October 18, 2020

[Mostly Weekly #85] The age appropriate issue

Mostly Weekly #85

‌The age appropriate issue

La newsletter omonima a margine del canale Telegram
(quella che esce quando è pronta)
Mostly Weekly è gratuita per tutti, tuttavia se volete contribuire al suo futuro anche con poche centinaia di centesimi, potete farlo grazie a Liberapay


A cura di Antonio Dini
Numero 85 ~ 18 ottobre 2020 

"I'm old, and I'm fat, and I look age-appropriate for what my age is, and that is not what that whole scene is about. I'd much rather feel absolutely secure in my skin and who and what I am at my age, as opposed to placing a value on all that other stuff" – Kelly McGillis

 

Attenzione: questo numero di Mostly Weekly è parecchio lungo (lo so, lo so, cercherò di sintetizzare in futuro). Alcuni client di posta vi fanno vedere solo la prima parte della newsletter: per leggere tutto dovete cliccare in fondo su (gulp!) "Messaggio troncato".
 

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Nel remake di "Top Gun", che vede sempre Tom Cruise "carico" in modo improbabile nonostante i suoi 58, manca la coprotagonista, Kelly McGillis, che oggi ha 63 anni. È lei che ha detto che non c'è perché non è adatta, perché è invecchiata, ed è "age appropriate", una espressione che trovo meravigliosa. Nel 1986, quando uscì il film che ha lasciato un segno evidente negli anni Ottanta, i due attori avevano rispettivamente 24 e 29 anni. Dopo, Cruise ha continuato imperterrito, tra diete, palestra, geni e ritocchi, a fare il protagonista dei suoi film. Lei, grazie al cielo, è diventata una persona normale. Mi auguro che diventeremo tutti "age appropriate". Intanto, buona lettura.

 

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APERTURA
 

Stripe e Paystack
Quelli di Stripe sono molto bravi. E molto furbi. Hanno fatto una super acquisizione, di quelle che se vanno bene cambiano il corso della storia di una azienda: si sono comprati la nigeriana Paystack per una cifra che dovrebbe essere attorno ai 200 milioni di dollari. Stripe è un sistema di pagamento fatto da due geniali fratelli irlandesi che è diventato un colosso finanziario, e si regge su un'etica non predatoria. Nuovi mercati vuol dire Africa, che sta costruendo una rete di pagamenti estremamente sviluppata ma lo fa in autonomia rispetto ai colossi tecnologici americani. L'Africa è l'ultimo continente dove il metodo del capitalismo classico può svolgersi, cioè l'ultima frontiera internazionale da aprire (con la Cina abbiamo già visto come sta andando). Gli stessi cinesi lo stanno conquistando più velocemente che possono sia per le materie prime che per le manovre macroeconomiche che permette. E perché i consumatori del futuro stanno per nascere e nasceranno in Africa, per la maggior parte. Adesso Stripe pianifica di arricchire il suo portafoglio di offerta offrire la sua competenza per far crescere un meccanismo di pagamento ancora più ricco e articolato. Non senza problemi: in Nigeria ci sono stati anche degli arresti e blocchi conti digitali da parte della polizia perché da un lato ci sono frodi che vengono fatte online (e il sistema dei pagamenti digitali è il modo con cui circolano i soldi) e dall'altro ci sono abusi ed estorsioni fatti dalla polizia ai danni dei giovani imprenditori hi-tech locali. L'Africa è complicata. 

Lavoretti online
È il momento di quelli che fanno (un po' di) soldi online con delle cosette. Questa volta è un file che contiene indicazioni su come fare la trasformazione digitale per le imprese e quali software SaaS usare e come. Quasi 10k. Non male l'idea

Sul lavorare da casa
Non so se siete andati a comprarvi la casa in campagna, oppure pianificate di lavorare dal paesiello perché adesso si fa tutto da remoto, ma negli Usa l'hype per lo smart working e il lavoro da casa sta crescendo: i dipendenti di Dropbox potranno lavorere per sempre da casa e la stessa cosa dice Microsoft. Invece, Boston Consulting Group sta cominciando a gettare un po' di acqua sul fuoco.




