essere una maggioranza. E queste due cose assieme sono devastanti.

Low-energy
Le tecnologie di rete hanno un difetto che stiamo cominciando a considerare solo adesso: consumano un sacco di energia. Per questo esiste anche l'ipotesi di creare siti low-energy. Che è un modo per andare oltre i datacenter che utilizzano energie rinnovabili: occorre fare di più. Certo che gli attuali siti web, lenti e pesanti, che richiedono più memoria e potenza di calcolo di quanto sia ragionevole per scopi spesso irrilevanti dal punto di vista del servizio o dell'utente, vanno nella direzione opposta. La soluzione del low-tech magazine è intrigante. 

La tomba del faraone
È un po' di tempo che continuo a cascare su questo sito che fa visitare in 3D la tomba di Ramses VI, in questo caso. Non ricordo se ne ho già parlato, comunque è una occasione in più per fare una visita virtuale straordinaria: la mia passione da bambino non erano i dinosauri ma gli antichi egizi. Che volete farci, ognuno ha le sue debolezze. Ci sono anche altre notizie archeologiche interessanti: usando il Lidar (quello che si mette sulle macchine a guida autonoma a parte le Tesla e poi sui telefonini per fare rilevamento degli oggetti a distanza) hanno scoperto una struttura Maya inedita, lunga un chilometro. E facendo analisi del terreno da un metro di altezza - su una carriola – hanno anche mappato completamente Falerii Novi, una città sepolta (e già conosciuta, ma mai scavata) a pochi chilometri da Roma, che rimette in discussione la forma e le caratteristiche delle città romane dell'Impero: abbiamo dati in abbondanza dagli scavi di Pompeii e di altre poche città soprattutto fuori dall'Italia, ma in realtà sappiamo ben poco di come venivano strutturati e distribuiti edifici, monumenti, templi, passaggi e acquedotti. Falerii Novi era piuttosto atipica e questo fa pensare che ci siano più modelli storici di città romana. 

New normal
Uno dei motivi per cui leggere buoni romanzi è poter scoprire altre vite, altre situazioni e altre storie. Ma non solo quello: ci sono anche le biografie di persone illustri, e altre fonti di educazione alla complessità della commedia umana. La storia di questo hacker, uno tosto, finito in galera per dieci anni in un momento di passaggio tecnologico critico, è molto interessante. Con questa storia infatti si può vedere dal di fuori il nostro mondo, soprattutto quello tecnologico ma anche l'impatto che ha avuto sulla nostra società. Molto interessante. 

50 idee
Di solito sono allergico alle liste, ma questa di David Perell non è affatto male: cinquanta idee che mi hanno cambiato la vita. (David Perell è una specie di velociraptor dei social media, ma prima che diventassero buoni con Jurassic World). 

Marketing
C'è un sito che si autodistrugge se per 24 ore non riceve messaggi. L'idea è che la grafica "carina" e lo stile "alternativo" attrarranno un sacco di persone che si prendono cura giornalmente o quasi del sito. Se il sito si autodistrugge, tutti i messaggi ricevuti sino a quel momento si cancellano. 

Drupal Made in Torino
Il nuovo logo di Drupal, il cms open source che nel tempo è evoluto diventando una specie di gigantesca piattaforma per lo sviluppo di applicativi ma anche per la gestione della conoscenza e la business collaboration, è stato ridisegnato a Torino, dall'agenzia di comunicazione Sixeleven

Tech
Una mappa interattiva del kernel di Linux. Un Css carino, Gruvbox-css, che riprende l'originale Gruvbox ma con alcune aggiunte. Un server Http: quickserv. Se vi serve un sistema operativo adatto a effettuare un allunaggio, qui vi mostrano il lavoro che è stato fatto per recuperare dagli stampati il codice usato dall'Apollo 10 LM: lo si pensava perduto e invece no. L'effetto copertina di Mad Magazine fatto in Css e, già che ci siamo, un pezzo da paura su Al Jaffee, che va in pensione a 99 anni dopo aver curato il fold-in della rivista, un delle invenzioni più spettacolari della storia dell'editoria periodica (e non sto scherzando). Create diagrammi con Graphviz. Non vi basta? Allora servitevi pure da questa lunga lista di servizi e applicativi per passare da testo e diagrammi (occhio che è una vera miniera!). Trasformate il vostro tablet in una tavoletta grafica per il computer. Se vi servisse una versione di Chromium (la base open source di Chrome) ma senza niente dei servizi di Google, servitevi qui. Se vi piace l'idea di giocare con SimRefineryqui la storia e qui il gioco su Archive.org (se non la tolgono prima). Infine, se volete generare panorami pittorici cinesi in modalità programmatica, andate su {Shan, Shui}* (qui il codice su github). CubeWeaver è un servizio collaborativo di fogli di calcolo multidimensionali: una chicca per pochi intenditori. 



