August 16, 2020

[Mostly Weekly #76] Sempre in villeggiatura

Mostly Weekly #76

Sempre in villeggiatura

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)

A cura di Antonio Dini
Numero 76 ~ 16 agosto 2020 

Quando c'è un problema, non cercare il colpevole,
ma cerca la soluzione
– Proverbio giapponese 
 

Note dalla villeggiatura – Foto © Antonio Dini


Come promesso, vado a villeggiare per qualche settimana. Ma non mollo. Armato di iPad Pro e Magic Keyboard, famiglia e stanchezza permettendo, qualcosa scrivo. L'unica cosa, ho fatto saltare lo schema tradizionale di Mostly Weekly, anche per ripulirmi la mente e in particolare il lobo della fantasia. Chiudersi dentro una griglia sempre più definita e ritualizzata alla fine uccide la creatività, se uno deve fare tutto il lavoro da solo (come me e gli altri pazzi che fanno le newsletter "da soli"). Quindi, buona confusa lettura.

 

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Un paio di cose sulla sharing economy
Se la California vuole riclassificare gli autisti di Uber come dipendenti dell'azienda, secondo il ceo Dara Khosrowshahi l'azienda dovrà chiudere per parecchi mesi il servizio nello stato americano e riaprirà più avanti con un servizio più limitato. L'alternativa proposta da Uber è quella di creare una specie di fondo per ferie pagate e assistenza sanitaria (è sostanzialmente d'accordo anche Lyft).

Su un fronte apparentemente diverso, Airbnb sta tirando un sospiro di sollievo perché la stagione delle vacanze subito dopo quarantena sta ripartendo in favorevole. La cosa è positiva per l'azienda che sta pianificando di quotarsi in Borsa e viene valutata 18 miliardi di dollari (erano 30 miliardi tre anni fa) con 6.300 dipendenti (ognuno "vale" 2.875 mila dollari). 

Tuttavia, l'effetto di Airbnb, secondo l'Università di Siena, è tremendo: il servizio sta letteralmente svuotando il centro delle città italiane. Il nostro Paese il terzo mercato al mondo per Airbnb, sostanzialmente non regola il funzionamento del meccanismo e sta cacciando dalle città i residenti e li sostituisce con "turisti da parchi tematici". A Firenze il 20% delle case del centro è affittato come Airbnb. E tra questi ci sono i "super host" che hanno hanno decine, a volte centinaia di case in una città, e fatturati milionari.

La critica alla sharing economy, che è stato uno dei principali motori dell'attuale dell'economia negli ultimi anni (assieme sempre più ai sistemi di controllo e sorveglianza per "monetizzare gli utenti"), è cosa nota. L'idea è quella di creare piattaforme che permettano alle persone di condividere le cose (l'auto, la casa) trasformandole in servizi e usando il bisogno, l'avidità e i costi molto bassi come motore del funzionamento del meccanismo. L'idea è che l'accesso sia preferibile alla proprietà, ma la conseguenza è la creazione di una serie di lavori precari ("gig economy" e il suo superamento) e situazioni di disparità economica molto forte e sostanzialmente ingiuste. 

In tutti i casi, che siano i passaggi in auto, gli affitti temporanei, la consegna del cibo, lo shopping di gruppo, il coworking o il crowdfunding, ci sono due cose. 

Da un lato, l'elusione pressoché completa di regole giuridiche e sociali negoziate dopo duecento anni di confronti sindacali alla base non solo delle relazioni nel mondo del lavoro ma anche dal benessere della stessa società. E si tratta spesso (come nel caso dell'Italia e di molti Paesi europei) di sistemi complessi che vivono seguendo principi ed equilibri profondamente differenti da quelli della società americana, dove sono nati questi servizi digitali. In Italia la sharing economy predatoria (perché questa è la sua natura) non sarebbe potuta nascere non tanto per mancanza di istinto capitalista o di eccesso di burocrazia, quanto perché la nostra società è costruita in un altro modo, oltre che da un punto di vista legale anche da quello delle relazioni sociali e del tessuto imprenditoriale.