 

C'eravamo tanto amati – Foto © Antonio Dini



 

Yamatologica
 

La localizzazione dei giochi giapponesi
Mi sono messo a piangere, quando ho letto questo articolo, lo ammetto. Perché uno nella vita fa un sacco di cose, poi se le dimentica anche, ma quando ne ritrova le tracce e l'eco, è un momento personale e intenso. Una rapidissima digressione: nei primi Novanta ho frequentato per un po' la scena degli emulatori di console (tipo Neo-Geo, Nes, Snes, quella roba là) e la cosa che ci piaceva di più era scaricare le rom dei giochi giapponesi, mettere assieme un team di traduttori e reverse-engineers, fare le traduzioni, fare la patch e "produrre" un gioco con una traduzione in inglese o inesistente sul mercato o migliore di quelle fatte commercialmente (che spesso erano drammatiche). Si collaborava da parti diverse del pianeta attraverso fusi orari deliranti, usando architetture e strumenti i più diversi, pescando su forum di dubbia reputazione, sempre con l'ansia che dall'altra parte ci fosse uno che voleva farti scaricare un brutto malware e bruciarti la macchina. La cosa difficile non era la traduzione, ma ficcare il nuovo testo nello spazio risicato della rom, che oltretutto utilizzava kanji, hiragana e katagana come placeholder del testo: non tornavano neanche gli spazi. Tanta roba da fare e inventare, bei ricordi. È il motivo per cui mi sono commosso (e sono anche parecchio invidioso) grazie a questo articolo che spiega come si fanno le localizzazioni dal giapponese dei videogiochi sul mercato tradizionale e indie. Aggiungo che dopo vi verrà la voglia di imparare tutti sui font.

‌Ensō (円相) 
Oggi per il nostro corso di giapponese tematico c'è una parola importante: Ensō (円相), che magari non sapete cosa vuol dire (o come si legge, se è per questo) ma sicuramente l'avete visto, perché vuol dire "cerchio". Tuttavia l'ensō non è solo il cerchio disegnato: è il simbolo dell'Assoluto, dell'illuminazione, della forza, dell'eleganza, dell'Universo e del vuoto (che non vuol dire solo "vuoto" ma è anche un obiettivo a cui tendere). Ensō può essere utilizzato anche come simbolo dell'intera idea di estetica dei giapponesi. Per i calligrafi del buddismo zen la personalità dell'artista è completamente esposta dal modo in cui questi disegna un ensō. Solo una persona mentalmente e spiritualmente completa, dicono i maestri dell'arte della calligrafia, può disegnare un vero ensō. Alcuni artisti praticano il disegno dell'ensō quotidianamente per anni, come esercizio spirituale. Non è solo un cerchietto, insomma. 

 

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Variologica ed eventualogica
 

Sulla semplicità
Questo potrebbe essere un articolo enorme, lunghissimo, che poi mi porto a casa la newsletter con poco altro. E invece lo metto qui, leggero, perché preferisco che andiate a leggervelo. Perché la vita non può essere più semplice?. La complessità è come l'energia: per creare un sistema molto facile da usare, occorre fare un lavoro più complesso prima. È la legge sulla conservazione della complessità, e conoscerla ci farebbe comprendere molte più cose. 

E altre minuzie
La mappa degli articoli geotaggati di Wikipedia. La stupidità sta aumentando? C'è da ritenere di sì: perlomeno, alcune ipotesi possono essere avanzate. Bit è un client da riga di comando alternativo per Git con un sacco di default fatti bene. Qui invece si impara a usare Git in modo facile e interattivo, è da scaricare in locale (vi serve). Già che ci siamo: analizzando i cambiamenti con un repository si capiscono molte cose degli open data ad esempio per incendi, manutenzione città, alberi etc. Una folle esplorazione delle dinamiche sociali utilizzando una griglia con creature che camminano, mangiano e si sparano. Errori che si fanno facendo SEO (brrr). Continuous development, continuous integration (CI/CD) cross-platform: se sapete cosa vuol dire, allora questo vi interessa. I millennials stanno riscoprendo i classici in tv (senza la tv). La lista definiva (pdf) di storie di fantascienza "scientificamente corrette", cioè scritte da gente che conosce la fisica e l'astrofisica. Un font che ti dice quale tipo di caratteri Unicode stai usando. E JuliaMono, già che ci siamo, che è un bellissimo font monospace per terminale e molto altro. Come si fa il colloquio per assumere un programmatore/sistemista (interessante). Ci siamo, Guerre Stellari sta arrivando: una lightsaber alla volta. Avete presente quando si photoshoppa via qualcuno da una foto? Ecco, questi lo fanno con il video: e fa paura. A scuola di TCP/IP: i fondamentali (UDP e TCP spiegati bene: non è richiesta competenza di programmazione). L'anno prossimo la chat di Google diventa gratuita per tutti, da sola o da dentro Gmail: Hangouts muore. I consumatori americani spendono in media 28,78 dollari al mese in abbonamenti di servizi via app (tipo spazio a pagamento per iCloud), e 33,58 per servizi di streaming e on-demand (tipo Netflix). Infine, vim.tips, because why not?