L'inciviltà nel parcheggio - Foto © Antonio Dini



TSUNDOKU REGULAR
Perché, quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo

White Fragility di Robin J. DiAngelo è un libro che sta girando molto negli Usa spaccati dalle proteste razziali di Black Lives Matter. Definito "vitale, necessario e molto bello" da Michael Eric Dyson, il libro dell'educatrice antirazzista Robin DiAngelo illumina in maniera inedita il fenomeno della fragilità dei bianchi, che "ci permette di capire che il razzismo come pratica non è limitato alle persone cattive". La DiAngelo è tra le altre cose una studiosa notevolissima, e il suo lavoro nell'ambito della Critical discourse analysis è fondamentale mentre la sua capacità di fare "formazione contro il pregiudizio" (anti-bias training) negli Usa è unica. 

In catene per Cristo. Diari di martiri nella Cina di Mao, a cura di Gerolamo Fazzini. Mentre a Hong Kong va avanti la protesta, che potrebbe essere anche un autogol (la radicalizzazione degli studenti potrebbe aver visto il lavoro di agenti provocatori nel corsi degli ultimi due anni, per portare tutto sull'orlo di una crisi che in effetti sta facendo il gioco di Pechino) il non recente libro di Fazzini mette assieme in maniera dettagliata la persecuzione del regime comunista cinese nel Paese asiatico. Hong Kong finora ha avuto uno statuto speciale, diverso dal resto delle province cinesi, e ha ben due cardinali viventi e una storia importante. Se, come dice Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea all'Università Cattolica, "il futuro della città autonoma non può che essere la Cina", l'impatto sulla Chiesa di Hong Kong sarà profondo. Forse, anziché scontro e resistenza, occorreva una strategia diversa? 


TSUNDOKU LIVE
Giusto quel paio di vecchi classici che vale la pena ascoltare ancora

Japanese City Pop and Jazz-Funk Vinyl Set su My Analog Journal. Se mi metto una mano sul cuore, posso ammettere che in effetti in questi giorni di quarantena la maggior parte della musica che ho ascoltato è stata di sottofondo. E, mentre riservo Musica di Apple per un approccio organico (e non uso Spotify) mi piace parecchio esplorare cose più non-convenzionali su YouTube mentre lavoro al computer. In particolare, tizi come il gestore di My Analog Journal, che poi sarebbe Zag Erlag, Zagor, @terlat su Instagram. Hipster di qualità, per così dire, mantiene tuttavia un filo di genuinità anche se a quanto pare ne ha fatto un mestiere. E si compra dei dischi assurdi per mettere assieme dj-set come questo sulla musica giapponese jazz-funk. Ne ha fatti a decine e devo dire che c'è un senso nelle sue esplorazioni. Almeno, si fanno ascoltare mentre si fa altro (e poi a me il parlato e cantato giapponese piace molto). 


TSUNDOKU POETRY ROOM
La stanza della poesia di Mostly Weekly

Poesie di una vita di Pablo Neruda. In questa edizione curata da Guanda c'è il testo spagnolo a fronte e questo è decisamente un vantaggio anche per chi non lo ha studiato, perché la vicinanza con l'italiano aggiunge ricchezza e colore. L'antologia offre una vasta scelta della poetica nerudiana che va dalle composizioni giovanili delle "Venti poesie d'amore e una canzone disperata" del 1924 ai grandi libri della maturità come "Cento sonetti d'amore","Stravagario" e "Pieni poteri". Un viaggio attraverso l'opera di Neruda, che ne tocca aspetti e momenti diversi, concepito in occasione del centenario della nascita del poeta cileno, nel 2004. 


LUDOLOGIA
Enjoy the game

Kentucky Route Zero di Jake Elliott, Tamas Kemenczy e Ben Babbitt -- conosciuti come Cardboard Computer, è un videogioco indie. Ma uno di quelli belli, particolari, difficili, sia per meccanica e gusto che per complessità. È sbarcato da poco sulla Switch di Nintendo, PS4 e Xbox One (ma c'è anche per Pc, Mac e Linux) anche se è "vecchio": risale al 2013 ma l'ultima parte del gioco, che poi ha permesso di ricrearne una versione finale, è appena uscita. È considerato un pezzo di arte, una forma di narrazione ibrida, trasversale: "il miglior show televisivo, il miglior libro". Sviluppato nel periodo in cui l'arte immersiva e il teatro totale sono fioriti, è un classico e al tempo stesso un abisso spaventoso dove precipitare senza fine. Ops. 



I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.


“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it.”

– G.K. Chesterton.


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