Dall'altro lato, almeno da noi, la sharing economy sta agendo come un potentissimo acceleratore per lo smantellamento delle strutture sociali e delle relazioni economiche esistenti, sostituendole con piattaforme private che utilizzano avidità e precarietà come incentivi al funzionamento. Il posto di lavoro è diventato lo smart working, cioè il bar o casa propria. La filosofia è quella dell'esternalizzazione di tutti i costi possibili e immaginabili, eludendo le leggi e scaricandoli sulla parte debole del rapporto. È innovazione stile Ikea: i mobili costano meno perché sono tutti uguali e soprattutto te li devi portare a casa e montare tu, cucina compresa.

Inoltre, la presenza dei super-big della tecnologia (Amazon, Facebook, Google e Microsoft) nella posizione di monopolisti che diventano i collettori dei dati personali, i creatori degli standard di registrazione e archiviazione dei dati e sostanzialmente gli arbitri della parte principale dell'economia, della politica e della società, è il convitato di pietra di quasi tutto il dibattito pubblico. Soprattutto durante e dopo il lockdown, che ci siamo trasferiti tutti (governo e politica compresi) su sistemi di collaborazione e videoconferenza appartenenti a poche grandissime aziende per di più straniere. 

Tuttavia, sono convinto che obbligare ad esempio YouTube a separarsi da Google o WhatsApp da Facebook non sia la soluzione perché creerebbe più concorrenza, cioè la nascita di un altro YouTube o di un altro Whatsapp. Anche le multe hanno poco senso, se vengono "sparate" senza apparente consequenzialità (i big sono sempre più big). Sono convinto invece che sia necessaria una regolamentazione seria e approfondita, scritta da rappresentanti competenti, e che non beneficiano del potere di influenza di Amazon, Facebook, Google e Microsoft. Escludo dal discorso esplicitamente Apple perché, nonostante le dimensioni, non c'entra niente con gli altri: non stiamo parlando di quanto pagano le aziende che vendono i loro servizi sull'app store di Apple, stiamo parlando di dove e come vivono le persone.

Però, avere al governo un partito di maggioranza che basa la sua capacità di influenzare la società sul rapporto diretto con gli elettori tramite i social media (al netto di altre, possibili critiche) rende secondo me improbabile un cambiamento di attitudine nel nostro Paese. Non sono ottimista, insomma.


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Brrr, che paura
Avete paura del buio? Dovreste. Qui c'è una raccolta di storie giapponesi dell'orrore. Ma proprio di paura, del brivido anzi. E, come sostengono i giapponesi, vanno lette d'estate perché il brivido che ti fanno provare ti rinfrescherà. No, sul serio. Buona caccia. 
 

Alla romana?
Ho un punto di vista maschile ed eterosessuale – non posso farci molto, sono nato così – quindi un certo pregiudizio ("bias", come si dice nella buona società) quando si entra nel campo minato delle relazioni con l'altro sesso. Ho un mio punto di vista e delle credenze che devo concentrarmi per cercare di mettere a fuoco. Articoli come questo, che affronta il rituale dell'uomo che paga il ristorante alla donna (o no) durante il primo appuntamento, e il significato che ricopre ("A man who paid for dates showed that he could fill the role of provider, and this supported the model of romantic relationships as transactional — an exchange of money and stability for sex and offspring"), sono utili per diventare più consapevole del mio punto di vista, secondo me. 
 

CSS, perché?
Ok, io ai CSS non ci sono arrivato, non li so usare, non li capisco. Troppo vecchio e troppo legato a un altro paradigma (frame e tabelle come se piovesse). Comunque, se foste curiosi, i CSS sono fatti così non perché esista un essere maligno nelle viscere della Terra, ma per via di un complesso processo evolutivo e di sedimentazione delle cose.
 