 

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Importantologica
 

DC/EP
La moneta digitale nazionale cinese sta partendo. La Cina ha tirato fuori dal cappello l'equivalente di 1,5 milioni di dollari per far girare un po' di bit "sicuri" e vedere cosa succede, con il test più grande del Paese: tremila negozianti di Shenzen e 50mila persone su due milioni che volevano partecipare. Tutto su come è fatta: quali architetture usa e come funziona. Pechino giura che non sostituirà Alipay, WeChat Pay o le banche tradizionali, ma che ci sarà lavoro per tutti. Io ne dubito.

Pew
Una statistica sull'uso di Twitter da parte dei democratici Usa, ora che siamo arrivati alle elezioni presidenziali. Interessante. 

Election Days
Il capo della FCC, Ajit Pai, ha detto che verrà scritto un regolamento per chiarire il significato della Section 230, quella che protegge i social media, perché "non hanno una immunità speciale rispetto agli altri media tradizionali". Peccato che la Section 230 (e tutto il resto della legge) sia stato fatto per regolamentare il comportamento della FCC nei confronti di Internet e dintorni. In America sono proprio in campagna elettorale.

Tesla, o Tesla
Lo sapevate che si può ingannare l'autopilota di Tesla flashando una immagine per 0,42 secondi, che il guidatore non riesce a vedere ma che convince il computer di aver appena visto ad esempio un limite di velocità? Può essere un agguato micidiale.

Il problema del commesso viaggiatore!
Gli algoritmi risolvono dei problemi. Quello del commesso viaggiatore è un classico e da mezzo secolo si cerca di migliorarlo. È una ottimizzazione che deve essere disergnata e dimostrata matematicamente. C'è un ragazzino che, perso nell'infinita provincia americana, ha usato un nuovo approccio per trovare la strada più breve che consenta al commesso viaggiatore di visitare tutte le città dove fa affari. Il problema ovviamente non serve tanto ad aiutare i commessi viaggiatori a pianificare i loro giri ma (siccome l'informatica è una scienza di astrazioni, ricordate?) permette di sequenziare il dna in maniera più efficiente, far funzionare i magazzini di Amazon, le flotte di aerei, i sistemi di ride-sharing. Nathan Klein era una matricola dell'università di Washington che ha lasciato il segno (adesso sta facendo il dottorato di ricerca). 

Il bancomat di legno
All'inizio faceva anche ridere come idea: un bancomat di legno: mah! Però il bancomat gratuito "TreeCard" di Ecosia è una cosa seria. Intanto perché l'azienda intende donare l'80% dei guadagni a 38 diversi progetti di riforestazione (presumo uno per volta). Il bancomat è fatto di materiale ecosostenibile, che proviene da legno di ciliegio approvato dallo Forest Stewardship Council (FSC). Con un solo albero si possono produrre fino a 300mila bancomat, riducendo il bisogno di plastica e l'inpatto energetico. L'app di TreeCard consente agli utilizzatori di tenere traccia delle spese e di dividere ad esempio il conto del ristorante. Se siete negli Usa, potete richiederne una, tra poco arrivano. Dopo aver letto, devo dire che mi piace molto l'idea e anche il materiale. 

Il punto dolente di Wikipedia
Il 14 giugno scorso Sushant Singh Rajput, 34 anni, attore famoso di Bollywood, si è suicidato impiccandosi. La sua pagina di Wikipedia ha ricevuto 11,5 milioni di visite. Fa parte di una serie di pagine super-viste a causa della morte del soggetto in questione. Per Rajput è stata creata una seconda pagina dedicata alla morte, la quale è a sua volta esplosa ma non solo di visite: gli editor di Wikipedia si stanno dando battaglia per decidere che spazio dare (se darlo) alle teorie del complotto e altre imprecisioni e fantasie varie. Avere un punto di vista neutrale (che secondo me non è possibile) porta con sé questo tipo di problema.

La dieta di Pareto
Quando studiavo economia e dottrine politiche, Vilfredo Pareto era un personaggio simpatico, assieme a Giambattista Vico. Anche quando ho studiato marketing l'ingegnere inventore dell'idea (che porta il suo nome) di "ottimo paretiano" e della regola "80/20" era tornato per diventare un ospite abituale. Ma che ci fosse chi lo utilizza per costruirci sopra una dieta lo trovo soprattutto divertente. (Mi diverto male, lo so) 

Fallimenti
Mi piacciono i fallimenti non tanto per uno spirito di pessimismo universale leopardiano (che peraltro ci starebbe) quanto perché sono convinto che è dagli errori che l'essere umano impara, non dalle storie di successo. Il timido approccio americano che comincia a mostrare i fallimenti delle startup è sempre più interessante: qui se ne parla per Y Combinator.

Si presenta bene
Faccio un sacco di presentazioni e lezioni che usano i lucidi: le faccio per l'università, per alcuni eventi a cui mi invitano, per la formazione continua di un sacco di gente. Ho utilizzato vari modelli concettuali per semplificare e rendere retoricamente coerenti i miei lucidi, che devono fornire un quantitativo rilevante di informazioni sia ai discenti che a me docente, perché avere un archivio di vecchie presentazioni è una risorsa fondamentale che non serve a niente se uno non si ricorda più i passaggi della presentazione. Per questo sia il metodo Lessig che il metodo Takahashiora di moda, mi piacciono molto perché minimal però non sono lo strumento giusto per me. A meno di non dover fare una presentazione "flash" (se mi capita, ve lo dico). Intanto, sto guardando questo pacchettoquest'altro e questo stile per Beamer. 

Serverless
C'è un problema con la rivoluzione dell'uso del cloud come ambiente che permette di creare software senza dover "vedere" tutta la complessità degli stack sottostanti, cioè l'approccio "serverless", che funziona sia nel cloud che on premises. Questo è un tipo di cambio di paradigma che stava crescendo moltissimo fino a che non ha tirato il freno a mano di brutto. Perché? Questa (buona) analisi cerca di spiegare cosa sta succedendo. 

 

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I plugin di Vim, spiegati bene

Intro
Un esperimento. Visto che parlo sempre di Vim, ho messo assieme questi appunti (mesh up di varie cose trovate e testate) su un aspetto più complesso della gestione del mio software per l'editing preferito, che è la gestione dei plugin. Anche se non usate (molto) Vim o se non vi servono i plugin, questi sono i miei appunti che ho usato capire come funzionano e quali sono le scelte per i principali package manager per plugin. Se l'esperimento interessa (basta pingarmi su Telegram o rispondere a questa mail) posso continuare con altri software, con un approccio simile, sempre orientato a singoli problemi od ottimizzazioni. Ci sono un sacco di cose da dire sulle shell (bash, zsh e fish) sui container, inclusi docker e kubernetes, ma anche Raspberry Pi, Pi-Hole e chi più ne ha (cioè io) più ne metta. Let's start, shall we?

Vim è uno strumento di editing estremamente potente già di suo. Ma, come sanno quelli che iniziano a usarlo, ci sono montagne di plugin open source disponibili, che fanno cose dal molto semplice al molto complicato, arrivando a trasformare completamente l'interfaccia e la modalità di uso di Vim. Ad esempio, se scrivete prosa anziché codice, questi tre plugin sono fantastici: vim-pencilvim-colors-pencilvimtex(per LaTeX), e poi ci sono limelight e vari altri. Insomma, una montagna di roba. Il dubbio è: quale package manager utilizzare per installarli? Perché ce n'è più di uno. 

Qui di seguito, i quattro principali sistemi di gestione dei pacchetti per plugin, incluso il metodo interno di Vim, disponibile a partire dalla versione 8. Che ha una cosa molto comoda: permette di caricare al volo e a discrezione dell'utente, i singoli plugin. Vediamo dunque come funzionano i gestori partendo proprio da quest'ultimo. (Una nota: funzionano tutti e quattro anche con MacVim. Come "cos'è?", scherzate?) 

Il Package manager nativo di Vim
Da Vim 8 in avanti, come dicevo, Vim ha un suo plugin manager. Funziona molto bene, è estremamente leggero e soprattutto facile. Perché un plugin venga caricato basta che si trovi nella directory giusta all'avvio di Vim e lui lo troverà e li caricherà. Il percorso dove li cerca è: ~/.vim/pack/*/start Dove * vuol dire che potete mettere il nome che volete alla (singola) directory, e quindi creare un albero con più rami. Il modo canonico è creare dividerli creando ogni volta una directory ad hoc con il nome del tipo di plugin, per poter ad esempio distinguere tra plugin per gli schemi colore, gli explorer del file system, etc. Oppure per nome di produttore. Fate vobis. L'importante è che dopo ci sia "start".