Voices
Voi scrivete (in inglese) e il machine learning fa leggere quel che avete scritto a una voce famosa: da George W. Bush ad Arnold Schwarzenegger sino a Mark Zuckerberg. A tratti funziona meglio.
 

Fluidi
Non so cosa diavolo sia ma è ipnotico e funziona anche sul tablet: simulazione di fluidi infiammati con WebGL
 

Video on demand
Avete bisogno di mettere dei video sul vostro sito? La scelta più sensata, a pagamento, è Vimeo, che toglie tutta la spazzatura di consigli e altre pubblicità tipica di YouTube. Però costa caro. Questo tizio ha deciso di fare da solo, con buoni risultati.
 

Leggere il jazz
Che cos'è il jazz? «Jazz is a uniquely American creation. People all over the world play it, and no matter how many talented white musicians play it, it was created and primarily redefined by Americans of color. Jazz is music that cannot be separated from the racially divided country that produced its musicians». In questo articolo c'è una bella lista di libri (in inglese) sul jazz. Attenzione, è una lista enorme.
 

Marmalade
Sono ossessionato dalla marmellata di arance amare (con le scorze). È la mia colazione, spalmata su due fette da toast abbrustolite e senza burro. Ora, salta fuori che la marmellata di questo tipo ("Marmalade in Britain is overwhelmingly made from citrus aurantium, the bitter orange grown in the Spanish city of Seville") sia un'ossessione molto britannica, come argomenta questo articolo. A me basta già a foto d'apertura per farmi venire fame. Devo mollare Rigoni di Asiago e procurarmi le arance di Siviglia. Attenzione, farsi la marmellata di arance amare in casa può diventare una dipendenza. 
 

Minano come matti
Nel Kosovo del Nord (o Kosova Veriore o Kosovo serbo o come diavolo si chiama) la corrente elettrica costa pochissimo. Tanto che si minano bitcoin come se non ci fosse un domani, con effetti pesanti sull'andamento delle forniture elettriche, perché tutti quei computer attaccati che succhiano hanno effetti sulla frequenza di base della corrente elettrica. L'area del Kossovo del Nord però è integrata con il grid europeo, quindi c'è un passaggio di potenziali e di altre cose con il resto d'Europa e vanno fuori sincrono gli orologi del Vecchio Continente, per dire. Il mondo è un posto strano.
 

Preveggenza
Tim Maughan è uno scrittore di fantascienza con una attitudine particolare: le sue previsioni tendono a realizzarsi tutte, perché scommette sull'uso peggiore delle tecnologie emergenti. 
 

scan -l
Azionare lo scanner dalla linea di comando, perché no?
 

Quanti bit?
Un registro con 80 bit: a che serve? Benvenuti nell'epoca dei floppy disc e di quando Intel ancora era una azienda realmente innovativa.
 

Progetti per bambini
Venti dollari per costruire un computer quantistico giocattolo con display e qualche filtro polarizzato. 
 

Mortdecai
Don’t Point That Thing at Me, il secondo che è la sua prosecuzione, il terzo un po’ sganciato e il quarto terminato da un ghostwriter dopo la morte dell’autore: ovvero l’opera omnia che racconta le avventure di Charlie Mortdecai, scritta da Kyril Bonfiglioli. È un buon lavoro, almeno a metà: i primi due libri sono buoni. Il personaggio Mortdecai è un gallerista, commerciante d’arte e occasionalmente anche ladro. Il suo autore, di chiare origini italiane, negli anni Settanta scriveva con uno stile ricco, snob quanto basta e, secondo il New Yorker che tre lustri fa se ne è occupato, a metà fra P. G. Wodehouse e Ian Fleming. C’è anche un film con Johnny Depp più recente, che però non è andato bene. Una cosa buona il film l'ha fatta, però: Piemme ha pubblicato il primo volume in Italia, e poi per fortuna anche il seguito, il terzo, e pure quello postumo. Casomai leggetelo.

 

Omaggio a Gianni Berengo Gardin – Foto © Antonio Dini



I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.

“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it.”

– G.K. Chesterton.

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