E l'istallazione del singolo plugin? Il sistema più semplice è usare git per clonare il plugin direttamente da GitHub e metterlo dentro la directory giusta, così poi potete anche aggiornarlo: 

$ git clone https://github.com/tpope/vim-vividchalk ~/.vim/pack/tpope/start/vim-vividchalk

Se avete più plugin in sotto-directory diverse, diventa fastidioso fare il giro di tutte, una per una, per fare git pull e aggiornarle. La stessa operazione, invece, può essere fatta in un colpo solo: ecco un comodo one-liner

for i in ~/.vim/pack/vendor/start/*; do git -C $i pull; done

Infine, come dicevo, si può decidere di caricare un certo plugin solo quando serve. Per renderlo opzionale, bisogna metterlo in un'altra directory che, anziché "start", si chiama "opt". Questi plugin si caricano quando servono da dentro Vim:

:packadd plugin-name

Se usate NeoVim, ricordate che cambia la posizione delle directory: ~/.local/share/nvim/site/pack

Un vecchio classico: Pathogen
È stato uno dei primissimi: infatti, Pathogen è il "nonno" dei package manager per Vim creati da terze parti, perlomeno di quelli che sono tutt'ora utilizzati. Ha funzionalità simili a quelle che poi sono state implementate da Bram Moolenaar per la versione 8 di Vim. È facile installarlo (bisogna copiare il file .vim nella directory ~./vim/ e poi aggiungere una riga dentro .vimrc: 

execute pathogen#infect() 

Installato Pathogen, per installare i plugin basta metterli ciascuno dentro la sua directory all'interno di ~/.vim/bundle Se usate Git per clonarli dentro le directory, per aggiornarli in un colpo solo potete usare sempre l'one-liner di cui sopra. Pathogen, avrete notato, è praticamente uguale al package manager di Vim. Quale usare, allora? Tim Pope, il creatore di Pathogen, consiglia di mollare il suo e di passare a quello di Vim. Se usate Pathogen oggi secondo me lo fate per motivi di compatibilità con installazioni precedenti che non volete modificare (squadra che vince non si cambia, ricordate?). Pope considera però "future proof" la tecnologia di Vim stesso, e non la sua. 

Vim-Plug
Come resistere alla tentazione del “minimalist Vim plugin manager”, come si definisce lo stesso Vim-Plug? Il minimalismo non è nelle funzionalità (perché ce ne sono tantissime, più di quelle degli altri package manager, incluso quello nativo) ma per la facilità di funzionamento: permette infatti di installare i plugin facilmente, idem per gli aggiornamenti, e in più si può fare un audit e casomai tornare alla versione precedente. Tutto da dentro Vim stesso, cioè usando il Command Mode. Che, per chi non lo sapesse, viene invocato dal Normal Mode quando si scrive ":". A quel punto in basso alla schermata di Vim compare lo spazio dove digitare i comandi diretti (tipo il classico :%s/topi/gatti/g per sostituire tutti i topi con i gatti, oppure :h per aprire l'help). 

L'istallazione e le istruzioni per l'uso di Vim-Plug sono facili. In particolare, anziché andare a leggere una directory locale dove sono installati i plugin, si fa tutto scrivendo poche righe nel file di init di Vim, .vimrc. Un esempio con una riga di commento, che vi suggerisco di mettere sempre perché vi garantisco che dopo tre giorni non vi ricorderete più cosa fa quel dannato plugin che avete messo alle due del mattino di tre giorni prima, è questa:

" the essential Git plugin
Plug 'tpope/vim-fugitive'

Il formato è quello dei repository di GitHub (nome utente / nome repo). Potete anche scegliere di installare uno specifico branch oppure caricarlo solo se vi serve. Gli esempi sono chiarissimi. Una volta definiti su .vimrc i vari plugin che volete usare, da dentro Vim basta dare il comando :PlugInstall per installarli, oppure :PlugUpdate per tenerli aggiornati. Facile, no?

Vundle
È stato il primo package manager che ho usato. Ed è anche il più popolare. È simile a Vim-Plug perché consente di aggiornare i plugin direttamente da Vim con il file di init .vimrc. Queste sono le regole per l'istallazione (facile). Il formato di installazione dei plugin è praticamente identico a quelli di Vim-Plug ma usa la parola "Plugin" anziché "Plug". Quindi una installazione si fa scrivendo dentro .vimrc due righe (perché voi commentate la roba che mettete dentro le vostre macchine, vero?) tipo: 

" handles brackets, parens, quotes, etc.
Plugin 'tpope/vim-surround'

Per installare nuovi plugin con Vundle, da Command Mode di Vim si deve dare il comando: :PluginInstall oppure, se volete aggiornare quelli già installati, aggiungete il punto esclamativo alla fine: :PluginInstall!

Facile, no? Per commenti e osservazioni, potete rispondere direttamente a questa mail.


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Audiologica
 

Plugins
Se suonate la chitarra elettrica, avete Windows e usate un DAW, siete fortunati: c'è questo plugin gratuito e open source che promette miracoli

 

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Ludologica
 

Una sedia per dominarle tutte
Tutto, ma veramente tutto, sulla poltrona per videogiocare. Che, se non lo sapevate, è un mondo completamente a se stante con ricadute anche sull'home office molto importanti. E secondo me mappare (con distinzione per genere degli utenti) i tipi di "man cave", i set-up di lavoro, gli immaginari, le realizzazioni, sarebbe fantastico. Non avete idea di quanti divorzi porti l'ambizione di creare degli spazi confortevoli con delle norme sociali consumiste che spingono al consumo aberrante e adolescenziale, oppure etnico. Non c'è dialogo e condivisione possibile: una mia amica che si è separata di recente mi raccontava che dell'ex la cosa che odiava veramente era la Playstation come centro del soggiorno e strumento di aggregazione sociale. Questo articolo sulle sedie da gioco, è un inizio di questa etnografia.

PS5 UI
Se vi piace, è il momento di sbavare con questo lungo e completo walkthrough dell'interfaccia utente della nuovissima PS5. Una considerazione: siamo anni luce dalla PS4, forse Sony comincia a fare sul serio anche con le interfacce. Sempre sui giochi, pare che "Among Us" (che è un giochino anemico del 2018) è diventato una mania durante il distanziamento sociale, con un server Discord con sopra 98mila fan.

 

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Tsundoku-logica


Tre libri, questa settimana:

Chiara ValerioLa matematica è politica (c'è un legame tra matematica e politica che non è banale. Questo piccolo libro è notevolissimo)
William W. AtkinsonLa reincarnazione e la legge del karma (una raccolta di prove, argomenti e testimonianze su una delle credenze più diffuse sul nostro pianeta e nella storia).
Albert CamusLo straniero (un classico che affronta l'idea di esistenzialismo basato sull'indifferenza: un male che poggia sul senso di solitudine e di incomunicabilità che hanno avvelenato il Novecento. Oggi, connessi come siamo, sembra di leggere Lo Hobbit). 

 

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Algoritmologica
 

MicroK8s
Avete deciso di provarci. Dopo aver passato qualche mese a giocare con Docker e i container, ne volete di più. Ecco a voi MicroK8s, che è la cosa vera: una versione ultraleggera di Kubernetes (l'orchestratore degli sciami di container) che funziona alla perfezione su 42 differenti distro e varianti di Linux. Piccolo, semplice, sicuro, contemporaneo, completo. Con questo giocattolo si fa tutto, dal Raspberry Pi alla workstation dello sviluppatore, dalla IoT all'Edge computing, fino al CI/CD (DevOps anyone?). Già che ci siamo, questo è un bell'articolo sulle regole da seguire quando si scrive un Dockerfile per ridurre i rischi di sicurezza. (Perché i container aprono un mondo di rischi di sicurezza inedito).

A scuola di malware
Vi è mai venuta la curiosità di leggere un codice sorgente per vedere di capire com'è fatto e come funziona un programma? (Dipende dal linguaggio e se è commentato, oltre che dalle vostre competenze, però ci siamo capiti). Ecco, qui c'è una collezione da paura di codici sorgente di tantissimi malware, scritti in una serie ampia di linguaggi diversi (Java, PHP, Perl, Python, Ruby), ma non tutti commentati. Nel caso abbiate finito le parole crociate.

Le fibre fanno bene
Introduzione a un concetto per me nuovo, quello di "fibers", che è interessante: "Fibers are a lightweight thread of execution similar to OS threads. However, unlike OS threads, they’re cooperatively scheduled as opposed to preemptively scheduled. What this means in plain English is that fibers yield themselves to allow another fiber to run." In maniera più generale, c'è un grande problema di carichi di lavoro sempre più pesanti per processori che non stanno più scalando, e la parallelizzazione è diventata un collo di bottiglia. 

Il miracoloso Julia
Ci si può emozionare per un linguaggio di programmazione? In generale si chiama hype, uno stato di eccitazione indotta e ingiustificata (tecnica ben nota al marketing) che tocca anche gli scienziati. Ma Julia è buono come linguaggio di programmazione in ambiti particolari. Quello che rende un particolare linguaggio adatto a un certo ambito è sicuramente la sua espressività, ma anche le librerie e l'efficienza. Anche se oggi non si studia più ed è un'arte sempre meno praticata, la conoscenza dell'hardware e delle sue peculiarità nel mondo reale contano molto. E c'è in più, visto che oggi il codice di chiunque è su GitHub, la facilità di condividere e riutilizzare il codice scritto da altri scienziati. Julia ha tutto questo, a quanto pare, e le comunità di scienziati che lo utilizzano come strumento di lavoro sono in piena hype.

Metti la cera togli la cera e impari a programmare
Questo articolo parecchio interessante spiega agli aspiranti programmatori che ci sono due approcci per imparare: uno è quello "veloce" che consiste nel buttarsi sulla sintassi di un linguaggio e cercare di impararla nel modo più veloce possibile. L'altro invece dice che bisogna prima "capire" e poi si impara. È una strada più lunga ma il finale è migliore: non solo si impara veramente, ma si rischia di diventare anche bravi. (Ve l'hanno mai detto che solitamente si diventa bravi in qualcosa non perché si ha "talento" ma perché si sono incontrati bravi insegnanti fin dalla materna?).

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Addendologica
 

Chip indigesti
C'è un mercato su ebay di venditori asiatici di componenti per vecchi computer (ma anche per memorie più moderne) che spacci falsi di silicio. Questa investigazione, suggeritami dall'antiquario residente di Mostly Weekly, Mr. Ant, è una vera chicca: un giallo in video per gli amanti dei saldatori. Per me, è meglio di una puntata di CSI. 

Semi proprietari
Ci sono uve che vengono protette più di Topolino dalla Disney. Avete mai letto l'End User License Agreement di un'uva registrata come la Carnival? Prevede che non si possa far propagare o far riprodurre alcuna porzione del prodotto. Nel mondo dell'agricoltura i brevetti sui semi e le relative restrizioni all'uso stanno creando ai contadini problemi importanti da un punto di vista legale. Anche i semi di frutti acquistati nei negozi sono sotto brevetto. I semi vengono prodotti dalle piante in modo naturale e possono essere distribuiti in zone geografiche anche ampie dagli uccelli, le piante possono autoimpollinarsi o fare impollinazione incrociata con altre piante: le conseguenze legali di tutto questo sono imprevedibili. Una situazione che sta per esplodere.

Leia Organa anyone?
Se vi ballano cinquemila dollari potete comprare questo comodo schermo da 15.6 pollici e risoluzione 4K, una videocamera e degli speaker da Sony. Si chiama Spatial Reality Display e permette di vedere gli ologrammi, cioè piazzare immagini di oggetti reali o virtuali all'interno di uno spazio tridimensionale. Utilizza un insieme di algoritmi per il tracciamento della posizione della faccia e degli occhi, e un insieme di microscopiche lenti applicate al display, in maniera tale da generare e modificare in tempo reale l'immagine, creando un effetto olografico di tridimensionalità notevole. C'è anche un SDK basato su Unreal e un altro su Unity, per fare le vostre cose. Nell'articolo c'è anche un video che mostra come funziona, ma dicono che l'effetto non si percepisce se lo guardi attraverso un altro video (in effetti...). 

Il Journalist Studio di Google
Negli Usa Google sta lavorando da tempo attorno e con i giornalisti. È una forma di greenwashing, probabilmente, ma anche un desiderio di fare qualcosa di utile. Fatto sta che i progetti di Google per aiutare i giornalisti negli Usa e nel mondo dal 2918 ad oggi sono parecchi e sono stati raccolti in un pacchetto chiamato Journalist Studio, che è una suite che serve ai singoli reporter, ai freelance e alle testate giornalistiche. Possono essere usati da tutti, e ce ne sono alcuni molto utili per fare analisi veloce di grandi quantità di documenti, immagini e audio inclusi. C'è anche una parte di data visualization che genera grafici interattivi E con la AI si possono automatizzare pratiche di ricerca e di analisi che le redazioni con organici all'osso non si potrebbero più permettere. Inoltre, la suite permette di acchiappare piccole notizie che andrebbero perse in rete su argomenti di interesse per una ricerca o per una testata. Interessante. 

LiDAR
Dentro i nuovi iPhone 12 c'è il LiDAR, lo scanner laser che permette di dare una "dimensione" alla realtà aumentata molto più accurata e stabile, anche con cattiva illuminazione, perché misura stile radar-sonar le dimensioni e le superfici dell'ambiente inquadrato. Per capire l'impatto che avrà con il telefono (gli sviluppatori possono usare il framework ARKit), facciamo un passo indietro e andiamo all'iPad Pro 2020, che è già uscito e che già ha già a bordo questa tecnologia: una bella analisi

Controllare la mente con la luce
Sono notizie che rischiano di sembrare fake o almeno surreali. Invece, sono vere. Ecco a voi l'optogenetica, che controlla i funzionamento del cervello tramite luce di differenti frequenze con un rapido trattamento genetico e impiantando fibre ottiche nel cervello per portare il segnale. Si può trattare il dolore cronico, la depressione (sui topi come la categorizzino è un mistero ma vabbé) e cose del genere. Adesso è arrivata una versione di optogenetica senza bisogno di interventi chirurgici: riprogrammi i cervelli dei topi facendo pulsare la luce attraverso il cranio. Serve sempre la terapia genetica, però, dato che è la chiave per fare in modo che i neuroni rispondano alla luce. Non vorrei essere quel topo. 

 

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Randomlogica
 

Moonlanding
Lo sbarco sulla Luna trasformato in 4K, framerate esagerato e super-stabilizzato grazie all'AI (si chiama Depth-Aware video frame Interpolation, DAIN), come davvero non l'avete mai visto.

Calligrapher
Tu scrivi con la tastiera e questo sito ti spara indietro le stesse cose scritte a mano. Si possono cambiare un sacco di parametri e si salva il risultato come SVG. 

Starlink come se piovesse
Starlink, il sistema di connessione di SpaceX (Elon Musk) porta internet da satelliti a bassa quota. Sono in beta, nel territorio nordamericano. La tribù Hoh di nativi americani dello stato di Washington ha ricevuto l'accesso. A quanto pare Starlink funziona di brutto. Non vedo l'ora: secondo me è un vero game changer, come si dice. 

Il buco con la galassia intorno
Andrea Ghez ha vinto il Nobel per la fisica con un esperiemento che nessuno voleva fare. E che probabilmente non avrebbe dovuto funzionare e che lei ha investito 25 anni della sua vita (praticamente l'intera carriera) con l'obiettivo di provare a dimostrarlo: l'esistenza di un gigantesco buco nero al centro della Via Lattea, il Sagittarius A. La storia di come ha convinto i suoi capi dell'epoca a modificare strumenti esistenti per lavorare in modo diverso (a rischio di fare danni enormi) e di come sia nato un intero campo di ricerca è affascinante. Intanto, qui hanno studiato la morte di una stella "inghiottita" da un buco nero tramite un tidal disruption event (TDE), amichevolmente chiamato “spaghettification”.

Altro che Y Generation
Si chiama "microevoluzione" e misura il modo in cui le persone stanno cambiando nel corso di pochi secoli. Una ricerca australiana su una finestra di 250 anni registra una microevoluzione del corpo umano, che ha sviluppato una arteria extra negli avambracci per dare più sangue alle mani, sta aggiungendo un osso in più nelle game e uno nei piedi (per favorire la posizione eretta) e sta cancellando i denti del giudizio dai nostri geni. Altro che superpoteri da uso dei telefonini.

Hacking
Due storie di disastri recenti: Barnes and Noble ha confermato di essere stato bucato e che le informazioni personali di molti suoi clienti sono state rubate, inoltre alcuni non riescono più a scaricare gli ebook già comprati (sono tutti clienti Usa). Robinhood adesso stima che siano stati compromessi duemila account circa. solo un "numero limitato" di persone, secondo precedenti dichiarazioni. E una storia di polemiche che mettono in mezzo anche un emendamento alla Costituzione americana: Telegram ha detto che Apple gli ha ordinato di cancellare specifici post da alcuni canali e ha richiesto che non venisse comunicato a nessuno perché questo succedeva, poiché Apple ritiene questa informazione "irrilevante" e quindi vietata dalle sue policy. E quest'ultima cosa è quella davvero grave

 

Lavori artigianali – Foto © Antonio Dini

 


L'ultima bustina di Minerva

Il tesoro perduto di Usenet
Era il 1980 e Usenet ha aperto il mondo delle discussioni online a molti di noi. È ancora attivo e contiene una montagna di post che raccolgono un sacco di conoscenza: sono 317 milioni di vecchi post provenienti da 10mila differenti Usenet newsgroup, raccolti nell'Usenet Text Archive per essere chiari. Jozef Jarosciak, un sistemista canadese, ne ha di recente caricati 2,1 milioni tra i più vecchi di tutti. La dimensione dell'archivio totale, quando avranno finito di metterlo online, sarà tra 1 e 2 miliardi di post. La storia di come sono stati preservati su nastro e come vengono rimessi insieme tutti questi post è meglio di un trattato di archeologia, secondo me.

Ancora una parola
Non so se questi numeri XXL di Mostly Weekly siano troppo lunghi (su Gmail e altri client bisogna cliccare in fondo perché il messaggio a un certo punto viene troncato) ma comunque provo a fare del mio meglio, nel mio piccolo. La situazione però è tosta: curare una newsletter come questa e un canale Telegram come Mostly, I Write richiede molto tempo. È un modo di fare il mio lavoro di giornalista che non pensavo potesse esistere. Ed è totalmente gratuito, perché non ci sono pubblicità, tracker o affiliazioni. Se volete supportare le notti passate a raccogliere e scrivere notizie, potete farlo offrendomi un caffè alla settimana. Ringrazio di cuore i lettori che lo stanno già facendo: ogni settimana diventate più numerosi e questo mi riempie di gioia e orgoglio per il lavoro che sto facendo. Grazie.
 

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“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton 

 


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